Almeno dai tempi del commediografo latino Terenzio (Homo sum: nihil humani mihi alienum puto) si sa che ognuno di noi ha due poli, come una calamita, e nasconde (per quanto gli riesce e con molte eccezioni) i propri lati oscuri. Il mondo è pieno di buoni predicatori e pessimi razzolatori. I figli d’una mignotta più cinici e privi di scrupoli ingrossano le schiere dei baciapile. Eccetera eccetera. La saga di Star wars lo chiama il lato oscuro della forza (the dark side of the Force).

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Questa premessa non vi tragga in inganno. Non sto per svelarmi tutti i miei lati oscuri. La protezione che mi offre il mio liso nom de plume è troppo esigua, come una mutandina di Belen o di Viviane Castro (qualcuno se ne ricorda?).

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Un lato oscuro, però, lo posso svelare: per anni soprattutto (ma, ahimè, non solo) nei lunghi viaggi in treno (che in era pre-AV erano davvero lunghi, 6-8 ore tra Milano e Roma) ho letto Segretissimo. Ma non tutto quello che la collana offriva, ma quasi esclusivamente le avventure di SAS (Sua Altezza Serenissima) Malko Linge, principe austriaco e agente speciale della CIA. Protagonista dei romanzetti fascisti, razzisti, imperialisti, sessisti, sadici, violenti e francamente pornografici di Gérard de Villiers. Per di più, i romanzi di de Villiers sono esplicitamente seriali; mescolano un ben dosato amalgama di sesso violenza esotismo e attualità politica; sembrano scritti con una cartina e una guida turistica davanti agli occhi; fanno pensare a una squadra di negri che prepara almeno i canovacci (altrimenti, come farebbe l’arzillo ottantenne a pubblicarne 5 all’anno?); e, soprattutto, sono inzeppati di pubblicità latente (Malko beve soltanto quello champagne o quella vodka, scende in quella catena di alberghi, si serve di quell‘arredatore – tutti rigorosamente francesi, manco a dirlo).

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Ecco fatta la confessione. Mi sento sollevato? No, per la verità.
Ma pensavo fosse (fosse stata, per l’esattezza: il combinato disposto dell’Alta velocità e dell’e-book non dà più alibi) una debolezza imperdonabile finché non ho letto il lungo articolo di Robert F. Worth sul Magazine del New York Times del 30 gennaio 2013 che , pur senza nascondere nessuno degli aspetti negativi del personaggio e del suo autore, ne fa un fenomeno di politica estera, se non di letteratira o di costume. Leggere per credere (qui un breve estratto, per l’articolo intero seguite il link).
The Spy Novelist Who Knows Too Much
The book was the latest by Gérard de Villiers, an 83-year-old Frenchman who has been turning out the S.A.S. espionage series at the rate of four or five books a year for nearly 50 years. The books are strange hybrids: top-selling pulp-fiction vehicles that also serve as intelligence drop boxes for spy agencies around the world. De Villiers has spent most of his life cultivating spies and diplomats, who seem to enjoy seeing themselves and their secrets transfigured into pop fiction (with their own names carefully disguised), and his books regularly contain information about terror plots, espionage and wars that has never appeared elsewhere.