A Christmas Carol (2009), di Robert Zemeckis, con Jim Carrey.
Bah! Humbug!
Pessimo film (e io che vado al cinema così di rado). Ma con tutto lo yogurt che c’è, c’era proprio bisogno di Yoplait? Dice il saggio: It doesn’t mean you should just because you can.
Insomma – senza parlare di Carl Barks (di cui pure ci sarebbe da parlare a lungo) – c’era il cartone disneyano del 1983.
C’è anche questa bella versione del 1971, dell’inglese Richard Williams.
Anche se per me la cosa migliore resta rileggersi il classico di Charles Dickens, magari in inglese per fare un po’ d’esercizio.
domenica, 10 gennaio 2010 alle 12:15
Indubbiamente quest’ultimo è un pessimo film, soprattutto ora che ho visto gli altri: urlato, dilatato, sempre sopra le righe, la storia viene usata solo per dare spazio agli effetti speciali. La trasformazione degli attori in pupazzi animati mi è sembrata grottesca e gratuita. Tutti hanno detto che non è un film per bambini perché fa paura. Anche il cartone con Paperone fa paura in alcuni momenti, ma è la sana paura delle fiabe tradizionali, non un incubo gratuito e prolungato oltre il sopportabile.
martedì, 30 ottobre 2012 alle 21:35
[…] L’espressione è la prima che Scrooge proferisce e lo caratterizza immediatamente e splendidamente, tanto da essere divenuta proverbiale. L’ho usata anch’io per recensire il (brutto) film di Zemeckis. […]
lunedì, 5 novembre 2012 alle 9:47
[…] L’espressione è la prima che Scrooge proferisce e lo caratterizza immediatamente e splendidamente, tanto da essere divenuta proverbiale. L’ho usata anch’io per recensire il (brutto) film di Zemeckis. […]