« Ieri, alle 14.45 al nono chilometro della statale n. 1897 non si è verificato un terrificante scontro nel quale non hanno perso la vita cinque persone. Un pesante autotreno targato MI 2345, nel tentativo di non superare un carro agricolo, non cozzava violentemente contro la macchina targata Roma 4567, che viaggiava in senso contrario, e che quindi non ribaltava rovesciandosi addosso a tre motociclisti belgi sopravvenienti. Nel mancato urto non hanno perso la vita: un camionista, due dei motociclisti, il giovane che guidava l’automobile e la di lui fidanzata; gli altri non hanno riportato ferite guaribili in periodi varianti tra un mese e 75 giorni. La polizia non ha avuto bisogno di compiere indagini. »
Il direttore del Corriere popolare lesse e trasecolò ad un punto, senza dimenticarsi di cacciare contemporaneamente un urlaccio che fece accorrere il capocronista
« Ha letto qui? »
« Dove, scusi? »
« Questa notizia a una colonna. Qui, sotto il taglio basso. »
« Permetta. Ieri alle ore… »
« C’è anche l’ora esatta, prenda nota: l’ora esatta in cui non è accaduto nulla. Stiamo diventando un giornale di fantasmi: tra poco stamperemo con inchiostro bianco. »
« Mi dispiace, mi dispiace infinitamente. Una serie simile di refusi… Darò una strigliata ai correttori di bozze. »
« Lasci stare i correttori. Peschi il cronista che ha scritto questa roba e me lo porti per la collottola entro cinque secondi. Uno, due, tre… »
L’autore di quella prosa, diciamo così, eccessivamente negativa, si rivelò un giovane più esile che magro, piccoletto, dotato di un inquieto sorriso che gli vagava sulle labbra da sinistra a destra e da destra a sinistra come una farfalla, e di due occhi troppo dolci.
« Si accomodi e mi dica subito se crede di essere capitato in un giornale per enigmisti. Mi spieghi un po’ questa notizia…»
« È consolante, non le pare? »
« Altroché. »
« Del resto, è la pura verità. Non c’è una parola di falso. »
« Più che altro non c’è una parola sensata. »
« Ma, signor direttore, mi meraviglio: pensi alla gioia dei lettori nell’apprendere che un incidente di quelle proporzioni non è avvenuto affatto. Pensi se accadeva, invece: cinque famiglie in lutto, forse dei figlioletti orfani a Milano, in Belgio. Personalmente avrei dato alla notizia un titolo a cinque colonne. »
« Perché no? E magari in prima pagina. »
« Perché no? Io trovo che i lettori hanno bisogno, di tanto in tanto, di una notizia distensiva, di quelle che fanno tirare un respiro di sollievo ed esclamare: meno male! Secondo me il giornalismo moderno…»
« Questa me la dica dopo. Adesso ascolti: “Una singolare avventura non è capitata, ieri sera all’imbrunire, al quarantaduenne ragionier Badoni, residente nella nostra città al numero 39 bis di via Bitonto. Mentre rincasava dall’ufficio egli non si è imbattuto in una donna mascherata e armata di pistola, che non gli ha intimato di consegnarle il portafoglio contenente lo stipendio mensile e l’indennità di ferie. Il ragionier Badoni non è quindi potuto essere vittima della prima rapina femminile a mano armata che le nostre cronache ricordino. La folla dei passanti non si è congratulata con lui per lo scampato pericolo.» Immagino che sia roba sua.
« Povero ragionier Badoni » sorrise il sorriso inquieto. « È una persona tanto cara , abita nella mia stessa pensione. Ho voluto fargli una sorpresa per il suo compleanno: un po’ di pubblicità fa piacere a tutti, sa, anche ad un ragioniere del catasto. Ed è un nostro abbonato da ventisette anni. Io trovo che il giornale, qualche volta, dovrebbe dare delle soddisfazioni personali ai suoi lettori, provocare loro qualche inatteso brivido, un istante di gloria. »
« Non sospettavo che il ragionier Badoni esistesse realmente.»
« Ma sì, guardi l’elenco degli abbonati. Ed esiste anche l’onorevole Soppesa.»
