Airone, che debuttò nel maggio del 1981, è stata a lungo la prima e l’unica rivista italiana dedicata ai temi ambientali (almeno fino a quando non l’ha rilevata Cairo editore, per farne un contenitore trash).

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Vale la pena di rileggere l’editoriale del primo direttore, Egidio Gavazzi, dal primo numero (l’ho ripreso da qui):
Perché la natura, perché l’Airone
Sul finire degli anni Sessanta è esploso in Italia l’interesse per la natura. Un fatto culturale di portata storica, che consegue al risveglio di una coscienza ecologica (…) Un indice della consistenza di questo fenomeno è dato dalla diffusione dei bollettini delle libere associazioni che si occupano di natura e della sua protezione: Wwf, Lega per la protezione degli uccelli, Pro natura, Società di caccia fotografica, Italia nostra, Lega per l’ambiente, e così via, tanto per citarne alcune. Sono decine e decine di migliaia di copie inviate su abbonamento – una vera e propria editoria sommersa (…)
C’è poi un tipo di interesse per la natura che esiste da sempre, un interesse che non è di tipo culturale, ideologico, che non è nato col movimento ecologico o sopravvissuto nei musei di scienze naturali. È l’interesse per la natura di coloro che vanno in montagna, di coloro che vanno sott’acqua, di quelli che cercano funghi, che vanno a pescare, che amano il mare, il cavallo, il fuoristrada, la tenda, i viaggi. Ora, gran parte di questa categoria di persone, di questi amanti della natura istintivi ha recepito negli ultimi anni il messaggio ecologico ed è stata contagiata da un interesse di tipo più culturale per la natura (…)
L’ Airone, dunque, è una pubblicazione che si rivolge a coloro che amano la natura e non semplicemente un mensile di natura e geografia (…) noi, quindi, speriamo che l’ Airone abbia le carte in regola per rappresentare un episodio culturale di un certo rilievo, per contribuire a diffondere una mentalità naturalistica ed ecologica e a riorientare l’evoluzione del pubblico verso il sapere scientifico.
Per la grafica raffinata e soprattutto per via delle fotografie, curatissime, nello stile di National Geographic, era però l’espressione, più che dell’ambientalismo militante, dell’ambientalismo dei carini (come direbbe il Montezemolo di Crozza): tutti animali belli e buoni. E tutto il male – come sempre – dalla parte dell’uomo, il distruttore della natura.
Mascotte ne era giustamente l’airone, uccello elegante e bellissimo (come si vede dalla copertina dello storico primo numero), simbolo delle zone umide minacciate dalle bonifiche e dal DDT, animale nobile e austero. Certo, gli aironi sono predatori (anche loro, come tutti gli uccelli, sono gli unici dinosauri sopravvissuti), ma poiché si nutrono soprattutto di insetti, pescetti, ranocchie e gamberi di fiume, abbiamo visto raramente l’affilato becco degli aironi macchiato del sangue delle prede. Pochi animali ci sembrano più lontani dell’airone dalla natura red in tooth and claw cantata da Alfred Tennyson.
Salvo le rare occasioni in cui un airone riesce a catturare un animale più grande e connotato per noi degli stessi caratteri di tenerezza e carineria, ma in misura ancora maggiore, e c’è un fotografo presente.

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Ecco allora un airone cinerino catturare uno sventurato coniglietto (i fatti risalgono al 2007 e sono stati fotografati in Olanda da Ad Sprang, che li ha anche raccontati al Telegraph: Heron catches rabbit: Dramatic photos, 29 settembre 2008). Il coniglietto strillava forte, testimonia il fotografo. L’airone cinerino è una bestiaccia alta quasi un metro e ha un’apertura alare di due.
Vola via con il coniglietto nel becco e atterra in una radura con una pozza d’acqua, dove prova ripetutamente ad annegare la bestiola tenendola a lungo s0tt’acqua.

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Quando finalmente ci riesce, non resta che inghiottirla in un sol boccone.

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Buona digestione anche a voi, anime belle. La storia, raccontata da Matthew Cobb, l’ho trovata qui.

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