Controcorrente e contrappunto (Branquinha di Caetano Veloso)

Vou contra a via
Canto contra a melodia
Nado contra a maré

Vado nell’altro senso
Intono un controcanto
Nuoto controcorrente

Eu sou apenas um velho baiano
Um fulano, um caetano, um mano qualquer
Vou contra a via, canto contra a melodia
Nado contra a maré
Que é que tu vê, que é que tu quer,
Tu que é tão rainha?
Branquinha
Carioca de luz própria, luz
Só minha
Quando todos os seus rosas nus
Todinha
Carnação da canção que compus
Quem conduz
Vem, seduz
Este mulato franzino, menino
Destino de nunca ser homem, não
Este macaco complexo
Este sexo equívoco
Este mico-leão
Namorando a lua e repetindo:
A lua é minha
Branquinha
Pororoquinha, guerreiro é
Rainha
De janeiro, do Rio, do onde é
Sozinha
Mão no leme, pé no furacão
Meu irmão
Neste mundo vão
Mão no leme, pé no carnaval
Meu igual
Neste mundo mau

Giosuè Carducci e il premio Vogon di poesia

Oggi, come sanno tutte le persone che meritano di consumare le limitate e forse (ma forse no) inesauribili risorse di questo pianeta, è Towel Day. Se non lo sapete, non avete diritto alcuno sulle limitate e forse (ma forse no) inesauribili risorse di questo pianeta, né di nessun altro pianeta della Galassia. It’s as simple as that.

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Voglio celebrare questo giorno a modo mio, istituendo un premio galattico di poesia Vogon o, quanto meno, offrendovi uno scoop.

Come sa chi ha letto The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy (su questo blog ne abbiamo parlato più volte, da ultimo qui), i Vogons amano la poesia, ma la loro poesia è tra le peggiori dell’universo.

Chi sono i Vogons? OK, andiamo per ordine. I Vogons sono gli esseri che Renato Brunetta e Marianna Madia sognano dopo aver mangiato la coda alla vaccinara di sera, i peggiori burocrati dell’universo: Leggi il seguito di questo post »

Girolamo Cardano – Il libro della mia vita

Cardano, Girolamo (1576-1663). Il libro della mia vita. (De propria vita liber; trad. Serafino Balduzzi). Milano: Luni. 2014. ISBN: 9788879843812. Pagine 201. 17,00 €

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Ho comprato e letto questo libro per dovere. Mi spiego: era un libro che mi sono sentito in obbligo di leggere per documentarmi nell’ambito di un progetto che sto (lentamente) realizzando. Ma che poi si è rivelato in sé una lettura piacevolissima e una piacevolissima sorpresa. Anzi, è una lettura che vi consiglio. Non solo per rendervi conto della vita (avventurosa) di un intellettuale del Cinquecento, ma proprio per il piacere della lettura.

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Diane Coyle – The Soulful Science. What Economists Really Do And Why it Matters

Coyle, Diane (2007). The Soulful Science. What Economists Really Do And Why it Matters. Princeton: Princeton University Press. 2007. ISBN: 9780691125138. Pagine 279. 18.45 $

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Come ho raccontato recensendo il suo libro sul GDP, di Diane Coyle avevo comprato e letto 5 o 6 anni fa un altro libro, A Soulful Science. Ero stato attratto soprattutto dal titolo, che contraddice spudoratamente una definizione dell’economia come the dismal science che ho sempre molto amato citare (la citazione è di Thomas Carlyle, lo storico di epoca vittoriana).

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L’airone e il coniglietto

Airone, che debuttò nel maggio del 1981, è stata a lungo la prima e l’unica rivista italiana dedicata ai temi ambientali (almeno fino a quando non l’ha rilevata Cairo editore, per farne un contenitore trash).

parco.ex-risaia.info

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Ecco che cosa ti può succedere se provi a farla per strada in India

India: 600 milioni di maschi e pochi bagni. Inevitabile farla per strada? Forse, ma il problema è colossale.

dailydot.com

Tra le molte campagne di dissuasione – che vanno dal decorare i muri con immagini religiose, alla pubblica derisione, al trillo dei fischietti e al rullo dei tamburi (lo raccontava la BBC qualche tempo fa) – si segnala per la sua originalità (ma forse è una bufala) quella del gavettone su larga scala (questa la fonte: India has found a novel way to stop people from peeing in public). Il filmato è comunque divertente.

Eucalipto

Mi ricordo abbastanza greco scolastico da sapere che eucalipto è parola composta da εὖ, “bene”, e καλύπτω, “nascondere”; ma che cosa abbia da nascondere, e bene per di più, non lo sospettavo nemmeno. Difficile che le piante abbiano da nascondere dolorosi segreti o amori impossibili.