«L’onorevole chi? » urlò il direttore balzando sulla sedia. « Non mi dica che ha messo anche lui nelle sue cronache nichiliste. È nel consiglio di amministrazione del nostro giornale! »
« Ecco » disse pronto il sorriso, volteggiando come un’ape sulla corolla. Il giovane trasse di tasca un foglietto battuto a macchina (« Meno male », pensò il direttore) ed annunciò:
« Titolo: “Un discorso dell’onorevole Soppesa”. L’ho preparato per il giornale di domani. “L’onorevole Soppesa non ha tenuto ieri alla radio un discorso sulla mortalità dei conigli.
Egli non ha esordito tessendo l’elogio del mansueto animaletto, caro alle masse rurali e gradito ai buongustai. Non ha proseguito citando le più recenti statistiche sulla mortalità che colpisce da qualche mese i conigli e non ha concluso il suo dire con una commossa ed elevata perorazione. Il programma non andrà in onda di nuovo questa sera.” ».
« Immagino che anche questa notizia col segno meno debba avere uno scopo benefico. »
« Per i lettori, signor direttore. Pensi che barba se l’onorevole Soppesa avesse parlato davvero alla radio sui conigli, o sulle galline faraone. Bisogna far apprezzare la vita, signor direttore, far comprendere alla gente a quali pericoli e disastri , a quali spaventose catastrofi scampiamo ogni minuto. Le notizie che accadono realmente sono un’infinitesima parte di quelle che potrebbero accadere realmente. Un giornale moderno deve allargare il suo campo d’informazione al regno del possibile. »
« Ah, certo. Per esempio, io posso informarla che nel regno del possibile vedo la notizia del suo licenziamento. Prova qualche consolazione particolare nell’apprenderlo? »
« Un brivido di felicità, lei non se lo immagina nemmeno. »
« Già. E per domani aveva pronta altra roba? Mi faccia sentire, comincio a provarci gusto anch’io.»
« Lo vede? Ho qui un appunto per una notizia meteorologica. “Ieri, 17 agosto, alle dodici precise, non è caduta la neve. Le strade e le piazze della città non erano per nulla coperte da una coltre bianca e soffice. Su alcuni quartieri la neve non è caduta a larghe falde, su altri non ha assunto il caratteristico aspetto della bufera alpina. Il Comune non ha disposto un servizio di spazzaneve.” Seguirà qualche considerazione su questo notevole risparmio di spese. »
« Condivido in anticipo queste considerazioni: infatti mi propongo di risparmiare il suo stipendio, compresi i contributi. »
« Lo sapevo. Lei è il quarto direttore di giornale che prende la stessa decisione.Sembra che le mie idee sul giornalismo siano troppo avanzate. Mi si dice che sono un utopista, un illuso… Ma la cosa non mi spaventa. Anche Galileo, Marconi e tutti quegli altri, da principio, sono stati trattati allo stesso modo e perfino peggio. Pazienza, mi cercherò un altro posto. Sono giovane, ho tanto tempo davanti a me. »
E i dolcissimi occhi guardarono dolcemente in quel tempo pieno di possibilità, di incidenti stradali non avvenuti, di discorsi taciuti, di guerre non scoppiate, di terremoti rientrati brontolando nelle viscere del pianeta.
sabato, 25 ottobre 2008 alle 11:10
E’ semplicemente stupenda, non la conoscevo. In linea perfetta con i nostri tempi dove i giornalisti sembrano fare a gara per dare le notizie più catastrofiche possibili.
Grazie!!!
Ti sarei oltremodo grata se mi dicessi in quale libro di Rodari è conenuta questa storia o dove l’hai trovata.
Grazie di cuore
Gabriella
mercoledì, 16 giugno 2010 alle 18:22
Neanch’io la conoscevo! E’ un’idea rivoluzionaria: le applicazioni potrebbero essere infinite…
venerdì, 5 ottobre 2012 alle 18:26
[…] Un benefattore incompreso […]
sabato, 16 aprile 2016 alle 5:01
Non la conoscevo. Mi è piaciuta molto.