Giovedì 22 marzo 2012, al Museo dell’esercito spagnolo ospitato nell’Alcazar di Toledo si è svolta una strana cerimonia, raccontato in un articolo della BBC:
BBC News – The Spanish link in cracking the Enigma code
Nella foto vediamo i corpi senza volto (stiamo parlando di controspionaggio militare, in fin dei conti) di ufficiali spagnoli e britannici che ammirano due macchine Enigma, un regalo dell’esercito spagnolo al GCHQ (Government Communications Headquarter), l’agenzia per la sicurezza delle comunicazioni del governo britannico.

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Vorrei dare abbastanza per scontato che sappiate tutti che cosa sono le macchine Enigma: sono le prime macchine elettromeccaniche per la crittografia. La capacità degli alleati (e in particolare degli inglesi) di decrittare i messaggi cifrati tedeschi è stata una delle chiavi della vittoria nella 2ª guerra mondiale. Un bel romanzo sull’argomento è stato scritto da Robert Harris (ne abbiamo parlato di sfuggita qui) e ne è stato tratto un film (prodotto da Mick Jagger, che possiede almeno una macchina Enigma).
La storia della crittografia è affascinante, almeno per me. Il principio su cui è basata Enigma (il rotore) è dovuto originariamente a Leon Battista Alberti, l’architetto rinascimentale caro ai mantovani. Nel 1918 l’ingegnere tedesco Arthur Scherbius ottenne il brevetto e nel 1923 iniziò a vendere la prima versione commerciale prodotta dalla sua impresa, la Scherbius & Ritter. La macchina, benché producesse efficacemente messaggi di fatto indecifrabili, costava troppo. La marina tedesca, però, aveva scoperto che tra i motivi della sconfitta nella 1ª guerra mondiale aveva avuto un peso anche il fatto che gli inglesi fossero in grado di decrittare i dispacci dell’ammiragliato grazie alla cattura dei codici nell’affondamento di un incrociatore tedesco. Si preoccuparono pertanto di dotarsi di un sistema più evoluto e sicuro, e fecero perciò produrre da Scherbius una versione modificata di Enigma, più potente di quella commerciale. Nel 1929 il dispositivo venne acquisito anche dall’esercito e, in seguito, venne ampiamente utilizzato da tutti i corpi militari e dalle gerarchie naziste. Venivano cifrati anche i bollettini meteo, e questo si dimostrò uno dei talloni d’Achille che consentirono agli alleati di decifrare i codici.

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Come si vede bene nella foto sopra, la macchina Enigma assomiglia abbastanza a una macchina per scrivere portatile. Ha però, sopra la tastiera, un pannello in cui al posto dei tasti ci sono delle lettere luminose che si accendono quando si preme un tasto sulla tastiera sottostante: la sequenza delle lettere che si illuminano è il messaggio cifrato (e su una macchina configurata allo stesso modo, battendo il messaggio cifrato si ottiene quello in chiaro).

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Il processo di cifratura si basa su tre “rotori” operanti a cascata, con 26 contatti disposti a cerchio su ogni lato. A ogni contatto sul lato A corrisponde una lettera dell’alfabeto, e il contatto è cablato a un diverso contatto sul lato B. La pressione di un tasto chiude un circuito, porta la corrente a un contatto sul lato A del primo rotore e di lì al corrispondente contatto del lato B. Questo a sua volta “tocca” un contatto sul lato A del secondo rotore, e così via. Inoltre, ogni rotore scatta di un “passo” a ogni pressione di tasto, cosicché la pressione dello stesso tasto 2 volte è cifrato in 2 lettere diverse.

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Nei modelli più evoluti il numero di rotori fu aumentato e fu introdotto un pannello (plugboard) per scambiare tra loro dieci lettere con altre dieci a scelta prima dell’ingresso nel primo rotore.

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I settaggi venivano cambiati ogni giorno secondo una procedura accurata e rigidissima:
- Prendere i tre rotori da usare per quel dato giorno;
- Inserirli nella macchina nell’ordine indicato (Walzenlage);
- Regolare gli anelli dei rotori sulla tripletta di lettere indicate nella chiave enigma di quel giorno (Ringstellung);
- Configurare le spine di scambio lettere come stabilito dalla chiave enigma di quel giorno (Steckerverbindungen).
Il controspionaggio britannico era a conoscenza dell’esistenza della macchina Enigma e ne aveva comprato un modello “commerciale” sul mercato tedesco già nel 1927. Dilly Knox, uno studioso di lettere classiche che lavorava sulla crittografia fin dalla 1ª guerra mondiale, ci si era applicato seriamente, ma i suoi progressi erano limitati dall’impossibilità – la distanza era troppa – di captare messaggi cifrati scambiati dai tedeschi.
Ma quando i nazisti tedeschi e i fascisti italiani intervennero a favore di Franco nella guerra civile spagnola, nel 1936, dotarono le forze franchiste di due dozzine di macchine Enigma modificate, per garantire la sicurezza delle comunicazioni.
Se ne era persa traccia fino a pochi anni fa, quando fortuitamente un ufficiale spagnolo aprì una stanza “segreta” del Ministero della difesa a Madrid. “Era coperta da segreto, e perciò non c’era entrato nessuno,” avrebbe affermato Felix Sanz, direttore dei servizi segreti spagnoli (permettetemi di non crederci).
Fu grazie a queste macchine – la Spagna era abbastanza vicina da consentire di intercettare le comunicazioni cifrate – che Dilly Knox poté fare importanti progressi: secondo Tony (uno storico che lavora al GCHQ e preferisce, secondo copione, conservare l’anonimato) già nell’aprile del 1937 Knox riuscì a decifrare il primo messaggio in codice.
È questo pezzo della storia che era ignoto fino a pochi giorni fa.
Il resto invece è noto:
- Il progresso delle nuove macchine Enigma a uso militare e soprattutto l’introduzione del plugboard diedero nuovamente un vantaggio ai tedeschi.
- I francesi avevano avuto da un “traditore” tedesco, Hans-Thilo Schmidt, due manuali di Enigma (Gebrauchsanweisung für die Chiffriermaschine Enigma e Schlüsselanleitung für die Chiffriermaschine Enigma) ma non avevano ritenuto prioritario lavorarci su (penso che il controspionaggio francese dell’epoca fosse diretto dall’Ispettore Clouseau).
- L’Ufficio cifra polacco (Biuro Szyfrów), un po’ più preveggente, chiese e ottenne il materiale dai francesi e investì del problema il matematico Marian Rejewski dell’Università Poznań, che per decrittare i messaggi cifrati progettò una macchina apposita, la Bomba.
- Quando i tedeschi fecero un ulteriore passo in avanti, alla vigilia dell’invasione, il progetto fu trasferito agli inglesi che misero insieme la base di Bletchley Park e, con l’aiuto di Alan Turing, riprogettarono la Bomba e nel 1944, introdussero l’elaboratore Colossus.