Trovo in un libro che sto leggendo con molto gusto (Rome di Robert Hughes, lo scrittore e critico d’arte australiano recentemente e prematuramente scomparso) una notizia curiosa e un’informazione a me ignota:
He [papa Urbano VIII] also – to descend from the serious to the absurd – issued a Papal Bull, in 1624, that made smoking tobacco punishable by excommunication. The reason was that when smokers sneezed, their convulsion resembled orgasm, and this struck Urban as a mortal sin of the flesh. [Posizione Kindle: 5738]

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Purtroppo non sono riuscito a trovare il testo della bolla papale citata, né dunque una conferma dell’affermazione di Robert Hughes. Né posso chiederlo a lui, per i motivi spiegati sopra. Sono riuscito soltanto a scoprire che bolla papale in questione, la Cum Ecclesia, è del 30 gennaio 1642 e trae lo spunto da diffuso consumo di tabacco nell’archidiocesi di Siviglia.
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Il divieto – affermano gli esegeti – non era però limitato alla sola Spagna, ma riguardava il consumo di tabacco in tutte le chiese e in tutte le sue forme. Anche nelle sacrestie, dove il celebrante si preparava al sacramento spiritualmente e materialmente, indossando i sacramenti, e nel coro, luogo «deputatus ad divinas laudas decantandas, & non ad excitanda corsporis excrementa». Giovanni Battista Neri – fonte di questa dissertazione che trovo riportata in Il giudice e l’eretico. Studi sull’inquisizione romana di John Tedeschi – si pone il problema se i sacerdoti possano fumare a casa loro e giunge a una conclusione negativa, soprattutto per il sacrilegio che potrebbe derivare se la nausea indotta dal tabacco inducesse a vomitare l’ostia consacrata! Ma neppure ai fedeli è lecito fumare durante le funzioni, perché il tabacco induce a distrarsi e a parlottare; a starnutire, a soffiarsi il naso e a sputare, a suscitare parossismi d’ilarità. Nulla sulla supposta affinità tra lo starnuto indotto dal tabacco e le espressioni tipiche dell’orgasmo sessuale: anzi, molti commentatori più tardi sostennero (mantenendo un’espressione seria, suppongo) «che l’uso del tabacco, moderatamente preso non solo è utile, ma posso dire anche necessario a’ preti, monaci e frati, ed altri religiosi che devono, e desiderano menar vita casta, e reprimere que’ moti sensuali, che cotanto infastidiscono […] perché la causa naturale della libidine è il calore, ed humidità, quando questa venga con l’uso del tabacco disseccato, non si sentono quelli moti libidinosi così violenti».

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Eppure, appena letto l’osservazione sul rapporto tra starnuto e orgasmo mi è scattato sùbito un piccolo relais nella testa, l’irrelevance detector. Dove avevo già letto di una connessione tra orgasmo e starnuto?
Nel primo romanzo di John Irving, Setting Free the Bears. Nel romanzo, l’io narrante legge a un certo punto un libro (fittizio) di educazione sessuale scritto da 2 professori danesi e intitolato The ABZ of Love e si imbatte nella seguente affermazione:
Letting off a thoroughly good sneeze is a natural, spontaneous, frank action of which some people really are a little afraid in the same way that they are afraid of being spontaneous and letting themselves go in their sex lives.
It has been contested that there must be a direct connection between a person’s ability to have a thoroughly good sneeze and the ability to have a satisfying orgasm. [p. 337]
Alcune pagine dopo, il protagonista utilizza questa affermazione come forma di corteggiamento:
They were good trout, though. They made Gallen sneeze – a snit of a sneeze, half caught in her hand. And I said, ʹHa!’
ʹWhat do you mean, ʺHaʺ?ʹ she said’
And I reminded her:ʹ ʺLetting off a thoroughly good sneeze is a natural, spontaneous, frank action of which some people really are a little afraid.ʺ And stopped there, to see what sheʹd do. [p. 352]
Il corteggiamento va a buon fine. E, per farla breve, in tutto il resto della storia d’amore tra Graff (il protagonista) e Gallen lo starnuto diventa sinonimo e metafora dell’orgasmo…

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