Premessa
Come molti di voi, sono rimasto molto impressionato da una recente tragedia avvenuta a Milano: durante una lite per una questione di precedenza tra un automobilista e un pedone, l’automobilista è stato colpito dal pedone ed è morto. La dinamica dell’accaduto non è stata chiara fin dall’inizio e forse non lo è neppure ora. Fatto sta che l’automobilista è morto, e a questo non c’è rimedio né giustificazione. Quale sia la responsabilità penale del pedone lo decideranno i giudici; sotto il profilo morale, l’opinione pubblica lo ha già condannato. Resta la circostanza che – in caso di contrasto tra i due – in genere è l’automobilista (più veloce e potente, all’interno di un involucro di metallo pesante parecchie centinaia di kg) il soggetto forte e il pedone il soccombente predestinato. È proprio questo capovolgimento delle aspettative a definire la tragedia.

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Mi sono chiesto però quanto del giudizio morale che traiamo da questa vicenda sia funzione del modo in cui la vicenda stessa è raccontata. Per questo ho deciso di fare un piccolo esperimento, cui vi invito a partecipare, se volete.