Quella che segue è una storia scabrosa: innocenti e anime belle si astengano dal proseguire nella lettura.
L’ascensore è per sua essenza il locus della claustrofobia. Tutti temiamo che si possa fermare e che, per quanto gridiamo, nessuno ci venga a salvare. O peggio, che la corda si rompa e precipitiamo fino allo schianto finale, in cantina, tra topi, scarafaggi e generazioni di mozziconi di sigaretta.
E a questi brividi se ne aggiunge, come spesso accade, un altro, vagamente sexy. La speranza che nell’ascensore bloccato ci restiamo con un/a partner del sesso che più e meglio scatena le nostre fantasie.
Il cinema, che dell’inconscio collettivo è spesso il miglior interprete, ha visitato tutta la gamma: dai goccioloni di sangue che piovono dal tetto della cabina in una famosa sequenza de Il silenzio degli innocenti …
… alla confessione di Alberto Sordi a Stefania Sandrelli in Quelle strane occasioni.
Nella nostra esperienza, di solito, il peggio che può capitare è una flatulenza rilasciata alla traditora in un ascensore affollato.
Così pensavamo, almeno, fino a quando uno spot ci ha rivelato, all’improvviso, quanto può essere imbarazzante un altro odore, quello delle piccole perdite urinarie o mestruali. Rigorosamente al femminile. Ma niente paura. Individuato il problema, trovata la soluzione: un sottilissimo e pressoché invisibile salvaslip, impregnato di un efficace antibatterico. Al costo di una piccola, ma sopportabile, perdita di afrori feromonici, il rischio di puzzare in ascensore è neutralizzato.
Pare che il ministro Tremonti avesse anche proposto un nome, bocciato però dai pubblicitari: lo scudo ficale.
E noi maschietti? Esclusa la componente mestruale, anche il maschio di una certa età, magari con problemi di prostata, può soffrire di piccole perdite urinarie. E puzzare in ascensore. E l’industria per noi non ha ancora inventato nulla? Un po’ di creatività, per favore. Un piccolo e discreto dispositivo anche per noi.
Il nome ce l’ho già: il cazzoletto.