Alan Bennett – Smut

Bennett, Alan (2010-2011). Smut: Stories. New York: Picador. 2012. ISBN 1846685265. Pagine 214. 7,78 €

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Un lettore onnivoro e impenitente si deve aspettare di tutto dai suoi impulsi. Anche di essere indotto a comprare e a leggere un libro da Facebook. La storia è questa (anche se su FB tutto è ultrapubblico tacerò i nomi): il 27 luglio 2012 un’amica (nell’accezione FB ma, mi auguro, anche in quella più ampia della vita reale) pubblica il seguente “aggiornamento di stato”: «Eh sì. Per me, letturine sporche. Anche.». E sotto questo libro, con il link alla bella copertina adelphiana e il testo del risvolto di copertina:

adelphi.it

Questa volta Alan Bennett svela una inusitata vena piccante: «lo scrittore più amato della Gran Bretagna» – ma non meno amato dai nostri numerosissimi lettori di Nudi e crudi e La sovrana lettrice – ci tuffa infatti in due farse scanzonate e impertinenti. Entriamo così nell’atmosfera briosa di Mrs Donaldson ringiovanisce, dove una rispettabile vedova di mezza età, dedita al mestiere di simulatrice di malattie in una clinica universitaria, si trova inopinatamente nel ruolo di apprendista voyeur; e poi nell’esilarante girandola di amplessi e ricatti incrociati di Mrs Forbes non deve sapere, la sorniona pochade familiare dove finiremo per godere del più grande fra i privilegi – quello di scoprire i segreti per primi. Tutto da ridere? Come sempre con Bennett, non proprio. Il nostro «maestro dell’osservazione» guarda il mondo come uno Swift fattosi malinconico e bonario; e con un’ironia mai livida, spesso affettuosa, irride le inibizioni, i convenzionalismi, le piccole miserie delle persone che si dichiarano normali nella loro vita di ogni giorno. Riuscendo anche questa volta, con la sua maliziosa levità, a insinuarsi nella psiche di tutti.

Nel mio animo alberga, neppur troppo sotterranea per la verità, una componente licenziosa e libertina. Più precisamente porcellina o porcellona, anzi. E quindi mi sono fiondato a comprare il libro su Kindle. Poi sono passati i mesi, altre urgenze, meno carnali e più intellettuali, hanno guidato le mie letture. Fino a quando, qualche giorno fa, l’ho aperto e divorato.

Sgombriamo subito il campo: non siamo di fronte a un romanzo porno, neppure nell’accezione soft delle 50 sfumature di tutto. Meno che mai ai sulfurei bagliori del divino marchese o dell’Histoire d’O. Nemmeno all’ikebana pubico di Lady Chatterley:

With quiet fingers he threaded a few forget-me-not flowers in the fine brown fleece of the mound of Venus.
‘There!’ he said. ‘There’s forget-me-nots in the right place!’
She looked down at the milky odd little flowers among the brown maiden-hair at the lower tip of her body.
‘Doesn’t it look pretty!’ she said.
‘Pretty as life,’ he replied.
And he stuck a pink campion-bud among the hair.
‘There! That’s me where you won’t forget me! That’s Moses in the bull-rushes.’

Siamo piuttosto di fronte a un divertito racconto britannico, pieno di compiaciuto understatement e di piacevolissima lettura. Il primo racconto è decisamente migliore del secondo, anche se è quest’ultimo a contenere le citazioni più memorabili e i dialoghetti più abrasivi. Il risvolto di copertina forse esagera i pregi dell’opera. Ma è il mestiere suo, e la fa molto bene, tanto che ho la tentazione di scrivere che è il brano più riuscito del libro…

Chissà se è poi piaciuto alla mia amica di FB-

* * *

Qualche citazione che, per una volta, dànno un’idea molto precisa dello stile e del tono dell’autore (riferimento come sempre alle posizioni sul Kindle).

She was (or thought herself) a conventional middle-class woman beached on the shores of widowhood after a marriage that had been, she supposed, much like many others…happy to begin with, then satisfactory and finally dull. [140]

‘If you are getting married in church, Graham, the vicar likes you to pretend you believe in God. Everyone knows this is a formality. It’s like the air hostess going through the safety drill. God’s in His heaven and your life jacket’s under the seat.’ [1307]

‘[…] What’s she like? Pretty?’
‘No,’ said Graham honestly. ‘
Big tits?’
‘Not particularly.’
‘Expecting?’
‘No.’
‘So what’re you marrying her for?’ [1352]

One of the functions of women, Mr Forbes had long since decided, was to impart an element of trouble into the otherwise tranquil lives of men. [1503]

There was, too…and this may be harder to understand…there was affection. Monstrous as she was, a tyrant and a snob, Graham’s mother was an ogre of such long-standing that her feelings (though they could often only be guessed at) nevertheless merited respect. Not yet an ancient monument she was a survival and on that score alone her outlook and her armour-plated ignorance merited preservation. [1843]

Metropolitana di Roma, fermata Termini: una nuova puntata

Riassunto delle puntate precedenti:

  • il 10 aprile 2010 iniziano i lavori per il rifacimento della stazione Termini delle linee metropolitane A e B
  • costo previsto 63 milioni di euro
  • grandi disagi per le migliaia di persone che ogni giorno passano dalla stazione: deviazioni, percorsi di guerra, entrate e uscite chiuse
  • i lavori avrebbero dovuto concludersi (dopo vari rinvii) il 31 dicembre 2012
  • non è stato così, i lavori sono ancora in corso, alcune entrate sono ancora chiuse.

Alcune critiche, però, le abbiamo già fatte (qui e qui) e possiamo riassumerle così:

  • il problema dei flussi in entrata e in uscita che si intersecano non è ancora stato risolto, nonostante i buffi «fumettoni» appiccicati a terra
  • il pavimento di pietra liscia color antracite, indubbiamente più bello di quello in gomma, è però decisamente scivoloso (e comunque i «fumettoni» rovinano l’effetto estetico)
  • le contropareti di metallo smaltato bianco, belle e luminose, sottraggono parte del già esiguo spazio dei corridoi e delle banchine.

Soprattutto, continua a pioverci dentro. Esattamente nello stesso punto segnalato a novembre.

Come si rimedia? Nel lungo periodo non lo so, ma non lo sa neanche Metroroma, che in 3 mesi non ha trovato una soluzione. Nel breve periodo, si è fatto ricorso a una tecnologia anni Sessanta. Qualcuno ricorda il Carosello con Gino Bramieri? E mo? Moplen. Un bel secchio di plastica e passa la paura.

Rimetto la stessa foto che avevo messo a novembre – così evito di fare una cosa illecita, che fare foto sarebbe vietato (anche se non capisco perché). L’unica differenza è che oggi il secchio era blu, non più rosso. Il resto tutto uguale. Sempre latitante un avviso che avverta del pericolo di scivolare, come è obbligatorio (penso) nei luoghi pubblici. Qui, come è facile immaginare, passano ogni giorno migliaia di persone.

Piove sul bagnato

Piove sul bagnato