Quodlibet

“Nel Medioevo, questione discussa pubblicamente nelle università intorno ad argomenti proposti dagli ascoltatori. In musica, composizione a carattere scherzoso in uso dal XII al XVIII secolo, consistente nella contrapposizione di melodie, sacre o profane, diverse sia per il tono del testo sia per la musica.” [De Mauro online]

Dal latino, quod libet, “ciò che ti pare e piace”.

Il più famoso quodlibet della storia della musica è quello che Johann Sebastian Bach piazza come 30ª variazione delle celeberrime Variazioni Goldberg (BWV 988). Come era abitudine di Bach, le Variazioni Goldberg hanno una struttura musical-matematica rigidissima. Sono 10 gruppi di 3 variazioni, di cui la terza è sempre un canone, secondo una sequenza ascendente: la variazione 3 è un canone all’unisono, la 6 un canone alla seconda, la 9 un canone alla terza e così via (non è necessario sapere che cos’è un canone all’unisono eccetera per apprezzare quanto segue, ma se siete curiosi potete leggere su Wikipedia).

Arrivato alla 30ª variazione, che dovrebbe essere un canone alla decima secondo le regole che lo stesso Bach si è dato, sorpresa!, Bach ci schiaffa un quodlibet basato su due canzoni popolari tedesche, Ich bin solang nicht bei dir g’west, ruck her, ruck her (“Per troppo tempo sono stato lontano da te, vieni qua, vieni qua”) e Kraut und Rüben haben mich vertrieben, hätt mein’ Mutter Fleisch gekocht, wär ich länger blieben (“Crauti e rape mi hanno fatto andar via, se mia madre avesse fatto la carne sarei restato”).

Penso di non dover aggiungere altro. Buon divertimento (suona il grande Grigorij Sokolov).

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