Critical Mass

Ball, Philip (2004). Critical Mass. How One Thing Leads to Another. New York: Farrar, Straus and Giroux. 2006.

Prima di tutto un chiarimento: non ha nulla a che fare con l’omonimo movimento di ciclisti.

Sinceramente, non so se consigliarlo. Il tema del libro è la fisica della società. L’autore fa una buona rassegna di questa area d’interesse (troppo vasta per chiamarla disciplina), presentando risultati recenti (fino al 2003, anno in cui il libro è stato scritto) e radici storiche (a partire da Hobbes). L’autore è inglese, non americano, e questo ci risparmia il tono a volte troppo disinvolto, scanzonato e superficiale della divulgazione statunitense. D’altra parte, l’essere inglese lo costringe, evidentemente, a essere equilibrato alla soglia del cerchiobottismo alla fine di ogni capitolo. Lo trovo molto irritante.

In definitiva: con queste avvertenze, lo raccomanderei senz’altro a chi vuole avere un primo contatto con le molte interessanti applicazioni di questo approccio relativamente nuovo. L’esauriente bibliografia può aiutare a orientarsi nella letteratura più specializzata tematicamente, divulgativa e non. Per chi già conosce gli argomenti, il libro è abbastanza superfluo, anche se non mancano spunti interessanti.

La danza immobile

Scorza, Manuel (1983). La danza immobile. Milano: Feltrinelli. 2007.

Ringrazio di cuore chi mi ha fatto scoprire questo libro, complesso e affascinante.

In genere sono un po’ scettico di fronte alla letteratura latino-americana, che trovo a volte un po’ sopra le righe, un po’ “etnica” in senso deteriore. Non sto pensando a Borges o a Cortázar, ma piuttosto a Garcia Marquez, a quel rigoglio di animali piante e uomini straordinari.

La danza immobile è uno strano amalgama di queste due anime della letteratura latino-americana: non mancano certo pagine affascinanti e terribili di guerriglie, fughe e sadiche punizioni nel bacino amazzonico. Non mancano il colore, il dolore e lo stupore. Non mancano gli amori, declinati sempre al superlativo.

Ma il tutto è calato in un inquietante gioco di specchi, in un labirinto di sentieri che si biforcano. Si deve sempre scegliere? Tra l’amore e la rivoluzione? tra la realizzazione di sé e il gesto altruistico? e se il vero altruismo fosse il dovere di trovare sé stessi nell’amore, senza risparmiarsi? e se il vero egoismo fosse quello di imporre la propria utopia, anche con la forza?

Più che un amalgama è un intreccio, in cui tutti i personaggi sono uno soltanto, lo scrittore, e tutte le vicende una sola: per questo, penso, la danza è immobile.

– E lei crede che le rivoluzioni non tradiscano? – chiese l’editore.
– I rivoluzionari, forse. Le rivoluzioni mai.
– E l’amore non tradisce? – chiese Marie Claire.
Guardai girasoli lontani, vicini, prossimi, assenti. Il destino dei girasoli è di ruotare intorno al sole. Il destino degli uomini è di girare intorno all’amore. Guai al girasole o all’uomo impazzito che si ostinano a girare contro il loro sole! Poveri girasoli ciechi che girano e rigirano intorno al nulla, al non-essere!
– L’amore non tradisce mai; certe donne, sì.
[…]
– Santiago, io sono Marie Claire!
Guardai con rancore la sua bellezza irrimediabile.
– Lei è certamente Marie Claire. Ma io non sono quel Santiago.
Mi alzai. E me ne andai.

Un finale bellissimo e conturbante. Che non dà conto fino in fondo, però, della bellezza incompiuta del romanzo. Leggetelo, se non l’avete già fatto, e sappiatemi dire.

Nei boschi eterni (3): opus spicatum

Grazie a un’amica archeologa, siamo in grado di risolvere un dubbio che – apparentemente – attanagliava soltanto me.

Cito quello che mi ha scritto (comunicazione personale, 2007), sperando non me ne voglia:

Vitruvio parla di testacea spicata tiburtina e Plinio di spicata testacea.
Il commentatore di Vitruvio scrive in nota: si tratta dei pavimenti in opus spicatum in cui mattoncini (bla bla) a spina di pesce (bla…).
Quindi opus spicatum è dizione moderna convenzionale.
Di piscatum non c’è traccia.

