Secondo il Vocabolario Treccani, nella sua seconda, ma più frequente accezione (nel linguaggio medico, la distopia è lo spostamento – in genere per malformazione congenita – di un viscere o di un tessuto dalla sua normale sede):
Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le distopie della più recente letteratura fantascientifica.
Amo la fantascienza e di conseguenza adoro le distopie, e mentre parlo molti esempi mi si affollano nella mente, a partire da Erewhon di Samuel Butler, che mi sono trovato a raccomandare a un amico ignaro qualche giorno fa.
Secondo l’OED, il termine è stato inventato da John Stuart Mill nel 1868, ma già Jeremy Bentham nel 1816 aveva introdotto (con lo stesso significato) cacotopia: ci deve dunque essere un nesso profondo tra distopie a utilitarismo, ma al momento mi sfugge quale possa essere.
Wikipedia propone una lunga lista di opere narrative distopiche (tra cui, curiosamente, non c’è Erewhon), anche se ne sono citate molte altre che non io avrei messo: o perché non le ho lette, o perché non penso siano una distopia). Ecco la lista (tra parentesi quadra i miei commenti se ho letto il libro o, talora, visto il film):
- I cinquecento milioni della Bégum (Les 500 millions de la Bégum, 1879) di Jules Verne, in cui vengono presentate contemporaneamente due città, l’utopica France-Ville e la distopica e militarizzata Stahlstadt [l’ho letto, più come un romanzo d’avventure che come una distopia]
- Flatlandia (Flatland, 1884) di Edwin Abbott [letto, ma lo definirei un romanzo geometrico-matematico]
- La macchina del tempo (The Time Machine, 1895), di H.G. Wells. Descrive un mondo in cui la divisione delle classi ha prodotto la degenerazione dell’umanità, divisa, in questo lontano futuro, nelle due razze dei parassitari Eloi e dei feroci Morlock. [letto, distopia ci sta]
- Il tallone di ferro (The Iron Heel, 1908) di Jack London, del filone anti-totalitario [letto, non proprio distopia, più critica sociale]
- Il risveglio del dormiente (When the Sleeper Wakes, 1899, rivisto nel 1910), di H.G. Wells, uno dei padri del genere.
- Il padrone del mondo (The Lord of the world, 1907) di R.H. Benson
- L’altra parte (Die Andere Seite, 1909) di Alfred Kubin, descrive l’utopia della libertà totale, che sfocia nella perversione e nell’autodistruzione
- R.U.R. (Rossum’s Universal Robots) (1920) di Karel Čapek, autore anche di altri importanti esempi di utopie negative, ad esempio i romanzi La fabbrica dell’Assoluto (1922) e La guerra delle salamandre (1936). [famoso perché viene introdotta per la prima volta la parola robot]
- Noi (1921) di Evgenij Zamjatin
- Metropolis (1926) di Thea von Harbou [visto il film, naturalmente]
- Blocchi (1931) di Ferdinand Bordewijk
- Il mondo nuovo (Brave new world, 1932) di Aldous Huxley [il mio preferito, ne parliamo dopo]
- Qui non è possibile (It Can’t Happen Here, 1935) di Sinclair Lewis, del filone anti-totalitario
- La notte della svastica (Swastika Night, 1937) di Katherine Burdekin, distopia anti-totalitaria. Già prima del conflitto, nel 1937, la scrittrice britannica immaginava nel romanzo un mondo in cui il totalitarismo hitleriano aveva vinto, ambientando la storia 720 anni dopo la morte del führer.
