Uno pensa – avendo superato l’età del liceo ed essendo appassionato cultore delle parole, del loro significato e della loro origine – che l’incontro con parole mai sentite prima sia un evento rarissimo. E invece non è così: ieri ho incontrato il trago. E pensare che ne avevo addosso 2, senza averlo mai appreso. Sono entrato anch’io nel club di “quelli che … a loro insaputa,” come direbbe Enzo Jannacci.
Secondo il Vocabolario Treccani:
In anatomia, sporgenza triangolare del padiglione auricolare dell’uomo e dei mammiferi, situata anteriormente al meato acustico esterno.

wikipedia.org

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A questo punto, verrebbe logico pensare che l’aggettivo derivato dal sostantivo trago sia tragico: “peli tragici: i peletti che crescono sul trago di maschi, dopo una certa età.” Ha un suo perché, non vi pare?
Invece no. Secondo Wikipedia:
Il trago è un’eminenza rettangolare, dal quale spesso prendono origine dei peli detti “tragi”, posta al di sotto dell’origine dell’elice, al davanti della conca e del condotto uditivo esterno, che nasconde e protegge.
Peli tragi, dunque, nulla di tragico. Oppure no?
No, perché l’etimologia di trago è la stessa di tragedia: attraverso il latino, dal greco τράγος, parola dai numerosi significati “tra cui quello di «capro», in rapporto semantico non sempre chiaro,” come chiarisce ancora una volta il Vocabolario Treccani. Così, abbiamo però l’aggettivo intertràgico, composto di inter- e trago, che non è riferito alle performance della mia squadra del cuore ma, in anatomia, all’incisura che nel padiglione dell’orecchio delimita l’antitrago dal trago, e il sostantivo tràġion (o tràghion) che è, in antropometria, il punto craniometrico corrispondente all’incrocio della tangente condotta lungo il margine anteriore con quella condotta lungo il margine superiore del trago.
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