Radiazioni elettromagnetiche e cancro: spegnete subito quella fornace nucleare

Sui quotidiani, la notizia – ripresa da uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention il 29 maggio 2014 (Shaowei Wu, Jiali Han, Francine Laden e Abrar A. Qureshi. Long-term Ultraviolet Flux, Other Potential Risk Factors, and Skin Cancer Risk: A Cohort Study) – è stata pubblicata inizialmente dall’inglese Daily Telegraph il 2 giugno 2014 e poi ripresa dalla stampa internazionale, compreso il quotidiano online Linkiesta.

Ma andiamo con ordine e cominciamo dal Telegraph, che da bravo quotidiano inglese accompagna la notizia con la foto di una bagnante.

Suffering sunburn five times increase skin cancer risk

Five serious sunburns increase the risk of deadly skin cancer by 80 per cent, study finds

by Rebecca Smith, Medical Editor

Five serious episodes of sunburn by the age of 20 increases the risk of deadly skin cancer by 80 per cent, a study has found.
Repeated sunburn that is serious enough to blister dramatically increases the risk of malignant melanoma, American researchers have warned.
A study, of almost 109,000 women, published in the journal Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, found that five serious sunburns between the age of 15 and 20 increased the risk of skin cancer.
Two in 100 white women will develop malignant melanoma in their lifetime, around 13,300 cases in the UK are diagnosed each year.
Dr Abrar Qureshi, professor and chairman of the Department of Dermatology at Warren Alpert Medical School of the Brown University and Rhode Island Hospital, said: “Persons with high host-risk traits, such as red hair colour, a higher number of moles and high sunburn susceptibility should pay more attention to avoid excessive sun exposure, especially early in life.”
It was found that women who had five or more blistering sunburns between age 15 and 20 years old had a 68 per cent increased risk for basal cell carcinoma (BCC) and squamous cell carcinoma (SCC), and 80 per cent increased risk of melanoma.
Dr. Qureshi said: “Our results suggest that sun exposures in both early life and adulthood were predictive of non-melanoma skin cancers, whereas melanoma risk was predominantly associated with sun exposure in early life in a cohort of young women.
“Parents may need to be advised to pay more attention to protection from early-life sun exposure for their kids in order to reduce the likelihood of developing melanoma as they grow up.
“Older individuals should also be cautious with their sun exposure because cumulative sun exposure increases skin cancer risk as well.”

Nel riprendere la notizia, Linkiesta getta un bel po’ d’acqua sul fuoco, un po’ per non creare allarmismo, un po’ perché alla nostra disastrata economia manca soltanto che i mezzi d’informazione facciano una campagna contro l’abbronzatura alla vigilia della stagione balneare.

L’articolo, firmato da Cristina Tognaccini, è stato pubblicato il 29 giugno (ci vuole dunque un mese esatto affinché una ricerca pubblicata su una rivista scientifica arrivi sulle pagine di un giornale italiano, sia pure con la mediazione della stampa inglese, cui erano bastati 4 giorni):

Tumore della pelle: a rischio dopo cinque scottature?

L’eccessiva esposizione al sole nei primi anni di vita aumenta le probabilità di cancro alla pelle

Cristina Tognaccini

«Appena cinque scottature nei primi venti anni di vita possono aumentare il rischio di sviluppare tumore della pelle in età adulta». Lo riporta un lavoro pubblicato su Cancer Epidemiol Biomarkers Prevention (sic!) da alcuni ricercatori del Brigham and Women Hospital e della Harvard Medical School, finanziato con sovvenzioni dal National Institutes of Health. I ricercatori attraverso l’utilizzo di questionari, hanno valutato l’associazione tra alcuni potenziali fattori di rischio di cancro della pelle in una coorte di circa 110mila donne, per oltre 20 anni. Trovando che le donne che durante l’adolescenza avevano riscontrato cinque o più scottature (con vesciche) avevano l’80% di probabilità in più di sviluppare il melanoma (la forma più aggressiva di cancro della pelle), rispetto a quelle che non avevano mai subito scottature. Si tratta però di uno studio di coorte osservazionale, che può fornire indicazioni sul rapporto esistente tra un fattore di rischio e lo sviluppo di una malattia, ma non può dimostrare che l’esposizione a quel fattore causi la malattia.
[Qui inizia l’intervento dei “pompieri della notizia”, coadiuvati anche da “Alessandro Testori, direttore della divisione melanomi e sarcomi muscolo cutanei dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo)”]
[…]
Lo studio del Brigham and Women Hospital e della Harvard Medical School ci dà però anche qualche indicazione importante. A iniziare dal ruolo che può avere una scottatura che presenta vesciche, indice comunque di un errore, e che l’esposizione al sole non è stata corretta. «Sono aspetti correlati a come la pelle ha reagito al raggio ultravioletto» continua Testori. «E pensare che qualche lampada prima di andare al mare possa ridurre questo rischio è sbagliato, anzi, anche questo è un fattore cancerogeno ben documentato. Io sono del parere che l’abbronzatura deve avvenire in maniera naturale e non artificiale e debba essere graduale senza demonizzare il fatto di andare al mare e prendere il sole. Basta esporsi con gradualità e una necessaria protezione, che deve essere molto più importante nei primi giorni di esposizione che non dopo una decina di giorni».

