Maria Popova (di cui abbiamo parlato più volte, da ultimo qui) recensisce su Brain Pickings un libro di Peter Toohey, Boredom: A Lively History.

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Io non l’ho letto e quindi posso soltanto limitarmi a citare alcune delle considerazioni di Maria Popova:
Toohey argues that boredom, unlike primary emotions like happiness, sadness, fear, anger, surprise, or disgust, takes a secondary role, alongside “social emotions” like sympathy, embarrassment, shame, guilt, pride, jealousy, envy, gratitude, admiration, and contempt. He delineates between two main types of boredom — simple boredom, which occurs regularly and doesn’t require that you be able to name it, and existential boredom, a grab-bag condition that is “neither an emotion, nor a mood, nor a feeling” but, rather, “an impressive intellectual formulation” that has much in common with depression and is highly self-aware, something Toohey calls the most self-reflective of conditions.
Toohey examines the relationship between boredom and disgust, the former being a mild derivation of the latter — boredom is to disgust what annoyance is to anger. Boredom is also connected to surfeit — surfeit, coupled with monotony, predictability, and confinement, produces boredom.
«Boredom is an emotion usually associated with a nourished body: like satiety, it is not normally for the starving.»
But our reflexive means of alleviating boredom — novelty-seeking, drugs, extreme behaviors — are, as most of us are intellectually aware but have at some point been experientially blind to, remarkably ineffective. Toohey observes:
«As fast as the new is experienced…it is liable to become boring. The new becomes a variant of the infinite. It recedes infinitely.»
This touches on what’s perhaps the most transfixing aspect of boredom — its relationship with time:
«Infinity is of course temporal as well as spatial. Time has a very interesting relationship with boredom and its representations. We have all experienced the sluggishness of time when we have been confined in boring situations. According to one of the late Clement Freud’s famous witticisms, ‘if you resolve to give up smoking, drinking and loving you don’t actually live longer, it just seems longer.’»
Queste riflessioni portano Maria Popova a collocare la noia all’interno del noto schema di Mihaly Csikszentmihalyi , dove la noia sta quasi al polo opposto del flusso (flow), quello stato di grazia in cui entri quando fai qualcosa con grande gioia e concentrazione e perdi la misura del tempo che passa.

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La noia ha una funzione adattiva quando è una reazione transitoria, ma diventa patologica quando si trasforma in una condizione cronica. Per contribuire a distinguere tra queste due forme, nel 1986 Richird Farmer e Norman D. Sundberg (“Boredom Proneness – The Development and Correlates of a New Scale”, Journal of Personality Assessment) hanno proposto un test (le rispioste vanno date su una scala che varia tra 1 – «non sono d’accordo per niente» – a 4 – «neutrale» – a 7 – «sono pienamente d’accordo»:
- Trovo facile concentrarmi su quello che faccio.
- Mentre sto lavorando spesso la mia mente divaga.
- Mi sembra che il tempo non passi mai.
- Spesso mi sento spaesato, non so che fare.
- Mi trovo spesso in situazioni in cui devo fare cose senza senso.
- Guardare le diapositive delle vacanze degli altri mi annoia a morte.
- Ho in mente un sacco di progetti e di cose da fare.
- Trovo facile intrattenermi con me stesso.
- Molte delle cose che devo fare sono ripetitive e monotone.
- Ho bisogno di più stimoli della maggior parte delle persone.
- La maggior parte delle cose che faccio mi stimola molto.
- Sono raramente intrigato dal mio lavoro.
- In ogni situazione riesco a trovare qualche cosa da fare o che mi interessa.
- Per la maggior parte del tempo sto seduto senza fare niente.
- So aspettare con pazienza.
- Spesso non ho niente da fare, con un sacco di tempo a disposizione.
- Quando devo aspettare, come in una fila, divento irrequieto.
- Spesso mi sveglio con un’idea nuova.
- Sarebbe difficile per me trovare un lavoro abbastanza intrigante.
- Mi piacerebbe dover fare più cose difficili nella vita.
- Sento che per la maggior parte del tempo lavoro sotto le mie capacità.
- Molti dicono che sono creativo o pieno d’immaginazione.
- Ho così tanti interessi da non riuscire a fare tutto.
- Tra i miei amici sono il più perseverante.
- Se non faccio qualcosa di eccitante, addirittura pericoloso, mi sento opaco e mezzo morto.
- Per essere veramente felice ho bisogno di un sacco di varietà e di cambiamento.
- Alla televisione e al cinema è sempre la stessa solfa.
- Quando ero giovane, mi trovavo spesso in situazioni monotone o pallose.
Per scoprire quanto siete propensi ad annoiarvi, rispondete al questionario (qui trovate un foglio excel, in inglese, che vi facilita il compito) e sommate i punteggi di ogni risposta. Io l’ho fatto e mi sono trovato patologicamente propenso alla noia.
L’articolo di Maria Popova è qui: Anatomy of Boredom | Brain Pickings.
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