Ci aggiungo, di mio, che la Vargas è poco giustificata per il suo errore. Nel classico Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines di Daremberg e Saglio, disponibile anche online, alla voce Pavimentum a un certo punto si afferma:

le pavement en épi (opus spicatum , spica testacea , pavimentum spica) qui correspond au dispositif moderne en arête de poisson (spina pesce). Il se composait de lamelles rectangulaires de 105 millimètres de long, 42 de large, 21 d’épaisseur, affrontées à angle droit de 45°. La figure 5526 montre un spécimen de ce genre, découvert dans le marché de Timgad. Les briques qui servaient à cet usage étaient surtout fabriquées à Tibur, d’où leur nom de testacea spicata tiburtina.

La squadra 8 (10)

“Se vuoi che la missione vada in porto, impara a rispettare gli ordini”.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Puntata molto bella, comunque. Ma la serie sta per finire. Un commiato a puntata, quanto può durare ancora?

26 settembre 1969 – Abbey Road

Sentito, di ritorno dalle vacanze, nel negozio Ricordi di via Montenapoleone. Un attacco folgorante. I Beatles erano progressive!

Uno più bello dell’altro!

Società dell’informazione

Stamattina il mio spazzolino da denti mi ha scritto: “Please, replace your head”.

L’INFEDELE – DIVERSAMENTE FAMOSI – l’infedele

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850 · 77,1 = 100.000 – La matematica è un’opinione

850 · 77,1 = 65.535

Ma, secondo Excel 2007: 850 · 77,1 = 100.000

Incredibile ma vero.

La matematica è un’opinione.

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L’infedele – Diversamente famosi

Lo spot della nuova serie de L’infedele su La7 è carino.

Intanto, Gad Lerner sfoggia un cappellino di paglia con la scritta Raggio di Sole, e mi smuove ricordi d’infanzia. Sono mangimi, penso per maiali, ed erano molto popolari dove passavo le vacanze estive, nella località climatica che ho già citato in questo blog. E di questo gli siamo sinceramente grati.

Poi c’è l’ammiccamento ai vari reality, tipo L’isola dei famosi. E anche questo è divertente, perché l’intrattenimento più vacuo (almeno nei telefilm e nelle sit-com c’è una sceneggiatura, per quanto labile!) è etichettato reality, mentre quando ci si occupa di realtà l’etichetta è approfondimento.

L’ulteriore ammiccamento è alle locuzioni eufemistiche del politically correct, che spesso significano il contrario di quello che apparentemente suggeriscono. “Diversamente orientato sessualmente” sta per “gay”, e qui l’avverbio “diversamente” fa correttamente riferimento agli orientamenti sessuali prevalenti, “normali” in senso statistico. “Diversamente mobile” è chi non cammina, e qui alla constatazione di un fatto (mobile, magari su carrozzella, ma non deambulante) si aggiunge la componente eufemistica. Ma quando “diversamente udente” sta per “sordo” o “sordastro”, dietro la diversità sta un effettivo handicap (magari, purtroppo, il nostro “diversamente udente” non ode per niente) e la componente eufemistica prevale (un po’ ipocritamente). Continuando, e scherzandoci un po’, possiammo dire “diversamente magro” di un grande obeso.

“Diversamente famosi” scherza su questo, e ci vuole suggerire che chi partecipa alle trasmissioni de L’infedele come ospite o come esperto non è “famoso” come chi partecipa ai reality, non viene scelto sulla base di una fama o reputazione conquistata sui mass-media, ma viene prescelto sulla base delle sue competenze o per quello che ha da dire, fuori cioè dalla logica dello spettacolo. Davvero diversamente.

E invece, caro Lerner, non è così. Nelle trasmissioni di approfondimento, e anche nella tua, gli ospiti e gli esperti vengono scelti con la stessa logica. Perché “bucano il video”. Perché sono gli esperti ufficiali. Perché le redazioni hanno un elenco di potenziali ospiti che devono avere una serie di requisiti che non si limitano alla competenza: devono saper stare al loro posto (anche se qualche scontro polemico non guasta), devono essere “gradevoli”, devono essere prevedibili, devono avere una chiara appartenenza o affiliazione, devono essere graditi ai vari poteri forti o medio-forti, eccetera eccetera eccetera.

Certo, L’infedele non è Porta a porta. Ma non sfugge a queste regole. Checché ci voglia far credere lo spot.

Quinconce (2)

Francis Galton (16 febbraio 1822-17 gennaio 1911), di cui abbiamo già parlato su questo blog, è stato un Leonardo da Vinci del XIX secolo.

Si è occupato un po’ di tutto. A 2 anni impara a leggere, a 5 sa latino greco e divisioni a più cifre. Suo nonno è Erasmus Darwin e dunque è cugino di Charles. Da giovane, dopo un paio di lauree, si dedica ai viaggi, prima per diletto e poi per interesse scientifico: esplora l’attuale Namibia e pubblica un prontuario per il viaggiatore vittoriano (The Art of Travel).