Le rassicurazioni di Testori sono forse eccessive.

Tanto per mettere le cose in chiaro, ricordo a chi fosse interessato che lo IARC (International Agency for Research on Cancer, l’agenzia dell’OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità dell’ONU che conduce e coordina le ricerche sulle cause del cancro) classifica gli agenti (e le miscele e l’esposizione) potenzialmente carcinogeni in 5 categorie:

  • Gruppo 1: cancerogeno per l’uomo (c’è una sufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo).
  • Gruppo 2A: probabilmente cancerogeno per l’uomo (c’è una limitata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo e una sufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro negli animali da laboratorio, oppure una inadeguata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo e una sufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro negli animali da laboratorio purché sia noto che la carcinogenesi è mediata dallo stesso meccanismo nell’uomo e nell’animale).
  • Gruppo 2B: possibilmente cancerogeno per l’uomo (c’è una limitata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo e una insufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro negli animali da laboratorio, oppure una inadeguata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo e una sufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro negli animali da laboratorio, oppure una inadeguata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo e una insufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro negli animali da laboratorio  purché sia noto che la carcinogenesi è mediata dallo stesso meccanismo nell’uomo e nell’animale).
  • Gruppo 3: non classificabile come cancerogeno per l’uomo (non c’è una adeguata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo né una adeguata sufficiente evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro negli animali da laboratorio).
  • Gruppo 4: probabilmente non cancerogeno per l’uomo (non c’è una adeguata evidenza sperimentale che l’agente possa provocare il cancro nell’uomo o negli animali da laboratorio).

La lista ufficiale completa dei carcinogeni la trovate qui.

La radiazione ultravioletta – che include le lunghezze d’onda tra i 100 e i 400 nm, corrispondenti a UVA, UVB e UVC – è nel Gruppo 1. Nello stesso Gruppo ci sono i lettini abbronzanti. Tanto per darvi un’idea e spaventarvi un po’: questo è il Gruppo in cui è classificato anche l’amianto.

I campi elettromagnetici non ionizzanti (tra cui sono inclusi quelli relativi ai telefonini e alle reti wifi) sono classificati nel gruppo 2B (è possibile – ma non probabile: quello è il gruppo 2A – che ci sia qualche rischio di cancerogenicità). Gli altri campi elettrici, a bassa frequenza o statici, e i campi magnetici statici sono classificati nel Gruppo 3: non possono cioè essere classificati come cancerogeni per l’uomo.

Naturalmente, siete liberi di pensare che ci sia un gomblotto. Ma vi sconsiglio di pensarlo al sole senza adeguata protezione.

Per tutto il resto che c’è da dire, c’è NIMBY.

Kate Atkinson – Life After Life

Atkinson, Kate (2013). Life After Life. London: Transworld. 2013. ISBN: 9781409043799. Pagine 545. 5,89 €

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Comincerò con una excusatio, però petita, e che dunque non dovrebbe condurre a un’accusatio manifesta. Leggi il seguito di questo post »

Qualcuno ricorda che cos’era l’ISDN?

Immagino di no. Le tecnologie morte finiscono a impolverarsi come le musicassette ai tempi dell’mp3.

wikimedia.org/wikipedia

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Dimissioni irrevocabili

Abete e Prandelli. Manca qualcuno?

sport.sky.it

11 regole d’autore per farsi un buon tè

Oggi, se fosse vissuto così a lungo, George Orwell (Eric Arthur Blair all’anagrafe), nato in India il 25 giugno 1903, compirebbe 111 anni: non una cifra tonda, d’accordo, ma comunque una cifra triangolare.

wikimedia.org/wikipedia/commons

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The Rolling Stones – 8 aprile 1967

Poco più di un mese dopo il concerto di The Who (di cui ho raccontato qui) arrivarono al Palalido The Rolling Stones. Due concerti, uno il pomeriggio e uno la sera. Prezzo del biglietto, mi pare, mille lire. Poco più del prezzo di un 45 giri. Una cifra che potevo permettermi senza dover chiedere ai genitori. Quindi, consapevole del fatto che difficilmente mi avrebbero dato il permesso (facevo la IV ginnasio) e per evitare qualunque discussione sui pericoli per la morale, la salute e l’incolumità personale che il concerto comportava (anche se i Rolling Stones, benché famosissimi come l’alternativa al dominio dei Beatles, non erano ancora accompagnati dalla fama maledetta che li avrebbe seguiti dopo Altamont) ci andai di nascosto, come l’altra volta.

