Non lo dico io. Lo sostiene Jody Avirgan in un articolo comparso su The Atlantic il 12 marzo 2014 sotto il titolo How to fix boring conference panels: Get rid of the moderator.

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Il ragionamento di Avirgan è piuttosto lineare: le tavole rotonde sono noiose perché sono prevedibili, e sono prevedibili perché c’è il moderatore. Il moderatore fornisce una stampella strutturata su cui tutti i partecipanti possono appoggiare le proprie argomentazioni più trite. Ergo: meglio abolire il moderatore.
Vediamo che cosa succede di solito:
- I primi 5 minuti se ne vanno per dare modo al moderatore di rompere il ghiaccio. Fatto questo, propone un giro di tavolo per dare modo ai relatori di presentarsi.
- Ognuno si presenta con una breve biografia. Per aggiungere un po’ di colore, racconta come e quando ha incontrato uno o più degli altri relatori (in genere, in qualche altra tavola rotonda). Ci saranno le solite esibizioni di falsa modestia (per chi vuole imparare un bel neologismo americano, la parola è humblebrag). Altri 25 minuti che se ne vanno.
- A questo punto, il moderatore pone la prima domanda al primo relatore, che chiameremo A. Tra domanda e risposta, minimo 10 minuti. Ma in nome della par condicio, a questo punto il moderatore darà la parola, per “un rapido commento o una replica”, agli altri 3 relatori (chiamiamoli B, C e D e concediamoci il lusso di averne solo 4, invece dei più frequenti 5 o addirittura 6). Non è la loro domanda e, per fortuna, B, C e D sono un po’ più sintetici: diciamo 10 minuti in tutto. Ma per il 70-80% del tempo saranno d’accordo con A e ripeteranno il suo intervento con parole diverse.
- Il moderatore ha preparato una domanda per ciascuno dei relatori, e quindi il ciclo si ripete (nella nostra ipotesi) 4 volte: domanda iniziale ad A, interventi di B, C e D; domanda iniziale a B, interventi di C, D e A; domanda iniziale a C, interventi di D, A e B; domanda iniziale a D, interventi di A, B e C.
- Ognuno di questi cicli è durato 20 minuti. Quindi la tavola rotonda è iniziata da 110 minuti, quasi 2 ore. Peccato non c’è il tempo per un secondo giro di tavolo… Ma forse c’è tempo per qualche domanda dal pubblico?
Insomma, un’occasione sprecata. Avrebbe dovuto essere una discussione tra esperti, un confronto di opinioni e di punti di vista. Invece è stata una sequenza di brevi interventi puntuali e disgiunti. Qua e là, forse, un’intuizione da annotare. Forse. Nessuno che abbia usato un’idea di un altro relatore per costruire qualche cosa di nuovo. Come avere una scatola di lego, svuotarla sul pavimento, dare un’occhiata distratta ai mattoncini e andarsene al bar.
Il problema è che tutti – modetarore, relatori, pubblico – siamo stati a un miliardo di tavole rotonde. Un minimo d’attenzione, poi accendiamo gli smartphone e ci facciamo i cazzi nostri (lo chiamiamo multi-tasking). Se qualcuno ci chiede come è andata rispondiamo: «bene, che vuoi, una tavola rotonda…». Rassegnati. Elettroencefalogramma piatto.
E allora?
La prossima volta, niente moderatore. Costringi i tuoi brillanti relatori a impegnarsi in una discussione vera. Senza rete. Senza la confortevole mediazione del moderatore. Senza la struttura a stella, con il moderatore al centro. Tutti discutono con tutti, senza filtro.
E se si scannano? Avresti dovuto prevederlo. Era un dibattito, allora, non una tavola rotonda. Due fazioni, pro e contro, una di fronte all’altra. Un dibattito. Tutta un’altra cosa. Il moderatore, nei dibattiti, è utile. Ma, credete a Jody Avirgan, è una cosa rara. Raramente le opinioni sono così polarizzate.
Per tutti gli altri casi, niente moderatore. I relatori se la caveranno benissimo. E forse ti capiterà addirittura di mollare Gmail o Candy Crush Saga e prestare attenzione.
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Ecco l’originale: How to fix boring conference panels: Get rid of the moderator – Quartz.
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