L’apocalisse dei droni

Su Quartz dell’11 marzo 2014 è apparso un articolo inquietante di Noah Smith, un professore associato di finanza alla Stony Brook University.

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La tesi di Smith è abbastanza semplice. Per 700 anni – scrive Smith – abbiamo vissuto nell’era del fucile o, se volete, nell’era della fanteria. Immaginate di tornare nel 1400. A quell’epoca, e per molti secoli prima, il campo di battaglia era stato dominato dal cavaliere, un guerriero nobile che aveva dedicato tutta la sua vita a esercitarsi nell’arte della guerra. Immaginatevi la sorpresa di quel cavaliere quando si trovò disarcionato o ferito a morte da un ex-contadino armato di un lungo tubo di metallo e con un addestramento militare di un paio di settimane. Molti libri e film hanno descritto quel cambiamento: mi viene in mente Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, o la battaglia di Ravenna dell’11 aprile 1512, o Il rumore sordo della battaglia di Antonio Scurati (che ho recensito qui).

Fu un cambiamento che, per una volta, è appropriato definire epocale: segnò, infatti la fine del Medioevo e l’inizio della modernità. Per secoli, a partire da allora, la fanteria con le armi da fuoco dominò il campo di battaglia: il successo militare dipese dalla capacità di guidare e motivare una massa di umani armati di fucile invece che dall’arte di conquistare la lealtà di nobili cavalieri ben addestrati. Un giorno non troppo lontano i droni – droni armati e autonomi, non soltanto telecomandati – diventeranno a loro volta la tecnologia militare dominante, scalzando la fanteria. Sarà un altro cambiamento epocale, argomenta Smith, e si accompagnerà a profondi sconvolgimenti sociali.

L’età della fanteria è stata l’era del popolo armato: l’armata di leva non era soltanto economica e facile da addestrare per i governi, ma apriva anche lo spazio alla resistenza e alla guerriglia. Sì, direte voi, ma l’artiglieria, i mezzi corazzati e l’aviazione possono infliggere ai fanti e ai guerriglieri perdite terrificanti. Certamente, ma il simbolo di questi ultimi decenni è il guerrigliero (o fedayyin o mujaheddin o tupamaro o vietcong) che brandendo il suo AK-47 tiene a bada gli eserciti più potenti del mondo. Certamente, non è andato sempre tutto bene: ma persino i peggiori dittatori hanno avuto bisogno di persuadere menti umane per avere a disposizione un esercito o una milizia.

L’incubo che si affaccia è un incubo tecnologico: al progredire dell’automazione e al diminuire dei costi, un esercito di droni e robot è destinato a venire a costare meno di un esercito di fanteria. Non stiamo parlando dei droni attuali, che sono semplicemente telecomandati da operatori umani, ma di entità largamente autonome. Ma ci siamo quasi:

Ecco, il giorno in cui un esercito di droni diventerà meno costoso di un esercito umano sarà il giorno in cui l’esercito di fanteria e il popolo armato diventeranno obsoleti.  Saremo soppiantati dall’automazione non solo sul posto di lavoro, ma anche nella vita politica. I potenziali tiranni non avranno bisogno di governare l’opinione pubblica: «Pensate quello che volete – diranno – ma le armi le ho io.»

Non siete ancora abbastanza spaventati? Aggiungete gli effetti della diseguaglianza economica: che cosa immaginate possa succedere quando il famigerato 1% non solo non avrà bisogno del restante 99%, ma non ne avrà neppure paura? Che cosa succede già adesso nei paesi in cui la ricchezza deriva largamente dalla disponibilità di risorse naturali e non dal lavoro umano, come l’Arabia Saudita, l’Iran, la stessa Russia? quanto spendono in repressione? E via via che il costo della repressione scende e che il lavoro umano diventa superfluo, perché resistere alla tentazione?

In questo quadro distopico, non è lo Stato il pericolo, ma l’oligarchia. Immaginate un mondo di comunità chiuse, dove vivono i Signori dei robot, belli ricchi e dissoluti, serviti da una schiera di robot a basso costo, difesi da un esercito di robot a basso costo. Fuori dai cancelli, un lumpen-proletariato straccione e senza risorse, affamato e disperato, che può contare soltanto sulle briciole concesse dai Signori dei robot che controllano tutte le risorse. Fantascienza? Be’, l’umanità ha vissuto così dall’invenzione dell’agricoltura fino alla fine del 1400. Poi… Poi le cose sono cambiate: merito dell’invenzione della stampa, delle scoperte geografiche, dei mercanti? Di Gutenberg, di Cristoforo Colombo, di Luca Pacioli? Speriamo di sì, come pensa Steven Pinker. Perché se invece – ammonisce Noah Smith – il merito fosse stato del fucile, allora l’era della libertà, della dignità e dell’eguaglianza rischia di essere ricordata come una temporanea, bizzarra aberrazione nella storia dell’umanità.

* * * 

Se volete leggerlo in originale, ecco l’inizio dell’articolo di Noah Smith. Il resto lo trovate qui: Drones will cause an upheaval of society like we haven’t seen in 700 years – Quartz.

The human race is on the brink of momentous and dire change. It is a change that potentially smashes our institutions and warps our society beyond recognition. It is also a change to which almost no one is paying attention. I’m talking about the coming obsolescence of the gun-wielding human infantryman as a weapon of war. Or to put it another way: the end of the Age of the Gun.

You may not even realize you have been, indeed, living in the Age of the Gun because it’s been centuries since that age began. But imagine yourself back in 1400. In that century (and the 10 centuries before it), the battlefield was ruled not by the infantryman, but by the horse archer—a warrior-nobleman who had spent his whole life training in the ways of war. Imagine that guy’s surprise when he was shot off his horse by a poor no-count farmer armed with a long metal tube and just two weeks’ worth of training. Just a regular guy with a gun.

That day was the end of the Middle Ages and the beginning of modernity. For centuries after that fateful day, gun-toting infantry ruled the battlefield. Military success depended more and more on being able to motivate large groups of (gun-wielding) humans, instead of on winning the loyalty of the highly trained warrior-noblemen. But sometime in the near future, the autonomous, weaponized drone may replace the human infantryman as the dominant battlefield technology. And as always, that shift in military technology will cause huge social upheaval.

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