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La spada e la frusta

Poche cose mi riempiono di contentezza più che imparare qualcosa di nuovo.

Quello che ho imparato oggi è il motivo per cui in alcuni paesi la auto tengono la destra e in altri tengono la sinistra.

wikimedia.org/wikipedia/commons

A dire il vero, due cose le sapevo già, ma mi mancava il terzo tassello di un puzzle che a me sembra affascinante.

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Edmond Rostand – Cyrano de Bergerac

Rostand, Edmond (1897). Cyrano de Bergerac (trad. Cinzia Bigliosi Franck). Milano: Feltrinelli. 2009. ISBN: 9788807822117. Pagine 285. 0,99 €

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Un’altra offerta-lampo di Amazon, tre classici a 99 centesimi l’uno.

Comprato perché Morgaine, che l’aveva letto nell’originale francese, mi aveva detto che era bellissimo, che lo aveva divorato in un baleno e aveva passato il tempo a piangere.

Devo avere il cuore di pietra, perché non mi è piaciuto per niente, ho trovato la storia scontata (con lo meno spessore drammaturgico del Rigoletto, anche se sotto il profilo narratologico la storia è la stessa: uno scambio di persona andato a finire male), il modo di raccontarla stucchevole (confesso di capire poco la scrittura teatrale, con tutti quegli a capo), il brio più da Ferrarelle che da champagne

Per di più, il bacio non è per nulla «un apostrofo rosa tra le parole t’amo», come sui cartigli dei baci Perugina, ma «un punto rosa sulla i di amor mio» (pos. Kindle 3223): certo più vicino all’originale francese («Un point rose qu’on met sur l’i du verbe aimer», pos. 5357), ma insomma, un altro anticlimax.

Luciana Castellina – La scoperta del mondo

Castellina, Luciana (2011). La scoperta del mondo. Roma: nottetempo. 2011. ISBN: 9788874522781. Pagine 296. 1,99 €

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Le offerte-lampo che Amazon fa quotidianamente ai possessori di Kindle sono una buona approssimazione della serendipità: come si fa a resistere a comprare un libro che ti interessa anche solo marginalmente, e che non acquisteresti a prezzo pieno, se te Amazon te lo offre – per un giorno solo, in modo che tu non abbia il tempo di riflettere bene – per 1,99 o 0,99 euro? Per mia fortuna, per quanto onnivoro e curioso, conosco abbastanza i miei limiti di tempo (anzi, so già che non mi basterebbero anni di vita e di pensione per leggere tutto quello che ho messo da parte per quando avrò più tempo) ed è piuttosto raro che le offerte mi tentino: o perché sono libri che sospetto brutti, o perché sono manuali di giardinaggio o di agopuntura, o perché sono libri gialli (che leggo molto raramente), o perché sono storie di cani o di gatti o di altri animali domestici, o perché sono traduzioni dall’inglese (e in questi caso preferisco leggere l’originale). Insomma, spesso la faccio franca.

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Tori Amos – 2 giugno 2014 (e 19 aprile 1994)

Sono passati più di 20 anni dalla prima (e fino a oggi unica) volta che sono stato a un concerto di Tori Amos.

La Tori Amos del 1994 era una ragazza americana del sud (OK: del sud degli Stati Uniti), non molto alta (1,58 ci informa il web) ma con una grande presenza scenica. Dava l’impressione di sapere fare tutto, con il suo pianoforte (un Bösendorfer che aveva già cominciato a portarsi in giro per il mondo), e molto con la sua voce. Suonava di traverso, girata verso il pubblico, e ci si poteva immaginare che fosse un’abitudine presa girando per piccoli locali pieni di fumo, dove la gente giocava e beveva ascoltando la musica solo distrattamente. Ma forse era soltanto un vezzo. Era bellissima, e molto sexy. La foto qui sotto è del 1996, un paio d’anni dopo il concerto romano, ma vi potete fare un’idea abbastanza fedele.

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