Bonini, Carlo (2009). Acab. Torino: Einaudi. 2010. ISBN 9788858400944. Pagine 191. 6,99 €

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Comprato e letto di getto sull’onda dell’entusiasmo per Suburra. Un po’ deluso. Penso che l’idea fosse quella di scrivere una “verità pasoliniana”: narrare una storia che si sa vera, anche per averla esplorata con un lungo reportage, ma di cui non si hanno o non si possono mettere in fila le prove, perché non reggerebbero in un tribunale ed esporrebbero l’autore a molte ritorsioni. Conosco molto bene, anche sulla mia pelle, i limiti non scritti ma molto praticati della libertà di opinione in Italia.
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di romanzo”, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il ’68 non è poi così difficile. [Pier Paolo Pasolini. “Cos’è questo golpe? Io so“. Corriere della sera. 14 novembre 1974]
Idea buona, dicevo, raccontare così un arco di tempo e di storia che va dalla macelleria messicana della Scuola Diaz e della Caserma di Bolzaneto (21 luglio 2001) agli scontri a Roma dopo la morte di Gabriele Sandri (11 novembre 2007). Ma è la realizzazione che non mi convince. Troppo visti e sentiti, troppo convenzionali quei poliziotti idealisticamente fascisti ma tutto sommato integri, troppo compiaciuto il gusto della violenza, troppo lezzo di docufiction ed edutainment …
Il libro ha generato un film, con l’onnipresente Favino. Un motivo in più per diffidare.
Bellissima – e non sto scherzando – la copertina.
* * *
Pochissime le citazioni (riferimento alla posizione sul Kindle):
Contusioni multiple con suggellatone parzialmente estesa ed ematomi su tutte e quattro le estremità, costole, fianchi, viso e schiena. [278: locuzione citatissima sul web, ma tutte le citazioni alla fin fine derivano da questo passo di Bonini: e nessuno si preoccupa di spiegarci di che cazzo stiamo parlando. Forse di un errore di stampa diventato classico della letteratura contemporanea?]
Ho imparato studiando Diritto che dire che un fatto è accaduto non è sufficiente ad attribuirne la responsabilità a chi è accusato di esserne l’autore. [2116]
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