Stare in coda: la teoria e la pratica

È fin troppo facile ironizzare sulla nostra incapacità di stare in coda. Penso di aver avuto un’esperienza comune a molti quando da ragazzo per la prima volta ho visto la gente fare la fila alla fermata dell’autobus in Inghilterra (anche se era l’Irlanda, già un po’ meno ordinata). E l’ho confrontata con i nostri ammassi disordinati (il modello, almeno per me: la distribuzione delle merendine a scuola) o con le nostre file apparentemente ordinate, ma che nascondono l’enorme tensione della possibilità, sempre in agguato se ti dovessi distrarre anche un solo istante, del sorpasso del “furbo.”

Naturalmente, c’è una teoria matematica delle code (in cui si dimostra, ad esempio, la superiorità della coda singola sulle code parallele – vedi sotto) e una teoria psicologica (che non sempre dà gli stessi consigli, a riprova che spesso le nostre percezioni ci ingannano). E, naturalmente, ci sono anche le implicazioni economiche: l’avversione alle code è una delle molle che spinge ad abbandonare lo shopping “fisico” in un negozio affollato sotto le festività natalizie a favore degli acquisti online. ed è per questo che il Wall Street Journal ne parla in un lungo articolo che vi segnalo:

Find the Best Checkout Line – WSJ.com

Molto bella, secondo me, la grafica che accompagna il testo:

Stare in coda

online.wsj.com

Grecia e Italia, ricche e corrotte

L’Economist ha pubblicato i più recenti dati annuali del Corruption Perceptions Index e li ha rappresentati in un grafico insieme all’Indice di sviluppo umano dell’ONU, che tiene conto simultaneamente del PIL pro capite, delle condizioni di salute e dei livelli d’istruzione. La correlazione tra bassi livelli di corruzione percepita e valori elevati dell’Indice di sviluppo umano è evidente, ma viene meno per valori elevati (compresi tra 2 e 4) della corruzione percepita. Fanno eccezione, in positivo, alcuni paesi poveri ma ben amministrati, come il Bhutan e le Isole del Capo Verde; in negativo, alcuni paesi ricchi ma corrotti, tra cui spiccano la Grecia e l’Italia.

Corruption and development: Corrosive corruption | The Economist

THE use of public office for private gain benefits a powerful few while imposing costs on large swathes of society. Transparency International’s annual Corruption Perceptions Index, published on December 1st, measures the perceived levels of public-sector graft by aggregating independent surveys from across the globe. Just five non-OECD countries make the top 25: Singapore, Hong Kong, Barbados, Bahamas and Qatar. The bottom is formed mainly of failed states, poor African countries and nations that either were once communist (Turkmenistan) or are still run along similar lines (Venezuela, Cuba). Comparing the corruption index with the UN’s Human Development Index (a measure combining health, wealth and education), demonstrates an interesting connection. When the corruption index is between approximately 2.0 and 4.0 there appears to be little relationship with the human development index, but as it rises beyond 4.0 a stronger connection can be seen. Outliers include small but well-run poorer countries such as Bhutan and Cape Verde, while Greece and Italy stand out among the richer countries.

Come scelgono le api?

Un articolo pubblicato su Science chiarisce i meccanismi di scelta di uno sciame di api tra due localizzazioni alternative e altrettanto attraenti del nuovo alveare. I risultati hanno potenzialmente implicazioni rilevanti per gli studi sull’intelligenza artificiale e per modellizzare processi di decisione basati sul crowd-sourcing.

How Bees Choose Home | The Scientist

The decision-making process of honeybee swarms mimics how our brains choose between two options.

L’articolo originale di Science è questo: