La peggiore tragedia del millennio

L’hanno scritto tutte le agenzie di stampa, ripreso tutti i giornali, trasmesso tutte le radio e le televisioni.

(AGI) – Roma, 6 apr. – “La peggiore tragedia di questo millennio”. Cosi’ il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, definisce il terremoto in Abruzzo.

Non ho motivi particolari per prendermela con Bertolaso (anche se mi fa un po’ ridere che sia chiamato a risolvere tutte le emergenze nazionali, come il Wolf di Harvey Keitel in Pulp Fiction) e meno che mai voglio mancare di rispetto alle vittime del terremoto.

Però le parole hanno, o dovrebbero avere un senso. D’accordo, dico spesso (e lo conferma l’indagine PISA dell’OCSE) che la nostra tradizione scolastica porta gli italiani ad avere poca dimestichezza con i numeri e con le analisi quantitative. E questo è già un bel problema in sé. Ma – cribbiolina – tutti cercano di convincerci che siamo maghi delle parole, ottimi retori, grandi comunicatori. Invece la frase di Bertolaso, al di là dei luoghi comuni, ha un contenuto informativo prossimo a zero. Peggio: un contenuto disinformativo.

Tanto per cominciare, questo millennio – a seconda che lo facciamo iniziare dal 1° gennaio 2000 o 2001 – ha 8 o 9 anni d’età. Vuol dire che ne mancano 991 o 992 alla sua conclusione e, purtroppo, c’è tutto il tempo per accumulare tragedie peggiori di questa. Non ha detto, Bertolaso, la tragedia peggiore degli ultimi 1000 anni, che forse avrebbe dato più prospettiva alla sua affermazione, ma che sarebbe stato palesemente falso, qualunque fosse il metro di giudizio adottato.

Già, perché l’uso del comparativo peggiore implica necessariamente un metro di giudizio. La necessità di avere un’unità di misura, e quindi di ragionare in termini quantitativi, rientra dalla finestra dopo essere stata messa alla porta. Peggiore di che? Peggiore in che termini? Qual è l’unità di misura che stiamo utilizzando? Il numero di morti? Il numero di abitazioni distrutte? L’ammontare dei danni espresso in termini monetari? E qual è l’ambito territoriale di riferimento? L’Aquila? L’Abruzzo? L’Italia? L’Europa? Non certo la scala mondiale, nemmeno a parlare soltanto di eventi sismici, dal momento che le vittime dello tsunami del 26 dicembre 2004 sono stimate in 230.000 (Bertolaso dovrebbe saperlo, dato che fu responsabile delle operazioni di soccorso dell’Unione europea).

Quanto a me, nonostante le mia passione per i numeri e le statistiche, trovo questa contabilità dei disastri un esercizio fuorviante e cinico: ogni tragedia, ogni morte, ha una sua scala definitiva e incomparabile, come ben sa chi ha perso una persona cara per incidente stradale o sul lavoro, per malattia, per qualunque causa …

Come canta il poeta (l’avevo già citato qui):

Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d’ ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!

Pubblicato su Grrr!, Parole. 1 Comment »

Una Risposta to “La peggiore tragedia del millennio”

  1. wu ming Says:

    L’aspetto sconcertante è che i media etichettano ogni evento con la frase più a effetto che il più svelto riesce a inventarsi e così, da ieri, ogni telegiornale si apre con questa dichiarazione, senza preoccuparsi dell’accuratezza statistica o semantica. Così come i media non si preoccupano del rispetto della persona quando, invece dei nomi, usano una caratteristica o un soprannome: il rumeno, ingiustamente accusato alla caffarella, è stato sistematicamente presentato come “faccia da pugile”. Senza dire, poi, che essere rumeno è già una caratteristica che non richiede il nome proprio.


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