Green Book (Green Book), 2018, di Peter Farrelly, con Viggo Mortensen, Mahershala Ali, Linda Cardellini.

Non so se questo è quello che adesso si chiama dramedy. So che tratta con estrema leggerezza un argomento difficile e drammatico, quello della segregazione razziale nel sud degli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta.
Ci sono momenti molto divertenti, che ne alleggeriscono alcuni drammatici. Nel complesso, la vicenda è un crescendo di emozione e di tensione, ma il confronto tra i due protagonisti e le figure tracciate dagli attori (soprattutto da Viggo Mortensen, ma anche Mahershala Ali è bravissimo) garantiscono il sorriso, nonostante qualche caduta nel caricaturale.
Viggo Mortensen è incredibilmente bravo, al limite del virtuosismo. Chi lo ricorda soprattutto per il ruolo di Aragorn (figlio di Arathorn) nella trilogia del Signore degli anelli stenterà a riconoscerlo. Anche ingrassato, invecchiato e spelacchiato, la sua prova è superlativa.
Per chi, come me, ha visto il film in versione originale con i sottotitoli (al Nuovo Sacher di Roma), è ancora più sorprendente che Mortensen – nato a Manhattan da padre danese, e con doppia cittadinanza statunitense e danese – reciti con tanta maestria con uno spiccato accento italo-americano.
Bellissima la colonna sonora.
Anche questo è un film da vedere.
mercoledì, 20 febbraio 2019 alle 15:45
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venerdì, 5 aprile 2019 alle 13:08
[…] cammino del progresso). Come ci ha ricordato anche Green Book (di cui abbiamo parlato qui), è andata tutt’altro che così. E Powers ricorda doverosamente (ma, ancora una volta, […]