Le idee innovative hanno un’importanza cruciale ma (anzi proprio per questo) sono rare ed elusive. Quando, nonostante sforzi disumani e applicazione diuturna, non ci viene nessuna idea brillante meglio prendersi una pausa e dare una chance all’inconscio. È quasi sicuramente un consiglio che vi hanno dato e che avete trasmesso ad altri. È anche probabile che – come del resto è capitato anche a me – a volte vi sia successo di arrivare alla soluzione di un problema la mattina svegliandovi o facendo la doccia, dopo una giornata passata inutilmente a scervellarvi.
Uno studio pubblicato di recente su Thinking Skills and Creativity (lo trovate qui, ma lo potete leggere soltanto se appartenete a un’istituzione abbonata o se vi va di pagare $ 31,50) conferma la validità del consiglio, ma per motivi diversi da quelli che tutti credevamo: non è vero che l’inconscio è più efficiente del pensiero cosciente nell’elaborare idee, ma gioca un ruolo fondamentale nel secondo stadio del processo, quello di selezionare le idee più innovative tra quelle generate dal pensiero cosciente.

Hemera/iStockphoto - miller-mccune.com
Nell’impossibilità di leggere l’articolo originario, mi baso su quanto ho trovato qui:
How the Unconscious Mind Boosts Creative Output – Miller-McCune
Lo studio è stato condotto da Simone Ritter del Radboud University Behavioral Science Institute di Nijmegen (Paesi Bassi) e dai suoi colleghi.
Nel primo esperimento, a 112 studenti universitari è stato chiesto di proporre quanti più metodi venissero loro in mente per rendere più sopportabile l’attesa in fila a una cassa. Una metà (ovviamente scelta a caso) ha avuto la possibilità di dedicarsi immediatamente al compito, mentre l’altra ha dovuto prima dedicarsi per 2 minuti a un’attività poco impegnativa (cliccare su dei cerchi che comparivano sullo schermo). A ciascuno è stato poi chiesto di elencare tutte le idee venute in mente e individuare al loro interno la più creativa. I risultati sono stati valutati nel merito da esperti indipendenti.
I 2 gruppi non sono risultati significativamente diversi per numero e “qualità” (secondo i valutatori indipendenti) delle idee formulate. Ma quelli che erano stati “distratti” sono risultati significativamente migliori nella capacità di discernere la soluzione più creativa.
Il secondo esperimento è stato condotto su 68 studenti con la medesima procedura ma un quesito diverso (“Come possono gli studenti accumulare soldi extra?”). I risultati confermano quelli del primo esperimento.
Pur senza proporre una teoria compiuta, gli autori dell’articolo ipotizzano che – durante la distrazione – un processo inconscio proceda a “taggare” le idee formulate dal pensiero cosciente.
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