Creatività e scorrettezza vanno di pari passo?

NewScientist, come abbiamo appena visto, produce dei video di un minuto. Scientific American, che non è certo da meno, realizza dei podcast che si chiamano 60-Second Science.

Quello su cui richiamo la vostra attenzione riferisce di uno studio secondo il quale chi “bara” lo fa per risparmiare lavoro e che, per questa via, “barare” è una forma di creatività e promuove l’innovazione (almeno, quella labour-saving).

Il che mi ricorda anche un po’ le tematiche di cui parlavamo qualche giorno fa, commentando un altro articolo scientifico (Chi è corretto arriva ultimo?).

Lo studio cui fa riferimento il podcast di Scientific American è di Francesca Gino e Dan Ariely, è intitolato “The dark side of creativity: Original thinkers can be more dishonest” ed è comparso sul Journal of Personality and Social Psychology. L’esperimento è ingegnoso.

Creativity Linked to Rule Bending: Scientific American Podcast

Why do cheaters cheat? Perhaps because they can think up original ways to avoid work: a new study finds that creativity is tied to a willingness to cheat. The work is in the Journal of Personality and Social Psychology. [Francesca Gino and Dan Ariely, “The dark side of creativity: Original thinkers can be more dishonest”]

The teacher hands back copies of a multiple-choice test where you circled your answers. She then tells you to transfer your answers to a sheet where you fill in circles next to each answer. But your copy of the test includes her marks for the correct answers. If you were paid per correct answer, would you fill in the bubbles with your answers or the right ones?

The researchers used a variety of tests like this one to determine if the study’s participants were willing to cheat. In addition to integrity tests, the subjects underwent standard psychological evaluations to measure their creativity. The researchers found a significant correlation between innovative minds and a willingness to bend the rules for personal gain. Now, intelligence alone did not indicate dishonesty. But it may be creativity that puts the art in a con artist.

—Sophie Bushwick

Pettinare una palla coperta di pelo è impossibile

Nel caso pensaste di farlo.

Si può invece pettinare una ciambella pelosa.

E sulla superficie terrestre c’è sempre almeno un punto in cui non soffia il vento (con buona pace di Pierangelo Bertoli).

La fonte è NewScientist e di conseguenza lo humour è British.

New Scientist TV: One-Minute Math: Why you can’t comb a hairy ball

The Free Dictionary: Of or relating to Great Britain or its people, language, or culture.

Ancora Steve Jobs sulla vita l’universo e tutto il resto

Adesso che l’acqua è meno torbida e la polvere si è posata nuovamente sulle dune di Zabriskie Point, possiamo parlare di nuovo di Steve Jobs?

Abbiamo parlato a suo tempo delle radici di Jobs nella controcultura degli anni Sessanta. Nella controcultura americana circolavano anche piccoli (molto piccoli, rispetto al Sessantotto francese e soprattutto italiano) richiami agli insegnamenti di Marx. Ne è una piccola testimionianza, dato che poco fa citavamo Zabriskie Point di Antonioni, la sequenza in cui Mark Frechette viene fermato dopo i disordini all’università:

Poliziotto: Nome e cognome, prego
Mark: Carlo Marx
Poliziotto: Che?… Come si scrive, dimmelo lettera per lettera
Mark: c-a-r-l-o-m-a-r-x
Poliziotto: con una x?
Mark: Sì con una x
Poliziotto: ma che cavolo di nome!!

Mi viene in mente Marx, perché per me liceale, è stata la lettura di Marx (direttamente, non nei bignamini che circolavano all’epoca) a trasmettermi lo stesso messaggio che dà in questo clip del 1995 Steve Jobs: che il mondo e la vita e i modi di produzione non sono dati una volta per tutte, ma sono il risultato dell’opera, inconsapevole e consapevole, degli uomini. E che dunque, per riprendere lo slogan di una decina di anni fa, “un altro mondo è possibile” e, per di più, nelle nostre mani.

When you grow up you tend to get told the world is the way it is and you’re life is just to live your life inside the world. Try not to bash into the walls too much. Try to have a nice family, have fun, save a little money.

That’s a very limited life. Life can be much broader once you discover one simple fact: Everything around you that you call life was made up by people that were no smarter than you and you can change it, you can influence it, you can build your own things that other people can use.

