De Cataldo, Giancarlo (2010). I traditori. Torino: Einaudi. 2010.

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Quali sono gli ingredienti per scrivere un romanzo storico quanto meno leggibile? Ci sono secondo me 3 possibili strade:
- o non ne sai assolutamente niente, ma sei un genio, o quanto meno un pazzo, e scrivi una cosa di tale potenza evocativa che al lettore della verosimiglianza non interessa più nulla (il primo nome che viene in mente è Salgari, che io peraltro non amo particolarmente);
- o ti documenti e studi da bravo sgobbone, e poi se sei uno scrittore (perché se non lo sei, non vai da nessuna parte) riesci a scrivere un bel romanzo storico (e qui vi aspettereste che citassi Eco, e invece mi viene in mente il David Mitchell di The Thousand Autumns of Jacob de Zoet, oppure il Michel Faber di The Crimson Petal and the White)
- oppure conosci la materia come le tue tasche.
Quest’ultima era la strada seguita finora da Giancarlo De Cataldo, che ha scritto romanzi potenti sull’Italia dell’altro ieri (Romanzo criminale, ma soprattutto – secondo me – Nelle mani giuste). Qui il miracolo non riesce, perché – anche se è verosimile – non abbiamo elementi sufficienti per ipotizzare che i protagonisti del Risorgimento fossero della stessa pasta dei cialtroni corrotti che sono stati al potere negli ultimi 50 anni (e parlo solo della mia esperienza diretta). E perché i personaggi non storicamente attestati, quelli che De Cataldo chiama “eroi, traditori e banditi” non necessariamente furono quell’accozzaglia di personaggi stereotipati che De Cataldo ci propone. Capiamoci, non ho dubbi che le “persone normali” (escludo i visionari, i profeti, i padri fondatori e i leader meritatamente o immeritatamente passati alla storia) abbiano vissuto il quotidiano di un’epoca (più o meno i 26 anni abbracciati dal romanzo) come un succedersi di eventi quotidiani e confusi, in cui era difficile percepire la forza della corrente storica, e ancora più difficile avere la forza di schierarsi una volta intravisto dove stesse il giusto. Ma non posso accettare che nessuno, ma proprio nessuno lo avesse capito e avesse giocato pulito, o almeno agito secondo coscienza. Quale che sia il giudizio che vogliamo dare, dopo 150 anni, agli esiti di quelle vicende.
Altrimenti, cadiamo in quello che io chiamo il “violantismo”, secondo il quale chi ha combattuto nella Resistenza o semplicemente si è fatto un paio d’anni di prigionia nei campi nazisti può essere equiparato ai “ragazzi di Salò”. Chi scelse la Resistenza o la fedeltà all’esercito regio aveva la stessa età e la stessa cultura degli sciagurati ragazzi di Salò, eppure seppe scegliere benissimo la parte giusta, a costo della libertà e persino della vita.
Lo stesso, mi figuro, accadde nel Risorgimento. Non posso credere che l’abbiano fatto soltanto i precursori della banda della Magliana.
Un’altra cosa: i personaggi femminili sono tutti finti e insopportabili.
mercoledì, 22 dicembre 2010 alle 11:51
Navigando fra le onde del web mi sono piacevolmente incagliato in questo bel blog.
Mi presento sono Josè Pascal (figlio del fù Mattia Pascal e Ederì Buendìa discendente del grande colonnello Aureliano Buendía).
Volevo invitarti a visitare il mio blog ed eventualmente collaborare.
Se ogni giorno vorrai una lettera mi invierai a inparolesemplici@gmail.com
Nell’attesa di una tua letterina ti auguro buone feste
sabato, 31 dicembre 2011 alle 21:33
[…] Giancarlo De Cataldo ha sceneggiato il romanzo di Anna Banti, e questo illumina (a posteriori, almeno per me) il suo romanzo I Traditori, di cui ho parlato qui. […]
domenica, 12 febbraio 2012 alle 0:44
[…] storico reinterpretato in chiave contemporanea, e fa venire in mente – come ho già scritto altrove – The Crimson Petal and the White di Michel […]
giovedì, 19 luglio 2012 alle 22:37
[…] ne abbiano tratto il film di cui il libro, più che un romanzo, sembrava la sceneggiatura). I traditori vedeva il ritorno di Giancarlo De Cataldo alle grandi ambizioni, ma non ai grandi risultati […]
domenica, 24 novembre 2013 alle 19:26
[…] ne abbiano tratto il film di cui il libro, più che un romanzo, sembrava la sceneggiatura). I traditori vedeva il ritorno di Giancarlo De Cataldo alle grandi ambizioni, ma non ai grandi risultati […]