Soratte [2]

Oggi, per la prima volta nella mia vita, anche se sfrecciando a 250 km all’ora e per pochi istanti tra una galleria e l’altra, ho visto le 3 cime del Soratte biancheggiare per la neve.

Spettacolo raro, perché il Soratte è alto soltanto 691 metri, anche se spicca tra le alture circostanti per il suo profilo tipico. E grande emozione per chi, avendo studiato al liceo classico, ha tradotto e amato le poesie di Orazio.

Ne ho già parlato in questo blog. Ma non posso non riprodurre il post oggi.

* * *

Vides ut alta stet nive candidum
Soracte nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
flumina constiterint acuto?
Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras, fuge quaerere, et
quem Fors dierum cumque dabit, lucro
adpone, nec dulcis amores
sperne puer neque tu choreas,
donec virenti canities abest
morosa. Nunc et campus et areae
lenesque sub noctem susurri
conposita repetantur hora,
nunc et latentis proditor intumo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.
[Orazio, Carmina, I, 9]

Provo una traduzione (il mio latino è arrugginito, ma vorrei provare a essere fedele e poco paludato e a trasmettere la modernità di questa poesia)

Guarda il Soratte candido per la neve alta: gli alberi stanchi non ne reggono il peso e per il gelo pungente i fiumi sono gelati.
Allontana il freddo aggiungendo legna al fuoco del camino, Taliarco, e versa ancora di quel vino vecchio.
Tutto il resto lascialo agli dei: è bastato che placassero i venti che infuriavano sul mare e sùbito si sono calmate le fronde dei cipressi e dei vecchi frassini.
Che cosa il futuro ti riserva per domani, evita di chiedertelo: qualunque giorno la sorte ti darà, segnalo all’attivo. Finché sei giovane e la fastidiosa vecchiaia è lontana, ragazzo mio, gòditi le danze e i dolci amori.
Adesso, all’imbrunire, sul corso e nelle piazze è l’ora degli appuntamenti, dei bisbigli che si cercano, della gradita risata che tradisce la ragazza nascosta nell’angolo più nascosto, del pegno d’amore strappato da un braccio o da un dito che non offre resistenza.

Bubbole, Pil e gas esilarante

Di regola metto la sveglia alle 6:00 e la prima cosa che faccio è ascoltare il giornale radio Rai di RadioUno. Anche quando non c’è un servizio di Oscar Bartoli, in genere non devo aspettare molto prima di sentire la prima boiata del giorno. È una bella comodità, perché così uno si toglie il pensiero. È una cosa fatta, e anche se nel resto della giornata uno ne dovrà sentire altre, di boiate, non sarà mai uno shock come la prima. Un po’ come il primo caffè o la prima sigaretta (quando fumavo) o il letterario primo sorso di birra.

La boiata di stamattina è stata questa notizia, ripresa da un “lancio” dell’Ansa:

Maltempo: imprese, pil -1% dopo 3 giorni distacchi gas

Consorzio Gas Intensive, oggi colpite tra le 300 e 400 aziende

07 febbraio, 16:58

ROMA  – Se i distacchi decisi dal comitato emergenza gas dovessero andare avanti per oltre 3 giorni, l’impatto sul pil sarebbe del -1%. E’ la stima di Gas Intensive, consorzio di 8 associazioni di categoria di Confindustria dei settori ad alto consumo di gas. Oggi, secondo il presidente Paolo Culicchi, le interruzioni hanno colpito 300-400 aziende.

Distacchi gas

ansa.it

Non occorre essere economisti o esperti di energia per capire che, messa così, è una sciocchezza.

Il Pil (italiano) è la ricchezza prodotta in Italia nel corso di un anno. Non ci serve conoscerne il valore assoluto per smontare il calcolo di Paolo Culicchi. Fatto 100 il valore del Pil annuale, ogni giorno in media se ne produce un trecentosessantacinquesimo, cioè lo 0,27%, e ogni 3 giorni lo 0,82%. Cioè in ogni caso meno dell’1% di cui parla Culicchi.

Anche se si contassero soltanto i giorni lavorativi, come fa Mario Deaglio in un articolo pubblicato su La Stampa, Il Generale Inverno pesa sul Pil – ma la cosa mi pare discutibile, dal momento che molte imprese dell’industria e dei servizi operano ormai a ciclo continuo e nei giorni festivi – un duecentoventesimo di Pil equivale allo 0,45%, e ogni 3 giorni se ne andrebbe l’1,36% di tutto il Pil italiano, se in quei 3 giorni nessun soggetto economico producesse alcunché.

Potrebbe bastare questo a far vedere che la stima di Culicchi (o del suo ufficio studi) è assurda, sbagliata di molti ordini di grandezza.

Ma vale la pena di continuare a ragionare, per dare un po’ d’aria ai neuroni (sono nella sala d’aspetto di una stazione; pardon, in un Freccia Club).

Lo stesso Culicchi ci dice che ieri sono state colpite dalla sospensione della fornitura di gas naturale 3-400 imprese. In Italia ci sono quasi 4,4 milioni di imprese. Quindi stiamo parlando, nella peggiore delle ipotesi, di un’impresa ogni 11.000, cioè di meno dello 0,01% delle imprese italiane. Supponiamo che si tratti di imprese “tipiche”, cioè rappresentative dei valori medi nazionali: un loro fermo di 3 giorni rappresenterebbe tra lo 0,00007 e lo 0,00012% del Pil (a seconda che si consideri un anno di 365 giorni di calendario o di 220 giorni lavorativi).

Naturalmente, l’ipotesi che le imprese italiane siano tutte uguali per dimensione e produttività non è realistica. Ma anche se le 3-400 imprese colpite dalla sospensione della fornitura di gas fossero per massimo della jella le più grandi ed efficienti del Paese, saremmo astralmente lontani dalle valutazioni di Culicchi.