Ci siamo occupati molte volte della ristrutturazione del nodo Termini della metropolitana di Roma, iniziata nell’aprile del 2011 e inaugurata alla vigilia delle elezioni comunali del 26-27 maggio, segnalando – tra l’altro – la circostanza che a una pioggia appena abbondante c’erano infiltrazioni d’acqua.
Il simbolo delle infiltrazioni nei mezzanini, per me, era diventato il secchio di plastica, unico segno di un intervento di chi dovrebbe gestire il servizio.
Piove sul bagnato
Temo che ieri, però, un secchio non sia stato sufficiente …
il 10 aprile 2010 iniziano i lavori per il rifacimento della stazione Termini delle linee metropolitane A e B
costo previsto 63 milioni di euro
grandi disagi per le migliaia di persone che ogni giorno passano dalla stazione: deviazioni, percorsi di guerra, entrate e uscite chiuse
i lavori avrebbero dovuto concludersi (dopo vari rinvii) il 31 dicembre 2012
non è stato così, i lavori sono ancora in corso, alcune entrate sono ancora chiuse.
Alcune critiche, però, le abbiamo già fatte (qui e qui) e possiamo riassumerle così:
il problema dei flussi in entrata e in uscita che si intersecano non è ancora stato risolto, nonostante i buffi «fumettoni» appiccicati a terra
il pavimento di pietra liscia color antracite, indubbiamente più bello di quello in gomma, è però decisamente scivoloso (e comunque i «fumettoni» rovinano l’effetto estetico)
le contropareti di metallo smaltato bianco, belle e luminose, sottraggono parte del già esiguo spazio dei corridoi e delle banchine.
Soprattutto, continua a pioverci dentro. Esattamente nello stesso punto segnalato a novembre.
Come si rimedia? Nel lungo periodo non lo so, ma non lo sa neanche Metroroma, che in 3 mesi non ha trovato una soluzione. Nel breve periodo, si è fatto ricorso a una tecnologia anni Sessanta. Qualcuno ricorda il Carosello con Gino Bramieri? E mo? Moplen. Un bel secchio di plastica e passa la paura.
Rimetto la stessa foto che avevo messo a novembre – così evito di fare una cosa illecita, che fare foto sarebbe vietato (anche se non capisco perché). L’unica differenza è che oggi il secchio era blu, non più rosso. Il resto tutto uguale. Sempre latitante un avviso che avverta del pericolo di scivolare, come è obbligatorio (penso) nei luoghi pubblici. Qui, come è facile immaginare, passano ogni giorno migliaia di persone.
Non voglio certo rubare il mestiere a Leonardo Tondelli, che tiene un post che parla di santi suIl Post, ma ho una passione per questa Cecilia: avrei voluto dare questo nome a mia figlia, se ne avessi avuto una, e da giovane ho passato il tempo a innamorarmi, non corrisposto, di qualche Cecilia.
Santa Cecilia, che si festeggia oggi, 22 novembre, e per la quale molti musicisti hanno composto opere, è diventata protettrice celeste della categoria per un errore di trascrizione. Scrive infatti Jacopo da Varazze (o Varàgine) nella sua Legenda Aurea (che qui trovate in versione integrale, anche se in latino: Santa Cecilia inizia a pagina 771):
[…] cantantibus organis illa in corde soli domino decantabat dicens: fiat, Domine, cor meum et corpus meum immacolatum, ut non confundar [… ] (mentre gli organi suonavano, ella cantava in cuor suo soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa [nel giorno del Giudizio]).
E così, mentre suona l’organo e lei, assorta, canta senza emettere suono le lodi del signore, la rappresenta anche l’iconografia;
wikimedia.org/wikipedia/commons
Affascinante. Peccato che originariamente (pare) era scritto: candentibus organis (con strumenti di tortura arroventati. La santa, cioè, pregava in silenzio durante il martirio.
Noi festeggiamo, più laicamente, una Cecilia più allegra e meno prude, pronta a concedersi alle gioie della carne in questa vita, come la rappresentano Simon and Garfunkel in un gustoso quadretto anni Sessanta:
Oh Cecilia, you’re breaking my heart
You’re shaking my confidence daily
Oh, Cecilia, I’m down on my knees
I’m begging you please to come home
Oh Cecilia, you’re breaking my heart
You’re shaking my confidence daily
Oh, Cecilia, I’m down on my knees
I’m begging you please to come home
Come on home
Making love in the afternoon with Cecilia
Up in my bedroom (making love)
I got up to wash my face
When I come back to bed
Someone’s taken my place
Oh Cecilia, you’re breaking my heart
You’re shaking my confidence daily
Oh, Cecilia, I’m down on my knees
I’m begging you please to come home
Come on home
Jubilation, she loves me again,
I fall on the floor and I’m laughing,
Jubilation, she loves me again,
I fall on the floor and I’m laughing
Paul Simon (senza Garfunkel) al concerto al Central Park del 1991 in piena fase World Music:
Adesso che sono a fine post lo posso confessare, contando sul fatto che nessuno arriverà fin qui: questo post è dedicato a Cilla. Chi ha orecchie …
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