Stare in coda: la teoria e la pratica

È fin troppo facile ironizzare sulla nostra incapacità di stare in coda. Penso di aver avuto un’esperienza comune a molti quando da ragazzo per la prima volta ho visto la gente fare la fila alla fermata dell’autobus in Inghilterra (anche se era l’Irlanda, già un po’ meno ordinata). E l’ho confrontata con i nostri ammassi disordinati (il modello, almeno per me: la distribuzione delle merendine a scuola) o con le nostre file apparentemente ordinate, ma che nascondono l’enorme tensione della possibilità, sempre in agguato se ti dovessi distrarre anche un solo istante, del sorpasso del “furbo.”

Naturalmente, c’è una teoria matematica delle code (in cui si dimostra, ad esempio, la superiorità della coda singola sulle code parallele – vedi sotto) e una teoria psicologica (che non sempre dà gli stessi consigli, a riprova che spesso le nostre percezioni ci ingannano). E, naturalmente, ci sono anche le implicazioni economiche: l’avversione alle code è una delle molle che spinge ad abbandonare lo shopping “fisico” in un negozio affollato sotto le festività natalizie a favore degli acquisti online. ed è per questo che il Wall Street Journal ne parla in un lungo articolo che vi segnalo:

Find the Best Checkout Line – WSJ.com

Molto bella, secondo me, la grafica che accompagna il testo:

Stare in coda

online.wsj.com

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