McEwan, Ian (2014). The Children Act. London: Jonathan Cape. 2014. ISBN: 9781473513273. Pagine 213. 12,99 €

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Ian McEwan ha scritto – ancora una volta – un romanzo molto bello e anche quasi perfetto.
È una storia molto intensa raccontata con un tono pacato e all’apparenza distaccato e oggettivo, come accade molto spesso nei suoi romanzi, quasi una cifra stilistica. Ma il distacco è appunto solo apparente, un’impressione data dalla scelta di un registro molto britannico, classico nel periodare e nella scelta delle parole. In realtà, nonostante sia scritto in terza persona, è evidente che il punto di vista della storia è quello della giudice Fiona Maye, ma la partecipazione emotiva e intellettuale dello scrittore è altrettanto evidente.
Sotto il profilo formale, nella scrittura il romanzo è perfetto, come ho appena detto: convincente al punto di restituire – o di dare l’illusione romanzesca di restituire, il che è ancora meglio, secondo me – la voce autentica della protagonista, con quel misto di esercitato raziocinio e di debolezza emotiva che la rendono reale e credibile, tanto da farci venire voglia di conoscerla.
Quasi perfetto, ma non perfetto del tutto, invece, nella struttura. Mi spiego. Il romanzo, lungo poco più di 200 pagine, è suddiviso in 5 capitoli. I primi tre hanno un’unità di tempo e di spazio perfetta: la vicenda si svolge nell’arco di 48 ore, tra la casa della giudice, la corte e una stanza d’ospedale a Londra. Gli altri 2 capitoli si svolgono a distanza di qualche mese: questo fa perdere un po’ di forza alla vicenda e soprattutto al modo in cui è raccontata, costringendo l’autore a qualche parte di raccordo, se non altro per raccontare quello che è successo nel frattempo.
Collegata a questa debolezza, ce n’è un’altra: McEwan è molto chiaramente affascinato dalla materia che tratta, ossia dagli aspetti etici insiti nell’amministrazione della giustizia, specie nella materia del diritto di famiglia e della tutela dei minori. Questo lo spinge a raccontare, integrandoli (o, quanto meno, tentando di integrarli) nel racconto stesso – ad esempio mettendoli in bocca a un personaggio, o facendone un ricordo di Fiona – altri casi giuridici e altre vicende giudiziarie. E anche questo nuoce un po’ alla compattezza del romanzo.
Ma sono peccati tutto sommato veniali. Il romanzo è nel complesso molto bello, intenso sotto il profilo emotivo, intricato sotto quello dei sentimenti e dei pensieri della protagonista, poetico senza essere melenso e soprattutto, almeno dal mio punto di vista, particolarmente riuscito nel mettere in luce come il rigore del pensiero e dell’argomentazione siano tutt’altro che freddi, ma costringano anzi a un grande coinvolgimento emotivo. Fiona Maye, My Lady, è lontana anni luce dal giudice carogna raccontato da Edgar Lee Masters e cantato da Fabrizio De André.
94. Judge Selah Lively
SUPPOSE you stood just five feet two,
And had worked your way as a grocery clerk,
Studying law by candle light
Until you became an attorney at law?
And then suppose through your diligence,
And regular church attendance,
You became attorney for Thomas Rhodes,
Collecting notes and mortgages,
And representing all the widows
In the Probate Court? And through it all
They jeered at your size, and laughed at your clothes
And your polished boots? And then suppose
You became the County Judge?
And Jefferson Howard and Kinsey Keene,
And Harmon Whitney, and all the giants
Who had sneered at you, were forced to stand
Before the bar and say “Your Honor”—
Well, don’t you think it was natural
That I made it hard for them?
Sotto il profilo dei contenuti, il romanzo affronta alcuni temi molto controversi e, per me, affascinanti: quello del confronto/scontro tra razionalità e credenze irrazionali (religiose, in questo caso: ma le stesse argomentazioni si potrebbero applicare all’omeopatia, al rifiuto delle vaccinazioni o al caso Stamina), quello della necessità di valutare la capacità di scegliere consapevolmente (ricordo che, quando ero adolescente, mio padre sosteneva che il fatto che io non facessi la scelta che avrebbe fatto lui dimostrava che non ero sufficientemente “maturo” per scegliere da solo), quello del significato di “benessere”, quello dello svilupparsi, del dispiegarsi e del cambiare di quell’insieme di sentimenti che chiamiamo “amore coniugale”.
Ma una recensione non può dire molto di più: leggete il romanzo, piuttosto.
* * *
Qualche citazione (con qualche piccolo rischio di spoiler). Riferimenti come sempre alle posizioni Kindle:
She already knew the name of the woman. Melanie. Not so remote from the name of a fatal form of skin cancer. She knew she could be obliterated by his affair with this twenty-eight-year-old statistician. [80: irresistibile per me il pensiero che, ormai, dopo Hal Varian e tutta la moda dei big data, essere di professione una statistica sia sexy]
Welfare, happiness, well-being must embrace the philosophical concept of the good life. She listed some relevant ingredients, goals towards which a child might grow. Economic and moral freedom, virtue, compassion and altruism, satisfying work through engagement with demanding tasks, a flourishing network of personal relationships, earning the esteem of others, pursuing larger meanings to one’s existence, and having at the centre of one’s life one or a small number of significant relations defined above all by love. [183]
Other women cloy/The appetites they feed, but she makes hungry/Where most she satisfies. [207: è una citazione shakespeariana, da Antonio e Cleopatra]
Which only brought into relief healthy, perfectly formed life, equally contingent, equally without purpose. [346]
To be the object of general pity was also a form of social death. [622]
Late October. The clocks went back, marking the final stretch of an exhausted year, and the darkness closed in. [1892]
ATTENZIONE: QUASI UNO SPOILER
Adam came looking for her and she offered nothing in religion’s place, no protection, even though the Act was clear, her paramount consideration was his welfare. How many pages in how many judgments had she devoted to that term? Welfare, well-being, was social. No child is an island. She thought her responsibilities ended at the courtroom walls. But how could they? He came to find her, wanting what everyone wanted, and what only free-thinking people, not the supernatural, could give. Meaning. [2274]
mercoledì, 24 settembre 2014 alle 13:39
Soltanto adesso ho capito la copertina: la goccia di sangue + le 4 linee verticali = un violino.
Too clever.
sabato, 29 novembre 2014 alle 19:45
L’ho finito oggi. Ci devo meditare sopra, come sempre sui romanzi di McEwan più stile Saturday. Comunque, in una parola, imperfetto, ma magistrale. Il titolo della traduzione italiana, però, è da denuncia.