De Cataldo, Giancarlo e Mimmo Rafele (2009). La forma della paura. Torino: Einaudi. 2009.

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Un romanzo minore di De Cataldo, che ci aveva abituato bene, con Romanzo criminale e soprattutto con Nelle mani giuste (che ho recensito in questo post).
Chissà quali sono i misteri delle scelte editoriali. Chissà se anche autori come De Cataldo – che sappiamo approdati alla letteratura (esercita ancora il difficile mestiere di magistrato di corte d’assise?) mossi dall’impegno civile – subiscono le lusinghe delle case editrici.
O magari dell’industria dell’intrattenimento, dato che questo romanzo, scritto con uno sceneggiatore, sembra appunto una sceneggiatura. Del romanzo, cioè, ha tutti i tic, ma nessuna profondità. Soprattutto, mancano la profondità e la complessità cui i romanzi di De Cataldo ci avevano abituato. Manca quel rapporto melmoso, ma reso “chiaro” dall’autore nello stesso modo in cui certi intrecci erano rivelati dall’Io so di Pier Paolo Pasolini, tra l’anomia e il male della pratica criminale e la normalità dell’ordinata gestione della società e dello Stato. Qui ci sono soltanto un intreccio (piuttosto che una vicenda radicata nella storia di questi nostri anni e di questo Paese) e i suoi personaggi, abbozzati senza vero spessore. Insomma: la sceneggiatura di un film per la televisione o per il cinema.
Dato che però De Cataldo, anche quando scrive con la mano sinistra, è pur sempre De Cataldo, non mancano brani che fanno riflettere:
… a noi hanno insegnato che lo Stato si difende e si protegge nel segreto. Wisniaski diceva che erano tutte castronerie. I segreti meno sono tali e meglio si tutelano, diceva… […] Bisogna sempre dire la verità, ripeteva. Specie ai nemici.
Il trucco stava nella scelta del nemico al quale affidare il compito di rivelare la verità. Toccava al soggetto prescelto renderla manifesta. E più era variopinto, eccentrico, irregolare, inaffidabile il soggetto prescelto, minori chance aveva la rivelazione per imporsi per quel che era: una verità. Ecco. Depotenziare la verità, sino a trasformarla in una delle tante leggende che abitano il mondo contemporaneo. [p. 204]Dire la cosa giusta nel modo sbagliato è molto peggio che dire la cosa sbagliata in modo giusto. [p. 207]
giovedì, 19 luglio 2012 alle 22:37
[…] ed è un romanzo pubblicato 5 anni fa). Purtroppo quella resta, secondo me, la sua prova migliore. La forma della paura mi era sembrato un romanzo minore, dettato da esigenze dell’industria culturale (non so se […]
domenica, 24 novembre 2013 alle 19:26
[…] ed è un romanzo pubblicato 5 anni fa). Purtroppo quella resta, secondo me, la sua prova migliore. La forma della paura mi era sembrato un romanzo minore, dettato da esigenze dell’industria culturale (non so se nel […]