Secondo concerto cui ho assistito di Robert Fripp con la sua League of Crafty Guitarists, 15 anni dopo quella del 15 marzo 1991 di cui ho parlato qui.

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Tutta un’altra atmosfera.
Tanto per cominciare, non siamo più sotto un tendone in periferia, ma in un tempio della musica. E Fripp – che da Roma, come è giusto e ragionevole, si aspetta il peggio – se ne stupisce e apprezza, Siamo nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium della musica progettato da Renzo Piano, la sala più grande (2.700 posti) e anche la più avventurosa sotto il profilo architettonico. Una mia valutazione, senza nulla di scientifico ad asseverarla, è che siano occupati 1.200 posti. È un martedì già estivo, con una massima che ha superato i 30 °C e una serata ancora piuttosto afosa. Noi (oltre a me c’erano mia moglie e mio figlio) siamo in platea, centralissimi, forse in ottava fila. Visione e acustica perfette. In realtà, a differenza che nel 1991, Fripp non suona insieme alla LCG, ma alterna brani di frippertronics/soundscapes al repertorio abituale della LCG.
Fripp è di buon umore fin dal mattino e lo testimonia sul suo diario:
Tuesday, 20th June 2006
10:04 Breakfast Room, Hotel OK, Rome
23.54 The Team are off to a restaurant; I’m back at the hotel & changing strings.
This evening’s venue: Sala Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica.
[…]
This recent construction was, I am informed, the (then) building site where KC played in 2003 (a show killed for me by constant photography).
[…]
A few words at the Fisting:
It is not possible to play music, so let us not concern ourselves with that.
It is possible to be played by music: let us concern ourselves with this.
Before we began, Crafty Alessandro walked onstage and, very courteously, requested no photos. He was applauded.
A respectable attendance at perhaps 1200-1300. The audience were exceptionally generous. The LCG performed honourably & were very well received, justly so. Throughout the performance, a sense of goodwill was tangible. If all audiences were like this, my performance life would have been very much a different experience.
As a younger player, rock audiences were the right place for me to be; and King Crimson the right band for me to be in, playing to those audiences. Perhaps, this was mainly a function of age – young players performing to young audiences the music of its generation – plus time & place. That was a time in the world, and rock music had power in its moment. Now, an acceptance: I’m not a player for contemporary rock audiences, nor festivals. Tool’s audience, last Wednesday in Hammersmith, was a very strong rock audience for a very strong rock band, but not an audience to which I could present any music that currently holds my passion.
This is another time in the world, and rock music no longer flies on the particular octane that once powered it.
Per quello che vale la mia opinione, anch’io ricordo un pubblico attento e insolitamente educato. E un concerto assolutamente magico, perfetto, da trattenere il fiato. Peccato che non ci sia nessuna documentazione del concerto, in cui (se ricordo bene) Fripp+LCG hanno suonato cose nuove, che non avevo sentito 15 anni prima (ovvio) ma nemmeno nella loro avara discografia.
Vi metto per intero la recensione di un altro spettatore, Andrea Monaco, che ho trovato sul suo blog, SENTIREASCOLTARE:
ROBERT FRIPP & THE LEAGUE OF CRAFTY GUITARISTS
Auditorium Parco della Musica, Roma (20 Giugno 2006)
Recensire un concerto di Robert Fripp è riduttivo ed incompleto per antonomasia: questo singolo evento costituisce pur sempre una tappa della sua lunga carriera, in cui ha stravolto l’approccio alla musica sia da parte del musicista che dell’ascoltatore. Una disamina seria di questo percorso richiederebbe pagine e pagine, ma il concerto in questione ne è un’ottima rappresentanza, come un ideale punto d’arrivo (momentaneo, per lo meno).
Nello spazio solista Fripp ha mostrato com’è riuscito a trasformare completamente il suo strumento: lesoundscapes, naturale evoluzione delle frippertronics diEno, ridefiniscono la chitarra come generatore di suoni, capace di riprodurre il timbro di qualsiasi strumento (archi e campanellini tra i tanti che è possibile ascoltare); inoltre i vari filtri applicati, come echo e delay, non lasciano trasparire il suono nudo e puro delle corde neanche le poche volte che fa capolino nell’esecuzione. Il risultato finale è quello di un vero e proprio oceano di suono, le cui onde, seguendo un ritmo respiratorio, si ritirano e s’infrangono dal musicista agli spettatori.
Oltre al suono in sé, Fripp ha anche rivoluzionato l’approccio prettamente tecnico, partendo sin dalla postura e dal plettraggio. Con la sua scuola fondata nel 1985, il Guitar Craft, ha voluto condividere queste sue conoscenze.
La League Of Crafty Guitarists è un ensemble acustico, con cambiamenti continui di formazione, composto da suoi allievi. Già dall’entrata s’intuisce un atteggiamento non comune: con un semicerchio passano attorno al maestro, raggiungendo poi le postazioni seguendo una curva interna che richiama la linea che divide lo yin dallo yang nel Tao. E’ subito evidente che, aldilà di una mera difficoltà tecnica, è soprattutto il mantenere una precisa sincronizzazione che richiede la massima concentrazione dei musicisti. La forza d’insieme risalta soprattutto nelle circulations, in cui ognuno esegue una nota, seguito dal chitarrista accanto e così via, creando degli arpeggi che sembrano suonati da una singola persona. Da notare anche il modo in cui si muovono, simulando quasi un passaggio effettivo della nota da un manico all’altro, creando un curioso effetto “onda”. La maggioranza delle composizioni presenta caratteristiche crimsoniane, infatti in alcuni pezzi è possibile avvertire decisi richiami proprio a sezioni di brani dei King Crimson, che vengono sviluppate diversamente ed ampliate (inoltre nel bis viene eseguita Vroom/Coda: Marine 475 da Thrak), ma non mancano divertenti escursioni nel folk, blues e rock’n’roll.
Anche il pubblico è diverso in questo tipo di concerti: tutt’altro che nostalgico, ha accolto con ovazioni le musiche proposte, applaudendo meritatamente tutti i musicisti e non solo il maestro-feticcio. D’altronde l’ambient mistico proposto è un marchio di fabbrica di Fripp dagli anni ’70, e la League fa concerti dall’86, ma il Re Cremisi è riuscito ad ogni modo a stupire, dimostrando ancora una volta che la definizione di “dinosaur” della musica non gli appartiene.
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