McCarthy, Cormac (2006). The Road. London: Picador. 2007.
Scritto stupendamente. Mc Carthy è un maestro della lingua e del ritmo. Senza dubbio.
Ma tutti gli altri dubbi che avevo avuto leggendo No Country for Old Men trovano per me conferma. McCarthy racconta un’America post-apocalittica (l’inverno nucleare? la morte termodinamica dopo il riscaldamento globale?). Non cerca la verosimiglianza (e che diamine, mica scriviamo romanzi di fantascienza noi!), cerca l’assoluto del rapporto padre/figlio, l’assoluto del bene contro il male, anche (metafora insistita fino a essere banalizzata) la luce contro le tenebre. Un libro che sa di Bibbia (di Apocalisse in senso stretto) e di fondamentalismo, come già l’altro che ho letto.
Non può che venire alla mente Il vecchio e il bambino, che pure è in assoluto il brano di Radici (il capolavoro di Guccini) che mi piace meno.
Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera…
L’ immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d’ intorno non c’era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo…
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l’ anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati…
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero…
E il vecchio diceva, guardando lontano:
“Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell’ uomo e delle stagioni…”
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
“Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!”