Bangla, 2019, di Phaim Bhuiyan, con Phaim Bhuiyan e Carlotta Antonelli.

Opera prima leggera e divertente, ma non banale. Andatelo a vedere.
Nella frammentazione delle sequenze e dei temi, a me ha ricordato molto il primo Nanni Moretti, quello di Io sono un autarchico e di Ecce Bombo, quello che raccontava un’epoca e un ambiente cui nessuno aveva ancora dato la parola e che nessuno aveva ancora rappresentato sullo schermo.
Nanni Moretti raccontava con grande naturalezza, senza pretendere di essere un guru o un sociologo, ma dando per scontato (per così dire) che la realtà fosse quella lì, “a prima vista” e “a occhio nudo”. Anche se naturalmente non è mai così, e anche il naturalismo è frutto di ricerca e sensibilità. Accade lo stesso per l’esordiente Phaim Bhuiyan: Torpigna è così, multietnica e vivissima, stratificata nell’edificato e negli spazi, brulicante e desolatamente assolata. L’integrazione è così: un dato di fatto da cui partire, non il terreno per dispute ideologiche e politiche. Le seconde generazioni sono qui da decenni, e non sono né un idillio né un groviglio di problemi.
Il film è una commedia, con un finale forse un po’ consolatorio. Ma mi ha lasciato pieno di pensieri e di domande, e con tanta voglia di discutere. Non chiedo molto di più, onestamente.
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