È partita dalla blogosfera (o facebook-sfera, non so) ed è poi stata raccolta da alcuni partiti la proposta di non fare la sfilata militare celebrativa del 2 giugno a via dei Fori imperiali a Roma. Quasi subito, il Quirinale ha detto che la sfilata ci sarà, ma sarà sobria. Ecco la dichiarazione ufficiale (che trovate qui):
“Le celebrazioni del 2 giugno per rafforzare la fermezza e la fiducia con cui affrontare problemi di oggi e di domani, a cominciare da quelli del terremoto”
Il Presidente della Repubblica ha ricevuto il Presidente del Senato, il Presidente della Camera dei Deputati e il Presidente del Consiglio per un ampio informale scambio di opinioni su problemi di comune interesse e urgenza istituzionale: in primo luogo quelli connessi alla condizione dei territori e delle popolazioni dell’Emilia su cui si è abbattuto un violento e distruttivo evento sismico, e relativi all’esigenza del massimo impegno delle forze dello Stato e della più ampia solidarietà nazionale per un’efficace risposta a bisogni acuti di assistenza e a prospettive di rapida ricostruzione. Tale impegno e solidarietà avrà modo di esprimersi ancora in occasione delle imminenti celebrazioni dell’anniversario della nascita della Repubblica.
Le tradizionali celebrazioni saranno improntate a criteri di particolare funzionalità e sobrietà, sia per i limiti entro cui si svolgerà la rassegna militare, sia per i caratteri che assumerà l’incontro in Quirinale con i rappresentanti del Corpo Diplomatico, di tutte le istituzioni e di significative espressioni della società civile. […]
Già prima di lasciare Pordenone, anticipando il rientro a Roma per il confronto istituzionale, il Presidente Napolitano aveva sottolineato perché la Repubblica non possa rinunciare a celebrare l’anniversario della sua nascita: “Credo che anche in questo momento la Repubblica, lo Stato e le Istituzioni debbono dare prova di fermezza e di serenità : non possiamo soltanto piangerci addosso. Una cosa è abbracciare le famiglie che piangono per i loro lutti; altra cosa è piangerci addosso come italiani e come istituzioni. Questo non possiamo farlo: abbiamo il dovere di dare un messaggio di fiducia, e ci sono le ragioni per poter dare questo messaggio di fiducia”. […]
Con tutto il rispetto e la deferenza, mi permetto di fare 2 osservazioni.
La prima è di carattere generale, e vuol essere un invito a riflettere sul significato del binomio Festa della Repubblica e parata militare. L’istituzione della Repubblica può essere celebrata in molti modi, e la parata militare non è certo l’unico. Peraltro, la forma repubblicana fu scelta per pacifico e democratico referendum popolare, e non propiziato da una sollevazione del popolo in armi (come fu in Francia per il 14 luglio 1789) o, peggio, imposta da un putsch militare. Questo basterebbe a rendere la scelta di incentrare le celebrazioni su una imponente sfilata di uomini e mezzi sull’ex-via dell’Impero piuttosto curiosa. A meno che – come spesso accade nei tortuosi ma non del tutto incomprensibili meandri della politica – la scelta non sia stata a suo tempo motivata dalla necessità di cooptare le forze armate (tradizionalmente fedeli alla monarchia savoiarda) alle neonate istituzioni repubblicane.

wikipedia.org
Resta il fatto che, personalmente, l’idea della parata militare mi sembra inopportuna, oltre che ripugnante, quando la Costituzione repubblicana afferma con palmare chiarezza il ripudio della guerra:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. [articolo 11]
A conclusione di questa prima osservazione, mi sembra condivisibile il punto di vista presentato da un altro blogger, metilparaben, nel suo post del 30 maggio 2012:
Bellezza e necessità
Dice: la guerra non è una cosa bella, ma a volte è necessaria.
Sarà.
Sta di fatto, però, che al mondo ci sono un sacco di cose non belle, eppure necessarie: ma il fatto che siano necessarie pur non essendo belle non implica la necessità di farle sfilare in parata per la gioia di grandi e piccini, spendendo soldi e impiegando risorse per organizzare lo spettacolo.
Gli eserciti sono stati inventati per fare la guerra: e quindi, anche se servono a fare una cosa brutta, possono essere necessari.
iò non giustifica il fatto che sfilino in parata: anzi, credo che sborsare fior di quattrini per farli sfilare in parata sia un’alzata d’ingegno insensata.
Altrimenti finisce che a forza di applaudirli qualcuno si confonde, e finisce per pensare che la guerra, oltre a poter essere necessaria, è pure una cosa bella.
Tutto qua.
La seconda osservazione è di carattere storico. Stanno provando a farci credere (ahimè, anche il Quirinale, e un bel po’ di organi d’informazione e di forze politiche, anche di sinistra o sedicenti tali) che la sfilata militare del 2 giugno c’è sempre stata e che sospenderla quest’anno sarebbe un insidioso precedente. Per nostra fortuna, l’agenzia giornalistica AGI racconta (anche se in modo un po’ confuso, che potete andare a leggere qui, “la tormentata storia della parata militare“). Provo a semplificare e a mettere in ordine cronologico, avvalendomi anche di wikipedia.
- La prima parata si tenne il 2 giugno 1948 su via dei Fori imperiali.
- Nel 1949, con l’ingresso dell’Italia nella NATO, si svolsero 10 sfilate in altrettante città d’Italia.
- Nel 1950 la parata fu inserita per la prima volta nel protocollo delle celebrazioni ufficiali.
- Nel 1963, papa Giovanni XXIII sta malissimo (morirà il 3 giugno) e la sfilata viene sospesa.
- Nel 1976 – come ormai sanno anche i sassi – viene sospesa dal Ministro della difesa Arnaldo Forlani “a seguito della grave sciagura del Friuli e per far sì che i militari e i mezzi di stanza al nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali.”
- Nel 1977 (egge 5 marzo 1977, n.54), soprattutto a causa della congiuntura economica sfavorevole, la Festa della Repubblica è spostata alla prima domenica di giugno (data in cui, curiosamente, durante la monarchia si celebrava la festa nazionale dello Statuto albertino) e una sobria celebrazione delle Forze armate si svolge a piazza Venezia.
- Nel 1978, nel suo discorso d’insediamento al Quirinale, Sandro Pertini pronuncia l’ormai celebre frase: “L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.”
- Dal 1983, però, le sfilate riprendono, in tono minore e non su via dei Fori imperiali (salvo che nel 1984).
- Nel 1989 La parata militare è sostituita da una Mostra Storico Rievocativa in Piazza di Siena.
- Nel 1990 e 1991 si torna a Piazza Venezia.
- Nel 1991, nuova sospensione.
- Nel 1992 il neo-eletto Oscar Luigi Scalfaro assiste alla sfilata su via dei Fori imperiali (ma senza cingolati per proteggere i monumenti: l’Italia ipocrita è anche questa!).
- Ma poi è lo stesso Scalfaro a fermare la parata, sostituita dall’apertura alla popolazione dei giardini del Quirinale.
- Nel 2001, il presidente Carlo Azeglio Ciampi la ripristina.
Nel 1976 Ugo Tognazzi è un tragicomico “generale in ritirata”.
… e adesso è ora che io vada …