- Anthem (1938), romanzo di Ayn Rand [un libro di culto degli ultra-individualisti americani di destra, affascinante]
- Kallocaina (Kallocain, 1940) di Karin Boye
- L’alba delle tenebre (Gather Darkness!, 1943) di Fritz Leiber. L’umanità è controllata da una teocrazia di scienziati. [quando l’ho letto come normale romanzo di fantascienza non mi ero reso conto che fosse così “antico”]
- La fattoria degli animali (Animal Farm, 1945) di George Orwell [letto, ma non sono un fan – più facile per me identificarmi con i maiali]
- 1984 di George Orwell (1949), una delle più celebri distopie a sfondo anti-totalitario, da cui sono stati tratti due film nel 1956 (Nel Duemila non sorge il sole) e nel 1984 (Orwell 1984), una serie televisiva e un adattamento radiofonico [idem, e anche di questo parliamo tra un momento]
- Gli amanti di Siddo (The Lovers, 1951), romanzo breve di Philip José Farmer. La Schiesa è una teocrazia paranoide che trama genocidi alieni. [letto, più memorabile per la prima scena di sesso da me trovata in un romanzo di fantascienza]
- Piano meccanico (Player Piano, 1952), primo romanzo di Kurt Vonnegut [grande, come tutto Vonnegut, un colosso della distopia; un po’ discutibile l’inserimento di alcuni romanzi di Vonnegut, ma non di altri, in questa lista]
- Fahrenheit 451 (1953) di Ray Bradbury, da cui è tratto l’omonimo film del 1966 di François Truffaut [meglio il film del libro, uno dei rari casi]
- Abissi d’acciaio (1953) di Isaac Asimov [non ricordo di averlo letto, anche se ho letto tantissimo Asimov ai suoi bei dì]
- Il signore delle mosche (The Lord of the Flies, 1954) di William Golding, da cui sono stati realizzati due lungometraggi: Il signore delle mosche (1963), di Peter Brook e Il signore delle mosche (1990), di Harry Hook. [secondo me non vale niente; e Golding ci ha pure vinto il Nobel]
- Io sono leggenda (I am legend, 1954) di Richard Matheson da cui sono stati tratti tre film: L’ultimo uomo sulla Terra (del 1967); 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra (del 1971); Io sono leggenda (del 2007). [bello il libro e i film, soprattutto il primo, girato all’Eur]
- Il sole nudo (The Naked Sun, 1957) romanzo di Isaac Asimov [questo l’ho letto di sicuro, ma non me ne ricordo una parola]
- Fanteria dello spazio (Starship Troopers, 1958) di Robert A. Heinlein, da cui è stato tratto il film del 1997 [film orrendo, il libro non è dei migliori di Heinlein]
- Tempo fuori luogo (Time out of Joint, 1959) di Philip K. Dick [non la cosa migliore di Dick, che meriterebbe un discorso a sé]
- Livello 7 (Level 7, 1959) di Mordecai Roshwald; il diario di uno dei testimoni della distruzione nucleare dell’umanità
- Giustizia facciale (Facial Justice, 1960) di Leslie Poles Hartley[4]
- Vento dal nulla (The Wind That Came From Nowhere, 1961) di J. G. Ballard [il Ballard degli inizi, prima di prendersi troppo sul serio e finire per scrivere sempre lo stesso romanzo]
- Harrison Bergeron (1961), romanzo di Kurt Vonnegut, da cui è stato tratto anche un film tv omonimo [non mi sembra di averlo letto, possibile?]
- Ritorno dall’Universo (1961), romanzo di Stanisław Lem
- Arancia meccanica (Clockwork Orange, 1962) di Anthony Burgess da cui è tratto il film Arancia meccanica di Stanley Kubrick [anche qui, temo, meglio il film]
- La svastica sul sole (The Man in the High Castle, 1962), romanzo di Philip K. Dick [capolavoro]
- Il pianeta delle scimmie (La planète des singes, 1963) di Pierre Boulle, di cui sono stati tratti un omonimo film del 1968 di Franklin J. Schaffner e un successivo remake del 2001 di Tim Burton, nonché una serie per la tv [non ho letto il libro, ma ovviamente ho visto alcuni dei film, che non mi hanno entusiasmato]
- Largo! Largo! (Make Room! Make Room!, 1966) di Harry Harrison da cui è stato tratto nel 1973 il film 2022: i sopravvissuti (Soylent Green)
