Parola per me inesorabilmente legata a una storia di Paperone (non ricordo se di Carl Barks o Don Rosa).
1. (anticamente) Di piante, germogliare, mettere i germogli.
2. a. Venir fuori, spuntare, apparire e diffondersi quasi brulicando in grande quantità: una capanna abbandonata in cui pullulavano insetti d’ogni specie; per estensione e figuratamente: quartieri popolari, dove pullulano migliaia di bimbi scalzi (De Amicis); attorno al locale notturno pullulavano ragazzi (Claudio Piersanti); pullulavano iniziative culturali di grande interesse.
2. b. Con altra costruzione, essere pieno, gremito: le nostre città pullulano di turisti; le strade pullulavano di gente festosa.
3. Di un corso d’acqua, o d’una sorgente, gorgogliare, ribollire alla superficie: sotto l’acqua è gente che sospira, E fanno pullular quest’acqua al summo (Dante), dello Stige che per il sospirare delle anime che vi sono sommerse si copre alla superficie di bolle d’aria; la fonte pullulava sotto un arco chiomato di caprifogli e di pruni (D’Annunzio). [Vocabolario Treccani online]
Dal latino pullulare, derivato di pullŭlus, a sua volta diminutivo di pullus (pollo). Il fatto è che originariamente pullus denotava qualunque giovane animale, e anche germoglio di pianta (anche noi chiamiamo polloni i germogli che partono dal tronco di una pianta). La radice proto-indo-europea -PU significa “generare, procreare” e ne discendono tra l’altro il latino puer, in nostro pupo, l’inglese foal (“puledro”: ma anche il nostro puledro viene dal medesimo stipite).