[…]

Once you learn that, you’ll never be the same again.

Originariamente il video e la trascrizione del testo li ho trovati qui:

Steve Jobs Says This Will Be Your Greatest Life Revelation

Tim Harford — Anche i dipendenti pubblici creano ricchezza

Brunetta dopo Brunetta, manovretta dopo manovretta, è passato il luogo comune che i dipendenti pubblici sono parassiti per definizione, e che soltanto nel comparto privato dell’economia si produce ricchezza.

Naturalmente è una boiata, ma se lo dico io non basta.

Allora facciamolo dire a Tim Hartford sul suo blog, pubblicato anche sul Financial Times.

Tim Harford — Article — You’re wrong – we are all wealth creators

Quanti partner sessuali hanno gli americani?

Uno dei problemi principali nel tentare di rispondere “statisticamente” a questo tipo di domande è che le persone intervistate spesso non dicono la verità, esagerando il numero dei partner sessuali per impressionare l’intervistatore (reciprocamente, spesso mentono al ribasso sul reddito guadagnato, nel timore che l’istituto di statistica abbia qualche rapporto con il fisco).

La rilevazione di cui si parla in questo articolo, pubblicata il 3 marzo 2011 nel n. 36 del National Health Statistics Reports (Sexual Behavior, Sexual Attraction, and Sexual Identity in the United States: Data From the 2006–2008 National Survey of Family Growth), è stata condotta con una tecnica – l’auto-intervista assistita da computer – che dovrebbe minimizzare il rischio. Il campione era di 13.000 uomini e donne tra i 15 e i 44 anni e il tasso di risposta è stato del 75%.

Quasi il 90% degli intervistati (l’88,7% delle donne e l’88,6% degli uomini hanno avuto almeno un partner sessuale dell’altro sesso), ma il numero mediano di partner si attesta a 3,23 per le donne e 5,1 per gli uomini. L’8,3% delle donne e il 21,4% degli uomini dichiara di aver avuto 15 partner o più.

Partner sessuali

drjengunter.wordpress.com

Peccato che il grafico sia sbagliato …

How many sex partners do people really have? « Dr. Jen Gunter

In statistica tutte le parole sono importanti, e anche le virgole

Ho scoperto un nuovo blog di statistica, Understanding Uncertainty. È un progetto del Laboratorio di statistica dell’Università di Cambridge, e mi pare interessante e ben fatto.

L’articolo scovato ieri ve lo ripropongo integralmente. Lo condivido in pieno, in prosa e in poesia:

Essere preciso e pedante
è molto importante

The BBC reported last week that evidence for the Higgs Boson is “around the two-sigma level of certainty” and provides further explanation:

Particle physics has an accepted definition for a “discovery”: a five-sigma level of certainty. The number of standard deviations, or sigmas, is a measure of how unlikely it is that an experimental result is simply down to chance rather than a real effect”

This is nice and clear, but also wrong, as we have pointed out before in a previous blog by Kevin McConway.

The number of sigmas does not say ‘how unlikely the result is due to chance‘: it measures ‘how unlikely the result is, due to chance‘.

The additional comma may seem staggeringly pedantic (and indeed statisticians have been accused of being even more pedantic about language than lawyers). So what is the problem?

The first, incorrect, ‘how unlikely the result is due to chance‘ applies the term ‘unlikely’ to the whole phrase ‘the result is due to chance’, ie it says that the hypothesis that the Higgs Boson does not exist is unlikely, or equivalently it is likely the Higgs Boson exists.

The second, correct, ‘how unlikely the result is, due to chance‘ applies the term ‘unlikely‘ to the data, and just says that the data is surprising, if the Higgs Boson does not exist. It does not imply that it is necessarily likely that the Higgs Boson exists.

Take Paul the Octopus, who correctly predicted 8 football results in a row, which is unlikely (probability 1/256), due to chance. Is it reasonable to say that these results are unlikely to be due to chance (in other words that Paul is psychic)? Of course not, and nobody said this at the time, even after this 2.5 sigma event. So why do they say it about the Higgs Boson?

This is important – people have been wrongly condemned for murder because this comma was left out. The comma needs to be in there.

Why it’s important to be pedantic about sigmas and commas | Understanding Uncertainty

Chi è corretto arriva ultimo?

