Venezia, Schlomo (2007). Sonderkommando Auschwitz (Sonderkommando). Milano: Rizzoli. 2008.
Certamente queste memorie di un ebreo greco di lingua italiana, deportato giovanissimo a Birkenau e trovatosi in modo pressoché fortuito a far parte del Sonderkommando, cioè del gruppo di prigionieri ebrei costretti a prestare servizio prima e dopo le uccisioni di massa (ad esempio, prima aiutando i morituri a spogliarsi e poi tagliando i capelli alle donne, strappando i denti d’oro e cremando i cadaveri) non può essere oggetto di una recensione “normale”. È una memoria orale trascritta, in cui sull’orrore prevale spesso lo stupore (in senso etimologico), l’incapacità di comprendere quello che sta accadendo. ma forse soltanto così si sopravvive a questo orrore. Mancano le riflessioni di Primo Levi o di Boris Pahor: qui c’è un quotidiano sospeso nel tempo e dal “giudizio” umano che aggiunge materia all’orrore.
Ho trovato molto fastidiosa, retorica e francamente brutta la prefazione di Walter Veltroni, con tutti i suoi tic linguistici e i suoi espedienti retorici.
venerdì, 17 aprile 2009 alle 15:49
Claude Lanzmann, nel suo film “Shoah” del 1985, intervista i sopravvissuti dei campi di sterminio in Polonia (compresi i membri del Sonderkommando), ex SS e gente del luogo.