L’iconografia della nuova destra

Se ne occupa Imprint, la rivista online per la comunità dei designer, in un articolo del 17 dicembre 2012 intitolato Old Symbols for Italy’s New Ultra-Right Party e scritto da Steven Heller (che abbiamo incontrato qui, a proposito di una campagna per scoraggiare gli aspiranti suicidi della metropolitana di Londra).

Non tradurrò l’articolo in italiano per pura viltà (non vorrei fossero imputate a me le opinioni di Heller, visto l’intelligenza limitata e l’ancora più limitata tolleranza per le opinioni altrui dei simpatizzanti dei partiti e movimenti di cui parleremo. sono stato malmenato qualche volta da giovane e adesso non ho più l’età.

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Forza Nuova (New Force) is the latest fascist wannabe on Italy’s right wing. And although relatively new to the scene, its poster (below) borrows vintage imagery from a certain long-defeated German nationalist party. The FN’s logo, while looking a little Barbara Kruger, uses that same German nationalist party’s favorite colors.

Un manifesto (affisso abusivamente) di Forza Nuova

Un bassorilievo di Arno Breker

Forza Nuova belongs to a confederation of old and new European ultranationalist parties called the European Nationalist Front (FNE), whose President is Robert Fiore. Fiore is also the founder of Forza Nuova. The group includes as members the National Democratic Party of Germrany (NPD), the National Revival of Poland (NOP), the New Right (ND) of Romania, the Falange of Spain, and the Golden Dawn (XA) of Greece. Each organization has its own national nuances and idioms, but they share extreme anti-immigrant, anti-semitic, pro-nationalistic, racist, violent ideas and employ new media and crowdsourcing for outreach. (Members of the German Federal government have moved to constitutionally ban the NPD — more here.)

La falange spagnola

L’ala destra rumena

La rinascita nazionale polacca

Alba dorata

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wikimedia.org/wikipedia/commons

Su quest’ultimo simbolo però permettetemi di dire la mia: a parte una vaga reminiscenza di svastica nazista (non penso casuale) e di meandro decorativo greco (vedi sopra), a me ricorda irresistibilmente il logo dell’ISI, l’Istituto internazionale di statistica. Ditemi voi se sbaglio!

La valutazione della ricerca

  1. Anche all’estero si discute del nostro sistema di valutazione della ricerca. Ricostruisco la vicenda con Storify.
    Il primo articolo che ho trovato è stato quello di Dan Cossins pubblicato il 17 dicembre 2012 sulla rubrica The Nutshell della rivista online The Scientist.

  2. Quell’articolo a sua volta citava una nota di Laura Margottini pubblicata il 13 dicembre su ScienceInsider, una newsletter (Breaking news and analysis from the world of science policy) dell’autorevolissima Science, organo dell’American Association for the Advancement of Science.

  3. L’articolo cita l’ANVUR e i suoi critici (ROARS, scienzainrete.it, il cui link però non funziona) e il britannico Research Excellence Framework.
  4. Curioso, ma non casuale, che l’unico commento (peraltro anonimo) all’articolo di Laura Margottini rilevi sarcasticamente:

    Many protesters are sons and daughters of Italian university professors. And their parents are protesting too.