Che fare quando il mondo è in fiamme?

Che fare quando il mondo è in fiamme? (What You Gonna Do When the World’s on Fire?), 2018, di Roberto Minervini, con Kevin Goodman, Dorothy Hill e Judy Hill.

What You Gonna Do When the World's on Fire? (2018)
imdb.com

Non mi va proprio di scrivere una recensione negativa di un film di un giovane regista italiano (oddio, giovane: l’anno prossimo ne fa 50). Però a me il film non è piaciuto. Peggio: non ci ho capito nulla.

Il titolo (penso) è ispirato da un blues di Leadbelly:

Siamo nel profondo Sud degli Stati Uniti (Baton Rouge, Louisiana: ma anche questo sono dovuto andare a cercarlo sul web, perché nel film non si dice), in una comunità nera. Ci si prepara per una festa in costume, probabilmente il Mardi Gras, e inspiegabilmente i neri si vestono da nativi americani, forse perché tra loro c’è il Grande Capo Kevin Goodman. Due fratelli, uno più grande e uno più piccolo, vanno a giocare allo scalo merci dopo essere stati ammoniti dalla madre di tornare prima che faccia buio. Una cantante nera gestisce un bar ma dovrà lasciarlo (non per un atto di violenza, ma perché non riesce a pagare le spese). Un gruppetto sparuto cerca di far rivivere le Black Panthers e inscena con scarso successo alcune manifestazioni di protesta. Ogni tanto i personaggi ci raccontano squarci di povertà, oppressione, droga e violenza sessuale, con dignità e orgoglio.

Anche le scelte stilistiche mi sfuggono: bianco e nero, movimenti di macchina frenetici, recitazione sopra le righe.

La cosa più bella del film, a mio modestissimo parere, è la canzone che canta Judy Hill (insieme al grande capo indiano) nella festa di chiusura del bar: un bel blues (o R&B) dal titolo complicato, di cui però non ho trovato traccia su YouTube. E infatti ha avuto una “menzione speciale” al Festival di Venezia del 2018, con la seguente motivazione: “testimone di come la musica sappia farsi ‘carne viva’ e strumento di resistenza culturale alle discriminazioni e al razzismo”.

Questo il riassunto della trama secondo Wikipedia:

l film ritrae nell’intimo della propria quotidianità i membri di una comunità afro-americana del sud degli Stati Uniti, scossa da una serie di cruenti omicidi durante l’estate del 2016 [nota mia: però secondo IMDb è l’estate del 2017!].
Tre storie parallele di individui che ogni giorno lottano per la giustizia, la dignità e la sopravvivenza, con la consepovelezza di appartenere ad una razza che non ha mai smesso di essere oggetto di sfruttamento, discriminazione e violenza dai tempi dello schiavismo. Judy, figlia di musicisti di Tremé, quartiere nero di New Orleans, alle prese con la gestione di un bar minacciato dalla gentrificazione. Ronaldo e Titus, giovanissimi con un padre in prigione, che cercano in tutti i modi di tenersi invano alla larga dai guai, in un quartiere consacrato ormai alla violenza, ed infine Big Chief Kevin Goodman, con i suoi abiti artigianali da nativo americano, e la sua incessante lotta per mantenere vivo il patrimonio culturale della sua gente attraverso i riti del canto e del cucito.
Sullo sfondo aleggia la protesta delle New Black Panthers contro la brutalità della polizia, a seguito del linciaggio di due ragazzi nel Mississippi.

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