- La fuga di Logan (Logan’s Run, 1967), un romanzo di William F. Nolan e George Clayton Johnson, da cui è tratto un omonimo film e una serie tv omonima [visto il film]
- Il cacciatore di androidi (Do androids dream of electric sheep?, 1968) di Philip K. Dick, da cui è tratto il film Blade Runner [non mi crederete, lo so, ma il libro è meglio del film, che pure è bellissimo]
- Questo giorno perfetto (This Perfect Day, 1970) di Ira Levin
- THX 1138 (THX 1138, 1971) di Ben Bova, trasposizione letteraria della sceneggiatura originale di George Lucas
- Il gregge alza la testa (The Sheep Look Up, 1972) di John Brunner
- Mercenari del tempo, 1973 (The Narrow Passage), di Richard C. Meredith
- I reietti dell’altro pianeta (The Dispossessed, 1974; tradotto anche come Quelli di Anarres) di Ursula K. Le Guin, che descrive la contrapposizione tra la distopica Urras, divisa in una fazione capitalista e una socialista, e l’utopica Anarres [capolavoro assoluto, se non l’avete letto dovete farlo]
- Codice 4GH (The Shockwave Rider, 1975) di John Brunner
- La lunga marcia (The Long Walk, 1979) di Richard Bachman (pseudonimo di Stephen King)
- L’uomo in fuga (The Running Man, 1982) di Richard Bachman (pseudonimo di Stephen King), da cui è stato tratto il film L’implacabile di Paul Michael Glaser
- Neuromante (1984) e altri racconti di William Gibson, come quasi tutto il genere cyberpunk, sono ambientati in un prossimo futuro dominato da grandi corporazioni [pietra miliare, ma non il capolavoro di Gibson]
- Neue Slowenische Kunst (1984), collettivo artistico politico dalla Slovenia
- Il racconto dell’ancella (The Handmaid’s Tale, 1985) e L’ultimo degli uomini (Oryx and Crake, 2003) di Margaret Atwood
- I figli degli uomini (The Children of Men, 1991) di P.D. James, da cui il film I figli degli uomini (Children of Men, 2006), di Alfonso Cuarón
- The Domination (1991-2000), serie di romanzi di S. M. Stirling
- Fatherland (1992), di Robert Harris, una ucronia in cui Hitler ha vinto la seconda guerra mondiale, da cui è stato tratto un film omonimo [bello]
- The Giver (1993) di Lois Lowry
- Elianto (1996) di Stefano Benni [distopia alla bolognese?]
- Battle Royale (1999) di Koushun Takami
- Survivor (1999) di Chuck Palahniuk
- A Friend of the Earth (2000) di T. C. Boyle
- La salvezza di Aka (2000) di Ursula K. Le Guin [non sono sicuro di averlo letto, ma colmerò la lacuna]
- Garbageland (2001) di Juan Abreu
- Angelwings and Finerthings (2001) di Paul M. Jessup
- Bay City (Altered Carbon, 2002) e il sequel Angeli spezzati, (Broken Angels, 2003), due romanzi di Richard Morgan
- Metro 2033 (2002) di Dmitry A. Glukhovsky, fonte di ispirazione, nel 2010, per l’omonimo videogioco della casa THQ
- La neve se ne frega (2004) di Luciano Ligabue [maddài!]
- Non lasciarmi (2005) di Kazuo Ishiguro, da cui è stato tratto il film omonimo
- Metro 2034 (2009), di Dmitry A. Glukhovsky, seguito di Metro 2033, dello stesso autore
Mah, lista molto discutibile, piena di buchi …
Ma adesso veniamo alla storia che volevo raccontarvi fin dall’inizio e che ho trovato qui:
Letters of Note: 1984 v. Brave New World

George Orwell / wikipedia.org
Ottobre 1949. 1984 è stato pubblicato da pochi mesi. George Orwell riceve una lettera da Aldous Huxley. Momento “forse non tutti sanno che …”: i due si conoscevano, perché oltre trent’anni prima, nel 1917, Huxley era stato per qualche tempo insegnante di francese di Orwell, a Eton. Huxley aveva pubblicato la sua distopia , Il mondo nuovo (Brave New World) 17 anni prima, nel 1932.
Quella che inizia come una lettera di lode diventa ben presto un confronto tra le prospettive presentate nelle due opere, e (prevedibilmente) Huxley resta convinto che la sua previsione sia più realistica. Ne sono convinto anch’io, dopo 80 anni, e resto anche convinto che Brave New World sia più bello di 1984.
Wrightwood. Cal.
