Carofiglio, Gianrico (2011). Il silenzio dell’onda. Milano: Rizzoli. 2011.

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Lascia sempre un po’ d’amaro in bocca scoprire che un autore che hai amato (perché i libri si amano, e inevitabilmente si amano i loro autori, e si corre a comprare e a leggere in loro nuovi libri carichi di aspettative) non ti entusiasma più come prima. Mi ero chiesto, recensendo Le perfezioni provvisorie, se i segnali di stanchezza fossero miei o dell’autore e mi rispondevo, nella sostanza, che la stanchezza era di Carofiglio e dipendeva dai vincoli imposti dal romanzo di genere, il poliziesco.
Il problema è che questo non è un romanzo di genere (non penso di essere malizioso, ma solo attento, se dico che Carofiglio pubblica da Sellerio i suoi polizieschi dell’avvocato Guerrieri e da Rizzoli gli altri romanzi, come Il passato è una terra straniera).
Il protagonista di questo libro è un personaggio interessante: l’essere stato per anni un carabiniere infiltrato sotto copertura gli ha fatto perdere ogni certezza di sé, fino a spingerlo sull’orlo del suicidio e in cura da uno psichiatra. Ma lo svolgimento è deprimente e stereotipato (l’incontro casuale con una bella signora è terapeutico e gli ridà speranza nel futuro: ma che idea originale!), e il versante thriller (se così si può dire) è una scontatissima storia di criminalità giovanile a sfondo sessuale. I sogni del giovane Giacomo (che intervallano i capitoli con la vicenda di Roberto) sono imbarazzanti nella loro banalità. Persino l’immagine di copertina è brutta (mentre quella di Le perfezioni provvisorie era raffinatamente bellissima).
Due cose soltanto meritano di essere segnalate: una parte della vicenda si svolge al Rione Monti, tra via Panisperna e via del Boschetto, dove ho abitato per una decina d’anni; ed è stato il primo e-book che ho letto sull’iPad (non sul Kindle) comprandolo da la Feltrinelli. Lo so che è poco.