Il nome di questo blog, Sbagliando s’impera, è legato a uno dei miei proverbi pessimisti, e l’ho raccontato agli albori di questo blog, nel lontano marzo del 2007.

Quello che non avevo raccontato all’epoca è che l’idea di questo proverbio mi era venuta molti anni prima, alla fine degli anni Novanta, riflettendo sulla carriera di un mio ambizioso collega dell’epoca che, nonostante i molti errori commessi e il mancato raggiungimento di alcuni importanti obiettivi annunciati in pompa magna, appariva lanciato su una traiettoria di irresistibile ascesa. Sono passati molti anni, le nostre strade si sono a lungo allontanate e soltanto di recente si sono riavvicinate. Se così si può dire, perché nel frattempo la sua carriera è così progredita, mentre la mia ristagnava, che ormai ne intravvedo a stento le luci di posizione …

Ecco, all’origine del proverbio pessimista e del relativo gioco di parole c’era l’idea – come scrivevo nel 2007 – “che si assurge a posizioni di comando raramente per merito, e spesso per demerito.” E che comunque sono utili buone dosi di cinismo e di faccia tosta, e qualche compromesso etico e deontologico.

La storia mi è tornata alla mente leggendo un articolo su Wired. Pare che un famoso allenatore di baseball, Leo Durocher, abbia affermato nel 1948 (per smentire la frase attribuitagli qualche anno dopo) che “nice guys finish last”, cioè che (nello sport e, si suppone, nella vita) le persone che giocano correttamente, seguendo le regole, arrivano per ultime.

Ora uno studio in corso di pubblicazione sul Journal of Personality and Social Psychology da Beth A. Livingston, Timothy A. Judge e Charlice Hurst rivela che la “gradevolezza” è inversamente correlata con i livelli di reddito. La “gradevolezza” (agreeableness in inglese) è riferita a 6 dimensioni: fiducia, rettitudine, obbedienza alle norme, altruismo, modestia e buon carattere (trust, straightforwardness, compliance, altruism, modesty and tender-mindedness). Tutte caratteristiche apparentemente desiderabili sul luogo di lavoro. Chi non le possiede però non è immediatamente definibile come uno psicopatico (o più semplicemente uno stronzo), ma – secondo l’autore dell’articolo – possiede un tratto specifico:

They are willing to “aggressively advocate for their position during conflicts.” While more agreeable people are quick to compromise for the good of the group — conflict is never fun — their disagreeable colleagues insist on holding firm. They don’t mind fighting for what they want.

Do Nice Guys Finish Last? | Wired Science | Wired.com

When it comes to success, we assume that making it to the top requires ethical compromises. Perhaps we need to shout and scream like Steve Jobs, or cut legal corners like Gordon Gekko: the point is that those who win the game of life don’t obey the same rules as everyone else. And maybe that’s why they’re winning.

Well, it turns out Durocher and all those pessimists were right: nice guys really do finish last, or at least make significantly less money. According to a new study in the Journal of Personality and Social Psychology by Beth A. Livingston of Cornell, Timothy A. Judge of Notre Dame, and Charlice Hurst of the University of Western Ontario, levels of “agreeableness” are negatively correlated with the earnings of men.

Mazzetta

wired.com

Shan Carter su statistica e story-telling

Shan Carter è responsabile della grafica interattiva sulla versione online del New York Times. La sua presentazione è intitolata: “Come ho tentato per anni di trovare la forma perfetta per la grafica interattiva, come ho fallito e perché – ammesso che una forma perfetta esista – ho smesso di cercarla”.

C’è un equilibrio tra analisi statistica e story-telling? La visualizzazione è una forma di comunicazione a sé stante?

L’articolo da cui sono partito l’ho trovato qui:

Shan Carter on data storytelling

Shan Carter, who makes interactive graphics for The New York Times, talks telling stories with data in his aptly named presentation, “How I tried for years to find the perfect form for interactive graphics, how I failed, and why, whether a perfect form exists or not, I’ve stopped my desperate pursuit.”

He starts with finding a balance between statistical analysis and story, and then finishes with the kicker that visualization is a form of communication just like a movie or a book. And that carries with it its own implications

La psicologia della nudità

La mente umana vede altre menti dappertutto: è il motivo che ci induce ad attribuire comportamenti coscienti e volontà al nostro computer o al cellulare, per non parlare del gatto.