La risposta l’ho trovata facilmente: e poi c’è ancora qualcuno che discute l’utilità del web e di come ci abbia cambiato la vita e le abitudini.

Cominciamo come al solito dal Vocabolario Treccani:

eucalipto (o eucalitto) s. m. [lat. scient. Eucalyptus, comp. di eu– e gr. καλυπτός«coperto», perché nel fiore in boccio i petali, concresciuti, formano un opercolo che nasconde gli stami]. – Genere di piante mirtacee originarie dell’Australia che comprende numerose specie arboree, di grandi dimensioni (come Eucalyptus globulus, molto diffuso in Italia), talora gigantesche (come Eucalyptus amygdalina, alto fino a 100 m e con 10 m di diametro), con foglie dimorfe: quelle delle piante giovani sessili, opposte e dorsoventrali, quelle delle piante adulte, picciolate, sparse, isolaterali, pendenti; i fiori, isolati o in glomeruli o in ombrellette, ascellari, hanno i petali fusi completamente in una formazione simile a un cappuccio, che si stacca e cade; gli stami sono numerosi, l’ovario è infero e dà per frutto una capsula con molti semi. Alcune specie sono coltivate estesamente nei paesi caldi e temperato-caldi, e forniscono, oltre al legno, resine e un olio essenziale (olio di e.), incolore o giallognolo, con odore di canfora, usato in medicina come antisettico, come agente flottante, come profumo per saponi, liquori, ecc.

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Insomma, quello che gli eucalipti hanno da nascondere sono i fiori, perché invece di avere i petali grandi e colorati, come i fiori idealtipici che ci figuriamo nella mente quando pensiamo a un fiore in astratta, hanno i petali trasformati in una specie di cappuccetto che nasconde l’interno del fiore, i “genitali” della pianta, stami e pistilli e tutta quella roba lì.

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La voce italiana di Wikipedia non spiega un bel niente, ma in compenso quella in inglese è molto chiara:

The most readily recognisable characteristics of eucalyptus species are the distinctive flowers and fruit (capsules or “gumnuts”). Flowers have numerous fluffy stamens which may be white, cream, yellow, pink or red; in bud, the stamens are enclosed in a cap known as an operculum which is composed of the fused sepals or petals or both. Thus flowers have no petals, but instead decorate themselves with the many showy stamens. As the stamens expand, the operculum is forced off, splitting away from the cup-like base of the flower.

La mia traduzione quick and dirty:

La caratteristica più facilmente riconoscibile degli eucalipti sono i fiori e i frutti. I fiori hanno molti stami piumosi, bianchi, beige, gialli, rosa o rossi. In boccio, gli stami sono coperti da un coperchietto, l’operculum, creata dai sepali o dai petali o da entrambi. Quindi i fiori non hanno petali, ma sono i molti vistosi stami a svolgere la funzione decorativa. Quando gli stami crescono, provocano il distacco del coperchietto dalla base del fiore (che sembra una coppetta) e la sua caduta.

Nella figura qui sotto vedete al centro i fiori aperti (e quelli rossi sono stami, non petali) e, in alto a destra, i boccioli, con la loro base a coppetta e l’opercolo sopra.

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Diane Coyle – GDP: A Brief But Affectionate History

Coyle, Diane (2014). GDP: A Brief But Affectionate History. Princeton: Princeton University Press. 2014. ISBN: 9780691156798. Pagine 168. 11,54 €

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Di Diane Coyle avevo comprato nel 2007 un altro libro, A Soulful Science, di cui riferisco in un altro post.

Questo è un libro discontinuo ma comunque interessante, in un periodo in cui il dibattito sul PIL è più vivace che mai. Leggi il seguito di questo post »

Acrocòro e altopiano

Durante le mie passeggiate mattutine, mi capita di soffermarmi a leggere le indicazioni della toponomastica. Per esempio: Via del Tibet, Acrocoro dell’Asia Centrale.

Secondo il Vocabolario Treccani:

acrocòro (meno corretto acròcoro) s. m. [comp. di acro– e del gr. χρος«regione»]. – Insieme assai esteso di rilievi costituiti sia da forme a struttura tabulare (per es., l’altopiano etiopico), sia da catene di corrugamento di altezza in genere notevole (per es., il Pamir e il Tibet).

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Intanto, io ho sempre detto acròcoro e non acrocòro, e dunque mi sono sempre sbagliato (non che mi sia capitato di pronunciare questa parola molto di frequente, per fortuna).

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Credere per aspettare [Proverbi pessimisti 15]

«Aspettare per credere, ma, anche, credere per aspettare.»

Non è mio, è di Gianni Mura, ma merita di essere inserito nella serie.

A meno che, a rifletterci un po’, non sia pessimista l’originale (aspettare per credere) e particolarmente ottimista il suo capovolgimento (credere per aspettare, spes ultra spem).

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