Bangla

Bangla, 2019, di Phaim Bhuiyan, con Phaim Bhuiyan e Carlotta Antonelli.

Carlotta Antonelli and Phaim Bhuiyan in Bangla (2019)
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Opera prima leggera e divertente, ma non banale. Andatelo a vedere.

Nella frammentazione delle sequenze e dei temi, a me ha ricordato molto il primo Nanni Moretti, quello di Io sono un autarchico e di Ecce Bombo, quello che raccontava un’epoca e un ambiente cui nessuno aveva ancora dato la parola e che nessuno aveva ancora rappresentato sullo schermo.

Nanni Moretti raccontava con grande naturalezza, senza pretendere di essere un guru o un sociologo, ma dando per scontato (per così dire) che la realtà fosse quella lì, “a prima vista” e “a occhio nudo”. Anche se naturalmente non è mai così, e anche il naturalismo è frutto di ricerca e sensibilità. Accade lo stesso per l’esordiente Phaim Bhuiyan: Torpigna è così, multietnica e vivissima, stratificata nell’edificato e negli spazi, brulicante e desolatamente assolata. L’integrazione è così: un dato di fatto da cui partire, non il terreno per dispute ideologiche e politiche. Le seconde generazioni sono qui da decenni, e non sono né un idillio né un groviglio di problemi.

Il film è una commedia, con un finale forse un po’ consolatorio. Ma mi ha lasciato pieno di pensieri e di domande, e con tanta voglia di discutere. Non chiedo molto di più, onestamente.

Les invisibles

Le invisibili (Les invisibles), 2018, di Louis-Julien Petit, con Patricia Mouchon, Khoukha Boukherbache, Bérangère Toural e altre.

Noémie Lvovsky, Corinne Masiero, Audrey Lamy, and Déborah Lukumuena in Les invisibles (2018)
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Una delicata commedia – inaspettato campione d’incassi in Francia – tratta con delicatezza e humour un tema difficile, quello delle donne senza dimora.

Qualcuno storcerà il naso di fronte all’ottimismo del film di fronte a un tema così complesso e lungi dall’essere risolto: la soluzione percorsa nella storia non è definitiva e difficilmente potrebbe essere generalizzata. Ma osservo che questa è un’opera narrativa, non un documentario. Chi volesse, per l’appunto, documentarsi può fare riferimento al lavoro sul campo di Claire Lajeunie, che ha dedicato un libro (Sur la route des invisibles. Femmes dans la rue) e un documentario (Femmes invisibles, survivre dans la rue) alle donne senza dimora di Parigi, e che ha ispirato questo film, cui ha collaborato.

Il film è girato nel Nord della Francia, una delle regioni più povere del paese, tra Tourcoing (a nord di Lille) e Anzin (vicino a Valenciennes).

Bravissime le attrici, in parte professioniste (Audrey Lamy, Noémie Lvovsky e Corinne Masiero) ma per lo più non professioniste con un passato reale di vita per la strada.

Vivamente consigliato.