21 October, 1949Dear Mr. Orwell,
It was very kind of you to tell your publishers to send me a copy of your book. It arrived as I was in the midst of a piece of work that required much reading and consulting of references; and since poor sight makes it necessary for me to ration my reading, I had to wait a long time before being able to embark on Nineteen Eighty-Four.
Agreeing with all that the critics have written of it, I need not tell you, yet once more, how fine and how profoundly important the book is. May I speak instead of the thing with which the book deals — the ultimate revolution? The first hints of a philosophy of the ultimate revolution — the revolution which lies beyond politics and economics, and which aims at total subversion of the individual’s psychology and physiology — are to be found in the Marquis de Sade, who regarded himself as the continuator, the consummator, of Robespierre and Babeuf. The philosophy of the ruling minority in Nineteen Eighty-Four is a sadism which has been carried to its logical conclusion by going beyond sex and denying it. Whether in actual fact the policy of the boot-on-the-face can go on indefinitely seems doubtful. My own belief is that the ruling oligarchy will find less arduous and wasteful ways of governing and of satisfying its lust for power, and these ways will resemble those which I described in Brave New World. I have had occasion recently to look into the history of animal magnetism and hypnotism, and have been greatly struck by the way in which, for a hundred and fifty years, the world has refused to take serious cognizance of the discoveries of Mesmer, Braid, Esdaile, and the rest.
Partly because of the prevailing materialism and partly because of prevailing respectability, nineteenth-century philosophers and men of science were not willing to investigate the odder facts of psychology for practical men, such as politicians, soldiers and policemen, to apply in the field of government. Thanks to the voluntary ignorance of our fathers, the advent of the ultimate revolution was delayed for five or six generations. Another lucky accident was Freud’s inability to hypnotize successfully and his consequent disparagement of hypnotism. This delayed the general application of hypnotism to psychiatry for at least forty years. But now psycho-analysis is being combined with hypnosis; and hypnosis has been made easy and indefinitely extensible through the use of barbiturates, which induce a hypnoid and suggestible state in even the most recalcitrant subjects.
Within the next generation I believe that the world’s rulers will discover that infant conditioning and narco-hypnosis are more efficient, as instruments of government, than clubs and prisons, and that the lust for power can be just as completely satisfied by suggesting people into loving their servitude as by flogging and kicking them into obedience. In other words, I feel that the nightmare of Nineteen Eighty-Four is destined to modulate into the nightmare of a world having more resemblance to that which I imagined in Brave New World. The change will be brought about as a result of a felt need for increased efficiency. Meanwhile, of course, there may be a large scale biological and atomic war — in which case we shall have nightmares of other and scarcely imaginable kinds.
Thank you once again for the book.
Yours sincerely,
Aldous Huxley
(Source: Letters of Aldous Huxley)
martedì, 20 marzo 2012 alle 20:29
Intanto manca una distopia o ucronia secondo me molto bella, Contropassato prossimo di A. Morselli (Adelphi) che ho letto molti anni fa e parte dall’idea che Rathenau non viene assassinato e la Germania non diventa nazista per raccontare un novecento diverso.
Per la disputa Huxley Orwell concordo in pieno con Huxley e con Boris.
martedì, 20 marzo 2012 alle 22:47
Direi che Contropassato prossimo è un’ucronia, certamente, ma anche una utopia vera e propria, se non un’eutopia. Niente Hitler, niente Mussolini, niente Umberto Bossi. Niente nebbia in Valpadana, probabilmente …
giovedì, 7 giugno 2012 alle 21:46
[…] già che ci siamo a fare esercizi di ucronia distopica, vale forse la pena di accennare che – secondo alcune ricostruzioni accreditate dell'evoluzione […]
giovedì, 25 ottobre 2012 alle 22:29
[…] Huxley è un autore che mi piace molto: Brave New World è e resta la mia distopia preferita, ho molto amato Chrome Yellow (se non l’avete letto, attualmente è gratis su […]
domenica, 20 ottobre 2013 alle 18:06
[…] è considerato un capostipite del romanzo distopico: il romanzo fu tradotto in inglese già nel 1924 e influenzò Brave New World di Aldous Huxley, […]
mercoledì, 12 marzo 2014 alle 19:39
[…] questo quadro distopico, non è lo Stato il pericolo, ma l’oligarchia. Immaginate un mondo di comunità chiuse, dove […]