Non so se posso definire un pamphlet un libro di oltre 500 pagine.
A rigore no, perche secondo il Vocabolario Treccani il pamphlet (“dall’inglese pamphlet «opuscolo», a sua volta dall’antico francese Pamphilet, titolo popolare della commedia latina in versi Pamphilus seu de amore, del secolo XII, che acquistò, in Francia, il significato odierno nel secolo XVIII”) è un “libello, breve scritto di carattere polemico o satirico”. Questo carattere polemico, però, è nell’esplicito intento dell’autore, che afferma di avere scritto questo libro dopo essersi reso conto che il principio illuminista secondo cui si può applicare la ragione per promuovere il progresso umano può sembrare ovvio, banale e antiquato ma non lo è affatto, e che – oggi più che mai – gli ideali della ragione, della scienza, dell’umanesimo e del progresso hanno bisogno di una difesa incondizionata.
È dunque un pamphlet nei contenuti, e anche nella forma, se si considera la passione e la veemenza con cui Pinker – che è uno scienziato per formazione – inanella le sue considerazioni, sempre sostenute da una mole ampia e accurata di dati, grafici e tabelle. È l’attenzione maniacale all’accuratezza delle argomentazioni, alla volontà di farci capire ogni passaggio, alla completezza della documentazione che giustificano la lunghezza del testo, che però si legge senza fatica.
Il libro ha moltissimo meriti e consiglio vivamente di leggerlo.
I maschi delle rane che vivono in città fanno un richiamo per l’accoppiamento più complesso di quello dei maschi della stessa specie che vivono nella foresta, e questo li rende molto più attraenti per le femmine.
Olivier DIGOIT / Alamy Stock Photo
Sam Wong su NewScientist (qui l’articolo) spiega il perché: l’ambiente urbano è più rumoroso, e farsi sentire e capire più difficile.
Giudicate voi stessi la differenza tra i due richiami (entrambi bellissimi.
Verso del maschio della rana Tungara nella foresta pluviale di Panama.