Quarta puntata (per la terza, andate qui).
La quarta regola è (con le mie rudimentali traduzioni del pensiero di Neumeier, che non sempre condivido):
See what’s not there
Vedi quello che non c’è

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Una delle qualità che distinguono un leader da un gregario è la capacità di vedere quello che ci potrebbe essere, ma ancora non c’è. I più sono in grado di vedere quello che c’è già: non servono occhiali magici per vedere che la Torre Eiffel è una frequentata destinazione turistica, o che l’area del rettangolo si ottiene moltiplicando base per altezza, o che milioni di persone sono disposte a pagare di più per una tazza di caffè speciale. Ma hai bisogno di occhiali magici per vedere che cosa ancora il mondo non ha, perché quello che manca è per definizione invisibile.
Il trucco è quello di notare quello che gli artisti e i designer chiamano spazio negativo: lo sfondo del quadro, lo spazio bianco della pagina, il silenzio tra le battute di una pièce teatrale, le pause in una partitura. Nel mondo dell’arte, sono tutti elementi importanti di composizione. Sul mercato, sono i crepacci in cui si annidano le occasioni nascoste.
Sperimenta queste 3 tecniche per trovare lo spazio negativo in un mercato, in un problema, in una situazione:
- Setaccia le minacce alla ricerca di possibilità nascoste. Ogni minaccia nasconde in sé un potenziale d’innovazione. La minaccia dell’obesità ha in sé la possibilità di nuovi stili di nutrizione. La minaccia del riscaldamento globale ha in sé la possibilità di nuove fonti energetiche. La minaccia della disoccupazione ha in sé la possibilità di nuovi modelli di istruzione. La lista è infinita, se impariamo a vedere quello che non c’è…
- Esamina diverse aree alla ricerca di differenze nei tassi di variazione. Il futuro è già qui – si usa dire – solo che non è distribuito omogeneamente. Guarda ad aree che sono cambiate, poi cerca aree simili o analoghe che non sono cambiate. Cerca le sacche di resistenza al successo delle nuove idee. Ci sono buone possibilità che sia soltanto una questione di tempo prima che il cambiamento arrivi anche lì.
- Immagina come una tendenza potrebbe influire su una regola affermata. Fatti una lista delle tedenze dominanti o nascenti, e poi applicale mentalmente a settori e attività che non sono cambiati da un bel po’. La tendenza a favore dell’agricoltura bio che cosa significa per i fast-food? La diffusione dei pagamenti via cellulare che effetto avrà sulle abitudini di shopping? E le nanotecnologie potrebbero cambiare il mercato dell’energia? L’abitudine di essere sempre online potrebbero cambiare il modo di vivere gli anni dell’università?
Per trovare che cosa non c’è, pensa la lavoro che non si è fatto, alla strada che non si è imboccata, al prodotto che non è andato in produzione. Questi sono gli occhiali magici per vedere l’invisibile e concepire l’inconcepibile.
L’immane potenze del negativo, come diceva Hegel (che non è affatto un cane morto, neppure nel 2014):
Per il suo fondamento, il mio metodo dialettico non solo è differente da quello hegeliano, ma ne è anche direttamente l’opposto. Per Hegel il processo del pensiero, che egli, sotto il nome di Idea, trasforma addirittura in soggetto indipendente, è il demiurgo del reale, mentre il reale non è che il fenomeno esterno del pensiero; per me, viceversa, l’elemento ideale non è altro che l’elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini. […]
Ho criticato il lato mistificatore della dialettica hegeliana quasi trent’anni fa, quando era ancora la moda del giorno. Ma proprio mentre elaboravo il primo volume del Capitale i molesti, presuntuosi e mediocri epigoni che dominano nella Germania cólta si compiacevano di trattare Hegel come ai tempi di Lessing il bravo Moses Mendelssohn trattava Spinoza: come un “cane morto”. Perciò mi sono professato apertamente scolaro di quel grande pensatore e ho perfino civettato qua e là, nel capitolo sulla teoria del valore, con il modo di esprimersi che gli è peculiare. La mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle mani di Hegel non toglie in nessun modo che egli sia stato il primo ad esporre ampiamente e consapevolmente le forme generali del movimento della dialettica stessa. In lui essa è capovolta. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico. [Marx, Karl (1873). Il capitale, libro I, Poscritto alla seconda edizione (1873). Roma: Editori Riuniti. 1964 (5ªed.): pp. 44-45]
domenica, 16 febbraio 2014 alle 22:57
[…] 46 regole per diventare un genio [4] […]