Non è quella cosa che fanno due mucche su un prato, come avevamo imparato alle elementari (dai compagni di scuola, l’unica istruzione che resta, non dai maestri). Secondo il Vocabolario Treccani online ha due significati, peraltro molto prossimi l’uno all’altro:
- Sosta all’aperto, di breve durata e per lo più notturna, di truppe in movimento, o di gruppi di persone in viaggio, durante una lunga marcia, e simili: il bivacco degli zingari intorno ai fuochi.
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- In alpinismo, sosta notturna nel corso di ascensioni che si prolungano per più di una giornata, possibilmente al riparo dalla caduta di pietre, dall’acqua e dal vento; può effettuarsi in una tenda portatile o in una grotta naturale o anche sul fondo di un piccolo crepaccio; si può essere costretti anche a un bivacco in parete su una cengia rocciosa.
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Bivacco fisso, piccola costruzione in legno e lamiera con tetto a forma semicircolare o ellittica, fornito di posti letto e di materiale per il pernottamento fino a un massimo di 10 alpinisti, situato in genere all’attacco di impegnativi itinerarî di ascensioni.
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Una volta tanto, sull’etimologia sono d’accordo più o meno tutti: praticamente è entrato nell’uso di tutte le lingue europee (italiano e inglese comprese) attraverso il francese bivac 0 bivouac, ma deriva probabilmente dal tedesco o da un suo dialetto biwacht «guardia notturna di riserva», composto della preposizione bei- associata al sostantivo Wacht. In italiano era stato proposto serenare, senza molto successo, anche se lo usa ad esempio Ippolito Nievo.
Peraltro la radice indoeuropea VAR di Wacht è la stessa di veglia, vigilia e vigilare, ma anche di guardia e guardare. In inglese – dove bivouac è attestato all’inizio del XVIII secolo, probabile importazione dal continente legata alla Guerra dei 30 anni – succede qualcosa di simile: la stessa radice indoeuropea ha dato to watch «osservare» ma anche to wake «vegliare, svegliare». E da quest’ultima parola viene una svolta curiosa, quella che porta a witch «strega», wicked «malvagio» e Wicca (la Grande Madre dell’omonima religione neopagana): questo perché streghe e stregoni erano creduti in grado di svegliare (cioè resuscitare) i morti.
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