Questa capacità innata di attribuire ad altri “agenzia” (cioè la capacità di pianificare, agire, esercitare auto-controllo) passa attraverso il nostro sistema sensoriale. Se vediamo un altro essere strizzare gli occhi e muovere i muscoli della faccia in un certo modo, è immediato pensare che sta sorridendo e dunque è felice: da una percezione sensoriale alla nostra  “teoria della mente” in un batter di ciglia.

Il problema è che attraverso le percezioni sensoriali non passa soltanto questo, ma molto altro: ad esempio, gli stimoli sessuali. Un esperimento molto inquietante mostra che quando gli uomini vedono un’immagine di una donna “sessualizzata” attivano meno le aree del cervello coinvolte nell’attribuzione di stati mentali. Questo accade anche, tipicamente, quando vediamo l’immagine di qualcuno “diverso” da noi (di un altro gruppo etnico o semplicemente vestito in modo diverso): gli attribuiamo automaticamente meno umanità, cioè meno capacità di agire, pianificare, esercitare auto-controllo di quella che attribuiamo a noi stessi. Sembra che noi maschi, quando vediamo in una donna un potenziale ancorché remoto partner sessuale, le attribuiamo meno “agenzia”, cioè la percepiamo più come oggetto.

A questo risultato sono arrivati i ricercatori che hanno pubblicato l’articolo From Agents to Objects: Sexist Attitudes and Neural Responses to Sexualized Targets.

In un secondo affascinante esperimento (More Than a Body: Mind Perception and the Nature of Objectification), un altro gruppo di psicologi mostra che la mente umana attribuisce agli “altri” due differenti dimensioni di quella che abbiamo chiamato “teoria della mente”: quella della “agenzia” (capacità di agire, pianificare, esercitare auto-controllo) e dì quella della “esperienza” (cioè della capacità di avere percezioni sensoriali e di elaborarle). Queste dimensioni, sulla base dell’esperimento, sono effettivamente un dualismo, sono cioè legate da un trade-off, secondo il quale se attribuiamo a un “altro” molta “esperienza” (cioè ne facciamo oggetto di investimento emotivo) al tempo stesso gli attribuiamo anche meno “agenzia”, e viceversa. Un gioco a somma zero, insomma.

L’esperimento è consistito nel mostrare ai soggetti sperimentali fotografie delle stesse persone (Erin e Aaron) in primo piano o a mezzobusto, e poi interrogarli sulle qualità mentali percepite in Erin e Aaron. A questo punto, non dovreste essere sorpresi di sapere che è stata loro attribuita molta più “agenzia” quando era visibile soltanto il volto.

Erin e Aaron

wired.com

L’articolo di Wired da cui ho tratto queste informazioni, se volete leggerlo, è questo:

The Psychology of Nakedness | Wired Science | Wired.com

In general, people assess minds – and it doesn’t matter if it’s the “mind” of a pet, iPhone or deity – along two distinct dimensions. First, we grade these minds in terms of agency. (Human beings have lots of agency; goldfish less so.) But we also think of minds in terms of the ability to have experience, to feel and perceive. The psychologists suggest that these dual dimensions are actually a duality, and that there’s a direct tradeoff between the ability to have agency and experience. If we endow someone with lots of feeling, then they probably have less agency. And if someone has lots of agency, then they probably are less sensitive to experience. In other words, we automatically assume that the capacity to think and the capacity to feel are in opposition. It’s a zero sum game.

What does all this have to do with nakedness? The psychologists demonstrated it’s quite easy to shift our perceptions of other people from having a mind full of agency to having a mind interested in experience: all they have to do is take off their clothes.

Lavoce.info – ARTICOLI – L’ORRIBILE SCENARIO DEL DEFAULT

Che cosa succederebbe se l’Italia non riuscisse a portare avanti le riforme strutturali e a consolidare i conti senza l’intervento di istituzioni europee, come la Bce? I costi cui andremmo incontro non sono quantificabili. Il nostro sistema economico entrerebbe in un perverso meccanismo che può dividersi in tre fasi: crisi di liquidità e insolvenza; pressioni deflazionistiche; pressioni inflazionistiche e instabilità politica ed economica.

Senza commenti e senza parole.

Lavoce.info – ARTICOLI – L’ORRIBILE SCENARIO DEL DEFAULT