Wu Ming 4 (2008). Stella del mattino. Torino: Einaudi. 2008.
Romanzo ambizioso, non c’è che dire. A Oxford, alla fine della Prima guerra mondiale le strade di 4 reduci d’ecczione si incrociano, insieme a quelle di alcuni personaggi minori. Sono Robert Graves, T.E Lawrence, C.S Lewis e J.R.R. Tolkien. Tutti a me cari, in un modo o nell’altro, ma sopra tutti Robert Graves.
Tutti portano dentro di sé, ancora aperte, le ferite della guerra, che ha portato via gli amici e le prospettive di una vita tranquilla da borghese dell’impero, fatta di professioni liberali, insegnamento, arte, conversazioni paludate. Tutti, soprattutto, profondamente toccati, amputati di una parte di sé oltre che delle proprie certezze, spostati fuori centro e alla ricerca di un nuovo equilibrio o di una nuova strada. Che tutti, in un modo o nell’altro, troveranno lasciandosi alle spalle il destino che sembrava preparato per loro e seguendo una strada lontana, a volte geograficamente (Graves dice Goodbye to All That e sceglie di andare in esilio a Maiorca), più spesso in un mondo parallelo (come la Narnia di Lewis o la Terra di mezzo di Tolkien). Chi si è trovato a dover compiere una scelta come questa, sa che è dura. E se ci si è trovato per una tragedia privata e individuale, sa che è ancora più dura, perché la dimensione collettiva (come quella della guerra) almeno, paradossalmente, ti fa sentire meno solo. Ma questa è tutta un’altra storia.
Poi c’è Lawrence l’enigma. L’eroe che gli altri non hanno saputo o voluto essere. Tutti ne subiscono il fascino ma intuiscono, più o meno oscuramente, che devono sapere vedere le ambiguità dell’eroe, le sue crepe, il suo lato oscuro, se vogliono fare i conti con se stessi.
Il romanzo è lento a partire. Troppi personaggi, viene da dirsi, troppa cura nell’ambientazione. Troppi aggettivi e (forse) troppe note di colore incollate ai luoghi comuni. E va da sé che scrivere – romanzare – personaggi storici è molto più difficile che creare personaggi di fantasia, non foss’altro che perché occorre fare i conti con l’immagine stereotipa che preesiste nella mente del lettore. Ma quando finalmente il romanzo decolla, vola alto, e le ultime 100 pagine sono bellissime.
Qualche omaggio.
Robert Graves
The Naked and the Nude
For me, the naked and the nude
(By lexicographers construed
As synonyms that should express
The same deficiency of dress
Or shelter) stand as wide apart
As love from lies, or truth from art.
Lovers without reproach will gaze
On bodies naked and ablaze;
The Hippocratic eye will see
In nakedness, anatomy;
And naked shines the Goddess when
She mounts her lion among men.
The nude are bold, the nude are sly
To hold each treasonable eye.
While draping by a showman’s trick
Their dishabille in rhetoric,
They grin a mock-religious grin
Of scorn at those of naked skin.
The naked, therefore, who compete
Against the nude may know defeat;
Yet when they both together tread
The briary pastures of the dead,
By Gorgons with long whips pursued,
How naked go the sometime nude!
Manticor in Arabia
(The manticors of the montaines
Mighte feed them on thy braines.–Skelton.)
Thick and scented daisies spread
Where with surface dull like lead
Arabian pools of slime invite
Manticors down from neighbouring height
To dip heads, to cool fiery blood
In oozy depths of sucking mud.
Sing then of ringstraked manticor,
Man-visaged tiger who of yore
Held whole Arabian waste in fee
With raging pride from sea to sea,
That every lesser tribe would fly
Those armed feet, that hooded eye;
Till preying on himself at last
Manticor dwindled, sank, was passed
By gryphon flocks he did disdain.
Ay, wyverns and rude dragons reign
In ancient keep of manticor
Agreed old foe can rise no more.
Only here from lakes of slime
Drinks manticor and bides due time:
Six times Fowl Phoenix in yon tree
Must mount his pyre and burn and be
Renewed again, till in such hour
As seventh Phoenix flames to power
And lifts young feathers, overnice
From scented pool of steamy spice
Shall manticor his sway restore
And rule Arabian plains once more.
T. E. Lawrence:
C. S. Lewis:
J.R.R. Tolkien: