Francesco Cevasco pubblica su Il club de La lettura del Corriere della sera un interessante articolo (Italo Calvino cantautore Indie Pop) sul Cantacronache di Sergio Liberovici, Michele Straniero e Fausto Amodei. Nell’invitarvi a leggerlo per conto vostro, mi vorrei soffermare su un aspetto marginale (ovviamente, non marginale per me).

Liberovici, Amodei, Straniero e Margot / wikipedia.org
Ma prima, almeno qualche canzone di Fausto Amodei.
Cominciamo dalla mia preferita, Il tarlo (dedicata a Giovanni B., che ha compiuto 62 anni qualche giorno fa).
In una vecchia casa, piena di cianfrusaglie, di storici cimeli, pezzi autentici ed anticaglie, c'era una volta un tarlo, di discendenza nobile, che cominciò a mangiare un vecchio mobile. Avanzare con i denti per avere da mangiare e mangiare a due palmenti per avanzare. Il proverbio che il lavoro ti nobilita, nel farlo, non riguarda solo l'uomo, ma pure il tarlo. Il tarlo, in breve tempo, grazie alla sua ambizione, riuscì ad accelerare il proprio ritmo di produzione: andando sempre avanti, senza voltarsi indietro, riuscì così a avanzar di qualche metro. Farsi strada con i denti per mangiare, mal che vada, e mangiare a due palmenti per farsi strada. Quel che resta dietro a noi non importa che si perda: ci si accorge, prima o poi, ch'è solo merda. Per legge di mercato, assunse poi, per via, un certo personale, con contratto di mezzadria: di quel che era scavato, grazie al lavoro altrui, una metà se la mangiava lui. Avanzare, per mangiare qualche piccolo boccone, che dia forza di scavare per il padrone. L'altra parte del raccolto ch'è mangiato dal signore prende il nome di "maltolto" o plusvalore. Poi, col passar degli anni, venne la concorrenza da parte d'altri tarli, colla stessa intraprendenza: il tarlo proprietario ristrutturò i salari e organizzò dei turni straordinari. Lavorare a perdifiato, accorciare ancora i tempi, perché aumenti il fatturato e i dividendi. Ci si accorse poi ch'è bene, anziché restare soli, far d'accordo, tutti insieme, dei monopoli. Si sa com'è la vita: ormai giunto al traguardo, per i trascorsi affanni il nostro tarlo crepò d'infarto. Sulla sua tomba è scritto: PER L'IDEALE NOBILE DI DIVORARSI TUTTO QUANTO UN MOBILE CHIARO MONITO PER I POSTERI QUESTO TARLO VISSE E MORI'.
In ordine crescente di notorietà, Se non li conoscete:
LA sua più famosa, Per i morti di Reggio Emilia:
Ed ecco l’incipit dell’articolo di Cevasco:
Italo Calvino cantautore Indie Pop
Primo maggio 1958. Italo Calvino fa il suo esordio come «cantautore». Ma cantautore per davvero. E aveva pure la voce da baritono, finto baritono, quello da troppe sigarette. Al corteo della Cgil a Torino gli altoparlanti gracchiano la canzone Dove vola l’avvoltoio, scritta da Calvino, musicata da Sergio Liberovici. È una canzone con i partigiani buoni, o perlomeno dalla parte giusta, e i nazisti-avvoltoi cattivi. E contro la guerra. E per dire che non era, quella «canzonetta», una divagazione ludica di un già grande scrittore (aveva ormai pubblicato Il barone rampante e Il visconte dimezzato) leggete il confronto tra i versi del più grande cantautore italiano, Fabrizio De André, e quelli di Calvino.
De André, La guerra di Piero, 1964: «Lungo le sponde del mio torrente/ Voglio che scendano i lucci argentati/ Non più i cadaveri dei soldati/ Portati in braccio dalla corrente».
