Per me è un’ottima notizia, anche se sono sicuro che per qualcuno di voi non lo è.
Due ricercatori della Lawrence Technological University nel Michigan hanno scritto un programma che analizza i dipinti in modo simile a quello che adottano gli esperti umani.
L’esperimento condotto dai 2 studiosi ha poi sottoposto al programma circa 1.000 dipinti di 34 noti artisti e lasciato che l’algoritmo di analisi del programma procedesse a sviluppare una rete di somiglianze tra gli autori, basata unicamente sul contenuto visivo dei dipinti e senza intervento umano di sorta. Il risultato è sorprendentemente simile alle tassonomie presenti nei libri di storia dell’arte.
Il programma ha individuato le differenze tra realismo classico e arte moderna, classificando 18 pittori nel primo gruppo e 16 nel secondo. Ulteriori classificazioni emergono dalla vicinanza di artisti come Leonardo, Raffaello e Michelangelo (Rinascimento) e Vermeer, Rubens e Rembrandt (Fiamminghi). Oppure i post-impressionisti (Cezanne e Gauguin) da una parte e i surrealisti (Salvador Dali, Max Ernst e Giorgio de Chirico) dall’altra. Si tratta di classificazioni agevolmente alla portata di chiunque sia familiare con la storia dell’arte europea, ma difficili da cogliere per un occhio non acculturato.
Il programma opera elaborando, per ciascuno dei dipinti analizzato, 4.027 descrittori dell’immagine, valori numerici che ne rappresentano i contenuti (colori, forme, sfumature cromatiche e testurali) traducendoli in elementi quantitativi. Questo passaggio consente di applicare un algoritmo che utilizza metodi statistici e di pattern recognition per individuare similarità e dissimilarità tra stili artistici meglio di quanto non possa fare un soggetto umano inesperto.
Forse l’entusiasmo degli autori è esagerato, ma come primo passo è abbastanza impressionante.
Qui la notizia come l’ho trovata sulla newsletter di KurzweilAI (Can computers understand art? | KurzweilAI), qui il comunicato stampadell’Università e qui il riferimento all’articolo completo (a pagamento): Lior Shamir, Jane A. Tarakhovsky, Computer analysis of art, Journal on Computing and Cultural Heritage, 2012, DOI: 10.1145/2307723.2307726
venerdì, 19 ottobre 2012 alle 8:57
Sembra quindi che ‘spiegare’ l’arte sia possibile, ma non è detto che sia necessario.
http://www.artonweb.it/arteartonweb/articolo25.htm