AA. VV. – Donne nel Sessantotto

AA. VV. (2018). Donne nel Sessantotto. Bologna: il Mulino. eISBN: 9788815340566. Pagine 291. 11,20 €.

Donne nel Sessantotto (Biblioteca storica) di [Cioni, Paola, Di Caro, Eliana, Gaglianone, Paola, Galimberti, Claudia, Levi, Lia, Maraini, Dacia, Palieri, Maria Serena, Sabbadini, Linda Laura, Sancin, Francesca, di San Marzano, Cristiana, Serri, Mirella, Valentini, Chiara]

Lo dico sùbito che il libro non mi è piaciuto per niente, consapevole del rischio di passare per maschilista e snob. Naturalmente, la scelta delle figure da inserire nella raccolta di saggi biografici è del tutto soggettiva, ma il lettore (o almeno il lettore Boris) si aspetta di poter cogliere una logica, con minore o maggiore fatica. Io non l’ho trovata: perché proprio queste sedici donne, e non altre? Perché il riferimento al Sessantotto, se la partecipazione al “movimento” di quegli anni – sia che si pensi al movimento studentesco e operaio (certo un bel po’ maschile e maschilista), sia che si pensi al movimento femminista, affermatosi per la verità un po’ dopo (affermatosi, ho detto, non sto parlando di chi lo ha precorso e ha contribuito alla sua affermazione) – non è certo un denominatore comune delle biografie? Perché il riferimento puntuale a un anno, se poi l’arco temporale abbracciato è molto più vasto?

Giudicate voi stessi, se vi va. Le 16 donne sono (nell’ordine in cui sono citate nalla “quarta di copertina”, se è appropriato parlarne per un ebook): Franca Viola, Mara Cagol, Amelia Rosselli, Carla Accardi, Patty Pravo, Giovanna Marini, Perla Peragallo, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Carla Lonzi, Letizia Battaglia, Annabella Miscuglio, Mira Furlani, Elena Gianini Belotti, Tina Lagostena Bassi.

Un’altra possibile logica sarebbe potuta essere quella dell’omogeneità stilistica e di trattazione: ma la scelta di assegnare uno o più saggi biografici ad autrici diverse (Paola Cioni, Eliana Di Caro, Paola Gaglianone, Claudia Galimberti, Lia Levi, Dacia Maraini, Maria Serena Palieri, Linda Laura Sabbadini, Francesca Sancin, Cristiana di San Marzano, Mirella Serri, Chiara Valentini) non poteva che rendere questa scelta impraticabile.

Detto questo, alcune delle biografie sono interessanti e ben scritte. Ma non suggerirei comunque la lettura del libro.

Ho preso poche note. Due erano riferite a dubbi che nel frattempo ho sciolto. La prima riguarda la nomina a membro della Commissione europea di Emma Bonino: la ricordavo nel 1995 (come il libro scrive correttamente) e quindi non riuscivo ad attribuirla al primo Governo Berlusconi (che si era dimesso il 22 dicembre 1994). Ma invece è così, e si trattò dunque forse di un provvedimento in extremis di un governo che restò formalmente in carica fino all’insediamento del Governo Dini, il 17 gennaio 1995.

La seconda riguarda Il paradiso di Patty Pravo ( uno degli aspetti più sorprendenti del libro è la beatificazione in vita di Patty Pravo, che a me non piace e non è mai piaciuta, anche se ora in molti la collocano tra i “venerati maestri”, per dirla con Edmondo Berselli): io pensavo fosse la cover di un brano degli Amen Corner (If paradise is half as nice…). Invece è effettivamente della coppia Mogol-Battisti: solo che la casa discografica l’aveva fatta interpretare da una certa Ragazza 77 (al secolo Ambra Borelli), e nessuno ne era rimasto impressionato. Solo dopo il successo d’oltremanica e il nuovo arrangiamento del gruppo inglese, Patty Pravo la fece propria e la portò al Festivalbar.

La terza nota è in effetti una citazione, ma non di Eliana Di Caro (l’autrice del saggio), ma di Rossana Rossanda stessa:

Non è affatto vero, come pensava la Rivoluzione francese, che si nasce uguali e si resta uguali nei diritti per tutta la vita. Si nasce inuguali e si cerca di stabilire un’uguaglianza. E per lo più si perde. (pos. 3122)