Mura, Gianni (2013). Non gioco più, me ne vado: Gregari e campioni, coppe e bidoni. Milano: Il Saggiatore. 2013. ISBN 9788842817529. Pagine 504. 1,99 €

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Finalmente un libro di Gianni Mura che non è un imbroglio come era accaduto per i due precedenti (già recensiti su questo blog): Giallo su giallo e Ischia. È una antologia ampia ed esauriente, che copre praticamente l’intera carriera di Gianni Mura dagli esordi ai giorni nostri, di articoli pubblicati su La Gazzetta dello Sport, Epoca e La Repubblica.
Ho una sola osservazione da fare. Non so se la scelta degli articoli l’abbia fatta lo stesso Gianni Mura, oppure i due curatori del volume (Andrea Gentile e Aurelio Pino: bravissimi), oppure (come è più probabile) i tre insieme. Ma sono rimasto sorpreso che dalla scelta sia quasi del tutto assente Lance Armstrong, di cui pure Gianni Mura (come me e come molti) era stato un affascinato e un po’ commosso tifoso. Una specie di damnatio memoriæ. Eppure, Mura aveva scritto un bel giudizio su la Repubblica del 23 ottobre 2012:
Armstrong è saltato sul cavallo bianco e ha affascinato molta gente (me compreso, almeno i primi anni). Tutto sbagliato, tutto da rifare, Bartali ha sempre ragione. Così, Armstrong non è il primo malato di cancro che guarisce e vince in modo pulito sette Tour. Armstrong è il primo malato di cancro che guarisce e vince sette Tour in modo sporco. Su quest’ultima e definitiva verità ognuno può fare le sue considerazioni.
Naturalmente, in una raccolta così vasta non tutto è perfetto. A ognuno di noi, probabilmente, sarebbe piaciuto che alcuni argomenti fossero approfonditi di più a scapito di altri cui siamo individualmente meno sensibili. Per quanto mi riguarda, alcuni sport li ho seguiti poco, soprattutto in alcuni periodi della mia vita, e altri soltanto per dovere di tifoso. Inoltre, gli articoli di giornale sono scritti per essere letti uno per volta, e magari distrattamente; mentre i libri tendiamo a leggerli un po’ più attentamente e religiosamente (vale almeno per me, che conservo un po’ di feticistico rispetto persino per gli e-book) e in sessioni più lunghe. Leggere una serie di articoli tutti insieme non può che far emergere gli stilemi, e dunque i vezzi, dell’autore.
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Qualche citazione meritevole di essere riportata (riferimento come sempre alle posizioni sul Kindle) e qualche mio commento estemporaneo.
«Come si fa a non pensare a una cosa? Se ti sforzi di non pensare a una cosa è come se ci pensassi di più.» [1759: con il che si scopre che Franco Bitossi, detto Cuorematto, aveva scoperto il principio del Don’t Think of an Elephant: Know Your Values and Frame the Debate ben 37 anni prima di George Lakoff]
Dice un proverbio bulgaro: chi si scotta con il latte caldo, soffia anche sullo yogurt. [1874]
[…] bella persona. [3250: se persino Omero ogni tanto dormicchiava, figurarsi in quali luoghi comuni può cadere un giornalista, ancorché bravo]
[…] Dallo scudetto ad Auschwitz del bolognese Matteo Marani [3376: da leggere]
[…] Edmondo Berselli pubblica Il più mancino dei tiri [3470: altro consiglio di lettura, su Mario Corso]
Il Pineau de Charente, vino fortificato, secondo alcuni famosi gastronomi sta benissimo col cioccolato. Sono in totale disaccordo. [3981: sono in disaccordo con il disaccordo, per quel che può contare la mia opinione]
Aspettare per credere, ma, anche, credere per aspettare. [5162]
E godi, Diego. [5541: la solita mania degli anagrammi]
Argentina tigre nana […] [5566]
[…] la più famosa di queste canzoni è Veronica, proprio quella di Iannacci (al Carcano, in pè), così milanese eppure scritta da un romano. [5722: il romano è Sandro Ciotti, e questa proprio non la sapevo neppure io]
[…] molta gente ha la coscienza pulita perché non l’ha mai usata […] [6437]
«[…] istinto, che è poi un ragionamento fatto un po’ più in fretta». [6783: e questa è di Zoff, nientemeno]
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