Calvino, Dove vola l’avvoltoio, 1958: «Nella limpida corrente/ Ora scendon carpe e trote/ Non più i corpi dei soldati/ Che la fanno insanguinar».
Ecco, io non penso che sia una coincidenza. Penso, anzi so, anzi ho sempre saputo che De André non esitava a “copiare”. Quando, in quegli anni, ascoltavamo le canzoni di De André, i miei amici e io faticavamo a distinguere, in De André, le canzoni “originali” dalle traduzioni di Brassens, dalle riprese e dagli adattamenti di canzoni popolari o di melodie medievali o medievaleggianti. Ce ne importava ben poco. Alcune ci piacevano e altre no. Su molte avevamo dubbi musicali (a me, almeno, piaceva ben altra musica) ma le parole erano belle e si cantavano bene insieme. Poi de André ha cominciato a collaborare con altri, alla musica e agli arrangiamenti (da Piovani a Mauro Pagani). E non sono mai cessate le libere ispirazioni, da Dylan a Leonard Cohen. Poi è arrivata la santificazione, e l’impossibilità di dubitare di una singola nota o di una singola parola.
Soltanto adesso, forse , siamo abbastanza maturi per sapere che la creatività è sempre combinatoria: le spalle dei giganti e la fame di realtà.
Non sono riuscito a trovare Dove vola l’avvoltoio? (parole di italo Calvino, musica di Sergio Liberovici) cantata dallo stesso Calvino, e non so neppure se esista. In Cantacronache 2 la cantava Pietro Buttarelli:
Un giorno nel mondo finita fu l'ultima guerra, il cupo cannone si tacque e più non sparò, e privo del tristo suo cibo dall'arida terra, un branco di neri avvoltoi si levò. Dove vola l'avvoltoio? avvoltoio vola via, vola via dalla terra mia, che è la terra dell'amor. L'avvoltoio andò dal fiume ed il fiume disse: "No, avvoltoio vola via, avvoltoio vola via. Nella limpida corrente ora scendon carpe e trote non più i corpi dei soldati che la fanno insanguinar". Dove vola l'avvoltoio... L'avvoltoio andò dal bosco ed il bosco disse: "No avvoltoio vola via, avvoltoio vola via. Tra le foglie in mezzo ai rami passan sol raggi di sole, gli scoiattoli e le rane non più i colpi del fucil". Dove vola l'avvoltoio... L'avvoltoio andò dall'eco e anche l'eco disse "No avvoltoio vola via, avvoltoio vola via. Sono canti che io porto sono i tonfi delle zappe, girotondi e ninnenanne, non più il rombo del cannon". Dove vola l'avvoltoio... L'avvoltoio andò ai tedeschi e i tedeschi disse: "No avvoltoio vola via, avvoltoio vola via. Non vogliam mangiar più fango, odio e piombo nelle guerre, pane e case in terra altrui non vogliamo più rubar". Dove vola l'avvoltoio... L'avvoltoio andò alla madre e la madre disse: "No avvoltoio vola via, avvoltoio vola via. I miei figli li dò solo a una bella fidanzata che li porti nel suo letto non li mando più a ammazzar" Dove vola l'avvoltoio... L'avvoltoio andò all'uranio e l'uranio disse: "No, avvoltoio vola via, avvoltoio vola via. La mia forza nucleare farà andare sulla Luna, non deflagrerà infuocata distruggendo le città". Dove vola l'avvoltoio... Ma chi delle guerre quel giorno aveva il rimpianto in un luogo deserto a complotto si radunò e vide nel cielo arrivare girando quel branco e scendere scendere finché qualcuno gridò: Dove vola l'avvoltoio? avvoltoio vola via, vola via dalla testa mia... ma il rapace li sbranò.
domenica, 13 Maggio 2012 alle 19:36
[…] su creatività e debiti verso i predecessori su cui sono intervenuto più volte: ad esempio, su Italo Calvino cantautore, Fabrizio De André debitore e la creatività combinatoria e Sulle spalle dei […]