Nel 1853 si sposa e diventa stanziale. Si occupa di meteorologia e introduce la teoria degli anticicloni. Si occupa di criminologia e inventa il sistema delle impronte digitali. Si occupa di ereditarietà e inventa il termine “eugenetica” e la locuzione “nature versus nurture” (noi diciamo “natura e cultura”). Si occupa di razze canine e inventa il fischietto a ultrasuoni. Si occupa di statistica e promuove l’uso dei questionari e sviluppa le teorie della correlazione e della regressione alla media.

Sir Francis Galton

wikipedia.org

Intorno al 1873 si inventa una macchina per illustrare in modo meccanico come si produce la curva normale e la chiama quincunx. Qui sotto un disegno di Karl Pearson (allievo e successore di Galton) ricostruito a partire dagli schizzi originale del nostro:

Se la fa costruire da un artigiano e se ritrovo la foto la metto qui.

La macchina è un piano inclinato o verticale di legno con file di chiodi disposti a quinconce (di qui il nome). Una pallina che cade dall’alto, ogni volta che colpisce un chiodo è deviata a destra o sinistra con probabilità 1/2. Sul fondo, cade in uno dei ricettacoli di ampiezza unitaria. Via via che l’esperimento viene ripetuto, l’altezza delle colonne di palline approssima la curva normale.

Se, nel suo percorso, una pallina rimbalza k volte a destra (e il resto delle volte a sinistra) cade nel k-esimo ricettacolo da sinistra. Se ci sono n file di chiodi, il numero di possibili percorsi dall’inizio al k-esimo ricettacolo sul fondo dato dal coefficiente binomiale:

{n\choose k}

E se per una pallina la probabilità di essere sbalzata a destra è p (0,5 in una macchina equa), la probabilità finale di cadere nel k-esimo ricettacolo è la distribuzione binomiale:

{n\choose k} p^k (1-p)^{n-k}

La distribuzione binomiale approssima la normale al crescere di n.

Galton parla della sua macchina in una conferenza tenuta il 9 febbraio 1877 “On Typical Laws of Heredity” alla Royal Institution e poi pubblicata sui Proceedings e su Nature.

Questo il disegno originale che illustra l’articolo:

Nel 1889, in Natural Inheritance, riprende il concetto e lo applica alla distribuzione normale, piuttosto che alla regressione alla media. Leggiamo le sue parole:

It is a frame glazed in front, leaving a depth of about a quarter of an inch behind the glass. Strips are placed in the upper part to act as a funnel. Below the outlet of the funnel stand a succession of rows of pins stuck squarely into the backboard, and below these again are a series of vertical compartments.

A charge of small shot is inclosed. When the frame is held topsy-turvy, all the shot runs to the upper end; then, when it is turned back into its working position, the desired action commences. Lateral strips, shown in the diagram, have the effect of directing all the shot that had collected at the upper end of the frame to run into the wide mouth of the funnel.

The shot passes through the funnel and issuing from its narrow end, scampers deviously down through the pins in a curious and interesting way; each of them darting a step to the right or left, as the case may be, every time it strikes a pin. The pins are disposed in a quincunx fashion, so that every descending shot strikes against a pin in each successive row. The cascade issuing from the funnel broadens as it descends, and, at length, every shot finds itself caught in a compartment immediately after freeing itself from the last row of pins.

[…]

The Curve of Frequency, and that of Distribution, are convertible: therefore if the genesis of either of them can be made clear, that of the other becomes also intelligible. I shall now illustrate the origin of the Curve of Frequency, by means of an apparatus shown in Fig. 7, that mimics in a very pretty way the conditions on which Deviation depends.

[…]

The outline of the columns of shot that accumulate in the successive compartments approximates to the Curve of Frequency, and is closely of the same shape however often the experiment is repeated. The outline of the columns would become more nearly identical with the Normal Curve of Frequency, if the rows of pins were much more numerous, the shot smaller, and the compartments narrower; also if a larger quantity of shot was used.

he principle on which the action of the apparatus depends is, that a number of small and independent accidents befall each shot in its career.

In rare cases, a long run of luck continues to favour the course of a particular shot towards either outside place, but in the large majority of instances the number of accidents that cause Deviation to the right, balance in a greater or less degree those that cause Deviation to the left.

Therefore most of the shot finds its way into the compartments that are situated near to a perpendicular line drawn from the outlet of the funnel, and the Frequency with which shots stray to different distances to the right or left of that line diminishes in a much faster ratio than those distances increase.

This illustrates and explains the reason why mediocrity is so common. (pp. 63-65).

Sul web potete trovare molte simulazioni della macchina di Galton: provate questa.

Galton ha anche un sito dove si trova assolutamente tutto!

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