Secondo le puntigliose cronache dell’epoca, l’Ara pacis Augustæ fu inaugurata esattamente 2000 anni fa, il 30 gennaio dell’anno 9.
Se non fosse per le polemiche che hanno accompagnato l’intervento dell’architetto Meier, non ne parlerei neppure.
L’Ara pacis non è un grande monumento dell’arte romana. È un monumento “politico” e propagandistico al successo conseguito da Augusto, voluto da lui stesso, decretato “spintaneamente” dal Senato (“Quando tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia […] compiute felicemente le imprese in quelle province, il Senato decretò che per il mio ritorno si dovesse consacrare l’ara della Pace Augusta presso il Campo Marzio e dispose che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero un sacrificio annuale”) e inaugurato nel giorno del compleanno della moglie di Augusto, Livia (tanto perché fosse chiaro che era un “affare di famiglia”).
Il monumento che il fascismo volle conservare in una teca realizzata ad hoc e inaugurata il 23 settembre 1938 (data del supposto bimillenario augusteo) è sostanzialmente un falso: non si sa bene che aspetto avesse l’originale, recuperato a pezzi e frammenti in epoche diverse, e gran parte delle sculture non sono quelle autentiche (ad esempio, la Saturnia tellus è agli Uffizi a Firenze).
Nel 1937 si decise di ricostruire l’altare, per gli stessi motivi politico-propagandistici che ne avevano motivato la prima erezione. Impossibile farlo sul luogo originario (si sarebbe dovuto distruggere un palazzo antico). Allora si propose di farlo in qualche museo o sulla via dell’Impero. Ma Mussolini stesso scelse i pressi del Mausoleo di Augusto, “sotto un porticato” tra via di Ripetta e il Lungotevere. La ricostruzione fu fatta di corsa, in meno di un anno e mezzo. Il progetto non fu rispettato in fase esecutiva, per il ritardo accumulato (doveva essere finito per il 23 settembre 1938 ) e la mancanza di fondi (al posto dei marmi pregiati e del travertino previsti si usarono cemento e finto porfido). Il risultato fu una schifezza, come potete vedere da soli.
La sistemazione proposta da Richard Meier è il primo intervento architettonico-urbanistico monumentale realizzato nel centro di Roma dopo il fascismo: questo è l’unico e principale motivo per cui le destre, e i fascisti in particolare, l’avversano. Nell’aprile del 2008, in una delle sue prime dichiarazioni dopo l’elezione a sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha annunciato la sua intenzione di abbattere il museo di Meier. Per fortuna, è una delle tante promesse elettorali che non ha mantenuto.
In questo sito trovate una documentata scheda, ricca di belle fotografie.