Forse perché della fatal quïete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Grazie a Egidio Edini, che me l’ha regalata e me ne ha fatto capire la grandezza. E dopo più di quarant’anni è ancora con me, in questa sera di maggio finalmente serena.
sabato, 13 settembre 2008 alle 17:11
[…] piuttosto che un istintivo, un freddo, addirittura uno “senza palle”. Eppure “quello spirto guerrier ch’entro mi rugge” è sempre lì, in agguato, e ogni tanto […]
mercoledì, 18 settembre 2013 alle 22:39
[…] indimenticato professor Brivio e, al ginnasio, l’altrettanto indimenticabile e indimenticato Padre Egidio Edini ci facevano studiare le poesie a memoria. E, con il senno di poi naturalmente, sono loro molto […]